La lira guarda al Colle di Francesco Bullo

Tasso di sconto e referendum portano una ventata d'ottimismo Tasso di sconto e referendum portano una ventata d'ottimismo La lira guarda al Colle Settimana di fuoco per la peseta ROMA. La lira trova nuovo vigore e scommette sulla ripresa, mettendo in archivio i record negativi toccati due settimane fa. Termina così la settimana con un marcato rialzo su tutte le principali valute, grazie anche alla ventata di ottimismo portata dal ribasso del tasso di sconto e, prima, dal referendum. Una lira più forte, dunque, che ha superato senza difficoltà gli effetti delle .dimissioni del governo e non si è lasciata coinvolgere dalle turbolenze valutarie interne allo Sme che negli ultimi giorni hanno preso di mira la peseta. Non solo. Venerdì la nostra moneta ha infranto la soglia «psicologica» di 1500 lire nei confronti del dollaro (sceso a quota 1498 lire) e di 940 lire rispetto al marco (indicato da Bankitalia 938 lire). Già nella prima seduta settimanale la moneta italiana aveva proseguito il «trend rosa» della settimana precedente (1534,97 lire sul dollaro e 951,62 lire sul marco) e dopo una lieve caduta, martedì, nei confronti del marco (dovuta alla debolezza del dollaro) è tornata subito a risalire. Giovedì, spinta dal ribasso dei tassi nei principali Paesi europei, la lira ha proseguito sulla strada del rialzo, favorita da un clima di fiducia per una rapida ripresa economica e forse politica. Il dollaro, invece, ha ignorato il calo dei tassi tedeschi ed ha registrato una flessione sui principali mercati valutari (Londra, Parigi, Francoforte, New York) influenzati dagli ultimi indicatori economici Usa che hanno allontanato le attese per una rapida e definitiva uscita del Paese dal tunnel della recessione. Dopo la diffusione dei dati il biglietto verde è scivolato fino a 1,5860 marchi, per poi re cuperare e riawicinarsi al fixing di Francoforte (1,5959 marchi). Drammatica, infine, la situazione della peseta per la quale si apre domani una settimana di fuoco. Venerdì scorso solo l'intervento concertato delle banche centrali europee di Germania, Francia, Belgio, Olanda, Danimarca e Irlanda (Italia e Gran Bretagna uscite temporaneamente dallo Sme non sono «vincolate» ad intervenire) ha potuto frenare la caduta della divisa spagnola che ha comunque chiuso a 73,815 contro il marco (72,629 pesetas il giorno prima). Il governatore del Banco di Spagna, Luis Angel Rojo, ha affermato che i suoi colleghi sono intervenuti perché l'attacco alla peseta era del tutto ingiustificato e il presidente Felipe Gonzàlez si è detto «deciso a mantenere la parità». Ma indubbiamente le sei settimane che mancano alle elezioni del 6 giugno saranno per la peseta non prive di difficoltà. Gli economisti ricordano che è stata superata la parità centrale (di 72,79 pesetas per un marco, mentre il limite di oscillazione è di 77,28 pesetas) e tutte le volte che ciò è accaduto la moneta ha finito con lo svalutare. La prima svalutazione del 5% rìsale al 17 settembre scorso, la seconda del 6% fu decisa in novembre, quando fu pure portato il tasso di sconto dal 13 al 13,75%, segno di scarsa fiducia nella capacità di tenuta del cambio. La cosa si è in pratica ripetuta venerdì, con la peseta che cadeva in picchiata proprio quando il calo dei tassi d'interesse tedeschi avrebbe dovuto favorirla. Francesco Bullo UNA SETTIMANA A TUTTO GAS (QUOTAZIONI INDICATIVE DELLA LIRA CONTRO LE PRINCIPALI VALUTE ESTERE]

Persone citate: Felipe Gonzàlez, Luis Angel Rojo