Suddito di «Sua Maestà la birra» mai dire «fozza Itaia» a Coblenza di Mario Ciriello

IL CASO. Una trasmissione di Radiodue lancia il dibattito sulla punteggiatura AL GIORNALE Suddito di «Sua Maestà la birra»; mai dire «fozza Itaia» a Coblenza Il colore della rabbia Ho letto l'articolo di Mario Ciriello riguardo il degrado della società inglese, apparso sul quotidiano La Stafnpa il giorno 8 marzo 1993 ed ho sentito profondamente il bisogno di complimentarmi con l'autore per aver scritto cose troppo vere riguardo agli inglesi, ma Ciriello è ancora stato generoso! Io ho sposato un ragazzo inglese dal quale ho avuto anche un bambino. Ora siamo separati, io qui con il bambino, lui in Inghilterra a ubriacarsi giorno e notte, da buon «Suddito di Sua Maestà la Birra». Ho vissuto per circa un anno in quel Paese dimenticato da Dio dove tutti i valori sono morti ed ho passato sofferenze ed umiliazioni inimmaginabili con un marito alcolizzato e la gente fredda ed ostile nei miei confronti perché ero straniera è essere straniera in Inghilterra è una colpa specie se non ti adegui alle loro pessime e disgustose abitudini: bere, umiliare le persone di colore, gli indiani, i pakistani e truffare! Che abili truffatori ci sono tra gli inglesi! Loro dicono che sono ì migliori del mondo: «We are the best in the world», poveri ignoranti presuntuosi, ma solo loro possono credere a queste parole, tutti sappiamo che non sono la razza superiore che dicono di essere anzi, molti sono alcolizzati, non credono più a nulla e dovrebbero imparare con umiltà (ma loro non sanno cosa significhi essere umili) da quelli che loro dicono inferiori. Quanta sofferenza io ho passato in Inghilterra, potrei scriverne un libro ma non sono una scrittrice. La mia è la testimonianza di una donna italiana vissuta per un anno in quel lager. Se le mie parole vi sembranotroppo forti, cambiatele un po', ma mantenete la mia spontaneità perché il dolore, le offese ricevute e la rabbia non hanno colori tenui, bensì il mio è come un grido di verità su tanta gente che prende in giro chiunque non sia inglese, che sfrutta gli altri e che non sa cosa sia il rispetto, l'educazione, la dignità umana, l'amore. Silvia Giorcelli, Cirio (Torino) Il flagello dei tv in camera Esprimo tutta la mia comprensione al signore che non riesce a riposare in una «Casa di riposo» causa i televisori singoli, non pensavo che la situazione fosse tale anche in questi pensionati. Questi televisori in camera stanno diventando un flagello: sono presenti nelle camere di ospedali, disturbano negli alberghi, c'è sempre qualcuno nella camera accanto «che fa quello che vuole perché si può». Io personalmente evito gli alberghi con televisore in camera, in ospedale mi auguro di non doverci tornare mai, per il pensionato... mah!... Clara Viegno, Torino «Chissà che commenti faranno i germanici» Scusate se vi importuno, ma è più forte di me dover fare osservazione sulla parola oggetto dell'articolo di sabato 10 aprile '93 («Fozza Itaia»). Ho vissuto per anni in Germania (Coblenza, Renania Palatinato) e questa parola l'ho sempre sentita usare volgarmente dai tedeschi quando parlavano o volevano una certa parte anatomica della donna, che incomincia pure per F. Mi chieda che impressione farà ai germanici in visita all'Italia e come lo interpreteranno questo slogan, in più seguito da un Itaia? Lascio a voi i commenti più bizzarri. Elena Mora, Verbania (Novara) Il ministro contro la «malasanità» L'autore della lettera pubblicata su La Stampa del 24 aprile (P. R. di Bari) ha interpretato in modo molto personale alcune delle forme nelle quali si è espressa finora la mia attività di ministro della Sanità. Credere, o fingere di credere, che le mie visite negli ospedali e che l'attività di controllo operata dai carabinieri dei Nas nelle stesse strutture abbiano come unico scopo quello di «controllare se gli impiegati degli uffici pubblici siano in servizio» vuol dire stravolgere il significato delle cose in ma¬ niera scoperta ed ingiustificata. Se i controlli dei Nas mirano infatti a tutelare il cittadino dalle infrazioni, di qualsiasi tipo, che a suo danno possono essere compiute all'interno delle strutture sanitarie, la finalità delle mie visite (visite, ripeto, e non blitz) è quella di verificare in prima persona lo stato in cui si trova la Sanità in Italia. E non è infrequente che la scelta dei luoghi sia il frutto di segnalazioni che mi giungono quotidianamente da parte dei cittadini esasperati. Sovente, nella mia qualità di ministro, non ho il potere di risolvere i mille problemi che mi trovo di fronte, essendo gran parte delle competenze in materia sanitaria di pertinenza delle Regioni. Ma la funzione di stimolo, di pungolo, quella il ministro della Sanità può esercitarla. Ed in quella funzione 10 credo fermamente, considerato che oltre alle annose insufficienze strutturali, a creare «malasanità» è in molti casi la mancanza di ordinaria diligenza. Quanto all'assenteismo negli uffici pubblici, mi limito a ricordare al lettore di Bari che la mia battaglia su questo tema non si è limitata alla mera denuncia del fenomeno in sé, bensì ha portato ad una precisa legge, che ha ridotto in parte 11 fenomeno dell'assenteismo e che porterebbe sicuramente a risultati molto più rilevanti se coloro cui spetta farla applicare si comportassero come per-, sonalmente mi sono comportato nella mia attività di governo, di parlamentare, di cittadino. Mi stupisco infine che un liberale, come si qualifica il sig. P. R. di Bari, arrivi a giustificare ed assolvere gli operatori della Sanità che si comportano in modo contrario ai propri doveri. Raffaele Costa Ministro della Sanità Raspelli, penna sprecata in cucina I miei complimenti, egregio signor Raspelli, per come tratta la materia gastronomica. Quello che più di ogni altra cosa mi coinvolge è la sua penna, come rende l'idea di una visita ai ristoranti. Prima di essere un fine palato lei è un fine immaginatore. Questo è il motivo per cui la leggo principalmente. Ma solo la cucina lei tratta così? Ha mai provato a scrivere su altri argomenti? Perché le dico ciò: in un mondo di scrittori mediocri un grande scrittore dà il voto ai ristoranti. Sono in Italia da poco (ho vissuto in Svizzera fino allo scorso ottobre) e ritaglio i suoi pezzi con intento letterario. Salvatore Smedile Alpignano L'appello di «Controparola» Il gruppo Controparola è nato di recente per iniziativa di scrittrici, giornaliste e donne che lavorano nel mondo della comunicazione con l'intenzione di costituire un osservatorio sull'immagine della donna come appare nei media. Siamo state tra le prime a segnalare gli orrori della «pulizia etnica» ih Bosnia Erzegovina e abbiamo raccolto migliaia di firme di solidarietà. Inoltre abbiamo chiesto di non devolvere l'8 per mille delle nostre tasse alla Chiesa cattolica, che ha dato gravi prove di misoginia. Questo ultimo appello ha avuto grande eco e, jda tutta Italia, donne, uominr*gruppi, associazioni ci chiedono di aderire all'iniziativa. Finalmente abbiamo una sede. Il nostro indirizzo è via di Villa Emiliani 24 - 00197 Roma. Il fax è 06-808.47.93, telefono 06-808.10.15-807.57.22. Dacia Marami Elena Gianini Belotti Elena Doni Giuliana Dal Pozzo Chiara Valentini Per il gruppo «Controparola»