Londra accende già i motori dei Tornado
Londra accende già i motori dei Tornado Conto alla rovescia per le nuove sanzioni Cee, i Dodici aspettano solo il risultato del referendum russo Londra accende già i motori dei Tornado Un portavoce: siamo pronti a difendere i caschi blu a Srebrenica MIDDELFART DAL NOSTRO INVIATO I venti di guerra sono arrivati ieri fino a questa pacifica cittadina danese, appoggiata tra l'isola di Funen e lo Jutland. I ministri degli Esteri della Cee, arrivati per una riunione «informale», sono stati investiti dall'urgenza degli avvenimenti nell'ex Jugoslavia, e il conflitto in Bosnia ha travolto la prevista agenda dei lavori. «Non abbiamo preso alcuna decisione, né potevamo prenderla in questa sede - ha detto il presidente di turno dei 12, il danese Niels Petersen - ma non escludiamo nessuna opzione»: neanche quella di attacchi aerei mirati a distruggere le vie di rifornimento dei serbi di Bosnia. L'umore generale, anzi, è apparso chiaro a fine giornata, quando un portavoce britannico ha fatto sapere che Londra ha informato le autorità canadesi di essere pronta a difendere «con la forza aerea» i 153 Caschi Blu canadesi impegnati a Srebrenica. La riunione dei ministri si è svolta tra un frenetico girotondo di consultazioni internazionali. Il negoziatore della Cee, David Owen, è stato a Belgrado, poi a Zagabria, per tornare in serata a Belgrado. Moderatamente ottimista circa la possibilità che i serbi di Bosnia firmassero il piano di pace da lui messo a punto assieme a Cyrus Vance, Owen ha però mandato ai ministri dei Dodici un segnale negativo dopo l'incontro avuto con il leader serbo Karadzic. Questi ha definito «inaccettabile» la proposta di un «corridoio smilitarizzato» che unisca le zone serbe della Bosnia, pretendendo il controllo di questa via di comunicazione strategica. Allo stesso tempo, i ministri Cee erano in contatto con la Casa Bianca, ed anzi ad un certo momento si è addirittura.diffusa la voce di un inatteso arrivo in Danimarca del segretario di Stato Usa Warren Christopher. Secondo Owen, c'è «uno spiraglio» di speranza che i serbi cedano, e d'altra parte la possibilità di lanciare degli attacchi aerei «chirurgici» contro obiettivi serbi lascia perplessi molti tanto in Europa quanto negli Usa. Gli esperti sottolineano che la prevedibile reazione serba, costringerebbe «quasi subito» gli occidentali ad interrompere gli aiuti umanitari alle popolazioni. Ma se Karadzic non dovesse scendere a più miti consigli entro stanotte, quello «spiraglio» potrebbe chiudersi definitivamente. Domani, infatti, saranno noti i risultati del referendum in Russia, da cui dipenderà il destino di Eltsin e, quindi, quello dell'inasprimento dell'azione Onu contro i serbi. Sempre domani partiranno le nuove sanzioni. In mancanza di un risultato concreto, dunque, tra 24 ore scatterà l'isolamento totale di Serbia e Montenegro: blocco delle telecomunicazioni, blocco di porti e frontiere terrestri, congelamento dei fondi nelle banche estere, e forse anche riduzione delle rappresentanze diplomatiche. Per ora, una sola opzione è stata scartata dalla Cee: la fine dell'embargo per la vendita delle armi ai musulmani di Bosnia. Fabio Squillante
Persone citate: Cyrus Vance, David Owen, Eltsin, Fabio Squillante, Karadzic, Niels Petersen, Warren Christopher
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