Ciarrapico torna a casa di Francesco Grignetti

Manette anche per il campione di moto Scarcerato anche Mauro Leone: abbiamo pagato il psdi Ciarrapico torna q casa «La Roma è mia, nessuno me la tocca» ROMA. Giuseppe Ciarrapico va agli arrèsti domiciliari e si lascia il carcere alle spalle. Dopo 33 giorni di detenzione trascorsi in un letto d'infermeria, il «Ciarra» è uscito dal portone principale di Regina Coeli ieri alle 18 in punto. E' uscito a bordo di un'autoambulanza, deludendo i fotografi e i cameramen che lo aspettavano da ore. Ma non ha tradito il pugno di tifosi che lo aspettava sotto casa. Per la felicità dei fedelissimi, quindi, che lo attendevano con sciarpe giallorosse e striscioni, e delle telecamere, Ciarrapico è scéso dalla Golf azzurra dov'era salito nel frattempo e ha dato vita a un piccolo show di baci, abbracci e strette di mano. Non è mancata una lacrima. Il finanziere di fede andreottiana esce dal carcere perché i giudici che lo avevano fatto arrestare ritengono che non ci sia più necessità di una custodia cautelare. Ma non finisce qui, la sua vicenda giudiziaria. E neanche quella di Mauro Leone, vicepresidente della «Roma calcio», socio in affari con il «Ciarra», anche lui tornato ieri in libertà. I due, infatti, messi alle strette, si accusano a vicenda. I versamenti misteriosi al psdi, raccontati con larghezza di particolari dal cassiere socialdemocratico Buzio? «Io recapitavo i plichi sigillati inviatimi a studio da Ciarrapico», sostiene con candore il figlio dell'ex Presidente della Repubblica. «Leone voleva spianarsi la strada per la vicepresidenza dell'Efim e mi chiese di indennizzare i socialdemocratici che fino a quel momento gestivano l'ente», la spiegazione dell'imprenditore. Due versioni discordanti, insomma. Che però concordano nel lasciar fuori dai verbali il nome di Giulio Andreotti, che invece secondo i giudici milanesi (ormai spogliatisi dalla inchiesta) sarebbe stato il vero «regista» dei finanziamenti illeciti e per questo motivo ha ricevuto un avviso di garanzia. Ciarrapico però ammette di aver dato soldi al psdi diretto da Antonio Cariglia. Ma ne ridimensiona gli importi (in tutto sarebbero 470 milioni, non 800). E ne fa una questione di ambizioni personali, mai di accordi politici. Tanto basta ai suoi legali - Marcello Petrelli e Carlo Taormina - per dire che il loro cliente «collabora» e proseguire nella polemica contro i giudici. Tanta liberalità da parte di un imprenditore super-indebitato, comunque, non deve meravigliare, f miliardi arrivavano sempre numerosi, per le società di Ciarrapico. A parte i crediti facili della Safim (Efim) e i lussuosi contratti della Italsanita (Iri), su cui è in corso un'altra inchiesta, c'erano i ricchi finanziamenti delle banche dove gli andreottiani dettavano legge. L'Inabanca, ad esempio, - istituto di credito controllato dall'Ina e presieduto da Mauro Leone fino all'altro ieri - gli ha prestato sei miliardi e soltanto adesso ha congelato i fidi. La Banca di Roma, anch'essa guidata da dirigenti di area andreottiana, vanta un più consistente credito di trenta miliardi e sta pilotando la vendita della «Roma calcio» per cercare di recuperare i suoi soldi. Eppure la prima cosa che Ciarrapico ha gridato, ieri pomeriggio, è la sua intenzione di non vendere la squadra di calcio. Raggiunto da un gruppetto di tifosi e di cronisti sotto casa, è stato sprezzante nei confronti della cordata di imprenditori che s'è fatta avanti per acquistare i colori giallorossi: «La squadra non è in vendita, né per i palazzinari romani né per i mercanti di grano». Con finta nonchalance, ha lasciato intendere ai tifosi che le sue disavventure giudiziarie siano anche queste un complotto. Magari pensando all'altro complotto, quello denunciato dal «principale» Giulio Andreotti: «La "Roma" è mia e non si tocca. Volevano farmi fare la fine dell'abate Faria, ma non ci sono riusciti». In ultimo, ha liquidato le trattative avviate dal figlio Tullio. «Ma quali trattative, quelli giocano». Inutile dire dell'entusiasmo dei dieci tifosi presenti. Lui saliva a casa per incontrarsi con il medico e loro intonavano cori. Francesco Grignetti Giuseppe Ciarrapico

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