Forse Elia ma c'è chi non lo vuole di Alberto Rapisarda

Tornano i catto-comunisti e vanno all'assalto della de Sul nuovo governo soltanto ipotesi, il Quirinale però sembra avere qualche carta da giocare Forse Elia, ma c'è chi non lo vuole Bossi: è un conservatore. Occhetto: troppa confusione ROMA. Elia, Prodi, Amato e, forse, Ciampi. Attorno a questi quattro nomi si stanno sviluppando le consultazioni e le trattative per risolvere la crisi di governo. Elia sembrava, a detta di molti, il primo della lista e destinato ad ottere domani l'incarico, ma una dichiarazione serale di Occhetto, che è di fatto un «no» anticipato ad Elia, ne ha fatto calare improvvisamente le. quotazioni a vantaggio di Romano Prodi, anche lui democristiano. A chi lo ha incontrato, Scattare» ieri sembrava per nulla angosciato da una situazione che, fuori dalle mura del Quirinale, appare assai fumosa. Evidentemente il Presidente della Repubblica deve avere sviluppato uno schema convincente con almeno un paio di alternative credibili. La vera incertezza, ieri, riguardava l'ordine nel quale il Capo dello Stato intende giocare le carte che ormai pensa di avere in mano. Al momento, ai quattro assi pronti ad essere messi sul tavolo del Quirinale, probabilmente lunedi mattina, non pare si possa aggiungere Mario Segni. Nessuno gli dà probabilità di riuscita, anche se il suo nome è stato proposto dai repubblicani e dai leghisti. «E' l'unica via di uscita seria che mostra l'indipendenza del Presidente della Repubblica e consente di uscire dal meccanismo dei veti incrociati», ha detto Giorgio La Malfa. Ma il Capo dello Stato non intende lavorare di fantasia lanciando un presidente incaricato senza una maggioranza garantita in anticipo. E Segni questa maggioranza non ce l'ha, soprattutto perché la de non lo vuole. «E' Elia in pole position per un governo che attui le riforme istituzionali e sia sorretto da ministri economici autorevoli», assicurava in mattinata, invece, il socialdemocratico Ferri dopo un incontro col segretario del psi, Benvenuto. «Si va all'incarico di un dirigente de mascherato che non avrà successore», conveniva nel pomeriggio Libertini, di Rifondzione comunista, dopo essere stato da Scalfaro. Elia, a mezza strada tra ruolo politico (fa parte della direzione de) e istituzionale (ex presidente della Corte costituzionale), sa¬ rebbe l'uomo che dovrebbe permettere di aggregare una maggioranza più ampia, grazie alla stima di cui gode a sinistra. Dovrebbe, insomma, ottenere se non il voto favorevole almeno un occhio di riguardo dal pds. Una illusione che Occhetto si è incaricato di fugare ieri sera. «C'è chi ancora fa confusione, in molto casi interessata, sui caratteri del nuovo governo - ha detto il segretario del pds -. C'è chi continua a pensare a maggioranze politiche e a coalizioni oggi improponibili mascherandole con la proposta di governo istituzionale». In realtà, secondo Occhetto, in questo modo si dà vita «a qualche precaria ed estenuata soluzione», come è avvenuto per il Comune di Roma. E' un no ad Elia che potrebbe, a questo punto, far cadere rapidamente le quotazioni di questa candidatura studiata dalla de proprio per agganciare il pds. Ed anche Bossi, della Lega, ha detto in serata a Scalfaro che «Elia sarebbe un dramma: è la conservazione personificata». Se così fosse, Scalfaro potrebbe giocare subito la carta Amato al quale la de, però, pare decisa a contrapporre il suo Prodi. La gaffe di Amato sul partito-Stato erede del fascismo gli ha messo contro tutta la de e potrebbe danneggiarlo. Ieri Martinazzoli lo ha attaccato frontalmente per questo e anche L'Osservatore Romano gli ha dedicato un articolo di rampogna. . «Di difficoltà ce ne sono non poche, anzi tantissime, che riguardano i nomi e il fatto che questi riescano a concludere un mandato esplorativo», constatava Bossi all'uscita dal Quirinale. E' questo il centro del problema, dal punto di vista di Scalfaro, il quale sa che il primo incarico deve essere quello che ha successo, altrimenti diventano sicure le elezioni anticipate a luglio. Alla peggio, se al mancato incontro tra de e pds dovesse aggiungersi la resistenza dei repubblicani e il braccio di ferro tra de e socialisti, Scalfaro potrebbe ripiegare sul governatore della Banca d'Italia, Ciampi, un personaggio che renderebbe difficile a tutti dirgli di no. Alberto Rapisarda Umberto Bossi e Enrico Speroni della Lega Nord ieri all'uscita dal Quirinale. Propongono Mario Segni come premier

Luoghi citati: Comune Di Roma, Roma