Amis nel lager di Auschwitz di Masolino D'amico

Amis nel lager di Auschwitz Amis nel lager di Auschwitz "HI T ON proprio per primo, nB l'ancor giovane (quaÌWm rant'anni) e dotato anI corché programmati- I Wm camente sgradevole I Wm scrittore inglese Marli Wm tin Amis racconta nel ( suo ultimo romanzo I Wm La freccia del tempo, <JL mi tempestivamente tradotto da Ettore Capriolo, una storia alla rovescia, cominciando con la morte del protagonista e ripercorrendo le tappe della sua esistenza fino alla nascita. La voce che ascoltiamo non è né quella di un autore impersonale e onnisciente, né quella del soggetto, ma appartiene a una sorta di alter ego di costui, un ospite del suo cervello che assiste e descrive con un misto di coinvolgimento e di distacco. Il ribaltamento del tempo è applicato con puntiglio, alla marnerà di un film proiettato a ritroso: la pioggia scaturisce dalla terra e va verso il cielo; a Solingen, dove il nostro eroe è nato nel 1916, affluiscono da mezza Europa coltelli, forbici e strumenti chirurgici per essere trasformati in acciaio; prima si vomita e quindi ci si ubriaca (ma il liquore va dalla bocca al bicchiere), ecc. Anche nei dialoghi, prudentemente limitati al minimo, le risposte precedono le domande. , Benché il romanzo sia breve e compatto, il procedimento rischia andando avanti di diventare stucchevole, e forse avrebbe figurato al meglio in un racconto. Gli effetti che l'autore ne vuole trarre sono in genere grottesco-ironici, vedi in particolare le frequenti descrizioni di violenze presentate come atti risanatori: i magnaccia danno denaro alle prostitute; un occhio nero viene guarito dall'allontanamento di una mano chiusa a pugno; ovaie e testicoli umani vengono rimessi dentro ventri martoriati, con l'effetto di risanarli. Quest'ultima operazione ci porta alla materia del libro, materia che l'insolito criterio adottato per la narrazione in un primo momento fa passare in secondo piano. La vicenda umana che ci viene raccontata non è infatti qualunque. Il vecchio signore sepolto come Tod T. Friendly in un'anonima cittadina della provincia nordamericana aveva cambiato molti nomi. Sotto il penultimo, John Young, aveva esercitato come chirurgo in un pronto soccorso newyorchese, nei primi Anni 1950, dopo essere arrivato negli Usa attraverso il Portogallo, tramite il Vaticano: allora si faceva chiamare Hamilton de Souza. Ma alla nascita era Odilo Unverdorben, e come tale aveva militato, sempre come medico, prima allo Schloss Hartheim dove Hitler faceva condurre i suoi esperimenti genetici, e poi a Auschwitz, sotto il dottor Mengele. Nel frattempo si era sposato. Aveva superato una crisi di impotenza condivisa con altri commilitoni, ma la moglie aveva perso il figlio, e in seguito aveva espresso il suo dissenso per le pratiche in cui Odilo era coinvolto nel lager. Sopra ho definito Amis, certo sbrigativamente, come uno scrittore programmaticamente sgradevole; è un fatto che nella sua nutrita attività di narratore, contrassegnata anche da una vivacità di sperimentatore che il romanzo odierno conferma, egli ha sempre insistito sardonicamente sugli aspetti più spiacevoli dell'Inghilterra contemporanea, pagando a volte il prezzo della sua scandalosità con l'esclusione da qualche premio letterario amministrato da benpensanti. Col suo reiterato mostrare immondizia che esce dal secchio per ricomporsi in un ordine immacolato, La freccia del tempo si fa beffe di certe pruriginosità; è come se l'autore volesse dire, «Volete un mondo impeccabile? Ve lo dò subito. Basta riferire tutto tutto al contrario». D'altro canto l'avere scelto come eroe di questo exemplum paradossale un non-inglese, per di più coinvolto nel massimo orrore del secolo, indebolisce un po' la carica del sarcasmo; è come se Amis, che in una postfazione rende omaggio a Primo Levi e ad altri ispiratori del suo fervore antinazista, avesse voluto cautelarsi un po' troppo. In ogni caso, il risultato è almeno a tratti notevole come il talento che vi è stato profuso: un talento ricco, ma almeno fino ad oggi forse più portato per la demolizione che per la costruzione. Martin AmLa freccia Mondadori pp. 166. L 2 moneau. Ai fini della comprensione del mondo di Zola invece importa molto di più che qui compaia con straordinaria evidenza il senso angoscioso della claustrofobia - lo stesso che grava nei cunicoli della miniera di Germinai e che traspare da tante atmosfere e immagini dell'opera zoliana - e che, per far passare Olivier dal torpore alla disperazione, il narratore gli attribuisca lo stesso incubo che lo assilla dall'età di diciott'anni: una frana che blocca i due ingressi di una galleria, un treno che vi rimane intrappolato e lui, con la folla di tutti gli altri, a scavare nella melma e nei sassi in cerca di un'impossibile salvezza... Emile Zola I morti non Tranchida pp. 70, L 10. Masolino d'Amico mis a del tempo 27.000 Giovanni Bogliolo sono gelosi 000

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