La guerra delle leghe

Pioli e Farassino ai ferri corti Rissa per il nuovo sindaco: accuse, insulti e carta bollata La guerra delle leghe Pioli e Farassino ai ferri corti Botte da orbi tra leghisti. Solo verbali, s'intende. Ma quanto rancore! E clima avvelenato tra i verdi. Al limite della scissione. Ma, mentre le leghe hanno candidato-sindaco e «squadra», gli ambientalisti sono ancora allo scontro sul nome da sostenere, divisi tra Castellani e Novelli, scelta sulla quale ieri hanno fatto notte fonda al Cit Turbi. Andiamo con ordine. Ieri alle 15, nello scenario inizio secolo del «Caffè Torino», il consigliere regionale Renzo Rabellino ha presentato il «leader» della Lega per Torino alle elezioni municipali del 6 giugno: è l'on. Claudio Pioli, il capo della scissione contro Farassino e contro «la nomenklatura» del Carroccio, rappresentata dall'«autoritarismo» del Senatur Umberto Bossi. Con Pioli ecco la «squadra»: lo stesso Rabellino, Alfonso Cassin, titolare della Watt-Radio; Dario Porta, dirigente d'azienda, settore tessile; Elisa Castronino, proprietaria di un'agenzia commerciale; Edro Colombini, medico, specialista di Chirurgia plastica al Cto; Franco Rutigliano, economista; Luca Lodi, studente ad Economia e Commercio; Maurizia Puggioni, consulente informatica; Giorgia Giurdanella, cassintegrata del Gft; Stefano Veglio, industriale; Luciano Guerra, ingegnere aeronautico e spaziale, ricercatore al Politecnico; Giovanni Magnani, pensionato. «Il ceppo pensante della Lega Nord - dicono Pioli e Rabellino è tutto con noi. Il candidato-sindaco di Farassino? Viene dalla provincia di Cuneo, è la svolta agricola voluta da Umberto Bossi: Cornino pianterà le patate in piazza San Carlo». Rabellino: «Siamo seri, per Torino ci vuole altro. La scelta di Bossi, comunque, ri avvantaggia enormemente: siamo convinti che il nostro candidato, e non Cornino, raccoglierà il voto dei leghisti, anche di quelli che continuano a rimanere fedeli al vecchio carro. Bossi ha dato fino all'ultimo l'impressione di voler far scendere in campo un personaggio illustre, ma ha dovuto ripiegare su uno sconosciuto». Da via Cernaia, quartier generale di Farassino, rimandano la risposta a questa mattina, quando sarà presentato Cornino. Per ora Gipo insiste su un solo particolare: «Rabellino e gli altri, quelli della Lega alpina di Gremmo ed ora dell'ex verde-verde Maurizio Lupi, stanno raccogliendo firme a nostro nome. Ci rivolgeremo alla Procura». Secca replica di Pioli: «Farassino si affida a scuse e mezzucci. Stiamo raccogliendo le firme in modo del tutto regolare». Liti in famiglia, dunque, alla ribalta di una giornata politica che precede un fine settimana importante. Oggi, alle 12, si riu¬ nisce la direzione de: dovrà esaminare le possibilità di accordi con altre forze, i punti di convergenza con il cartello-Castellani, le ipotesi di candidature interne (Rossi di Montelera, Marcello Gallo) o di area (Ernesto Olivero). Ieri, da Roma, i Pattisti hanno precisato che sotto la Mole sosterranno Valentino Castellani. Sergio Gaiotti, animatore dei Popolari subalpini, è sorpreso: «Prendo atto - dice -. Valuterò l'argomento con gU amici del Circolo». Contesta? Non apertamente, ma lascia capire che la scelta romana non lo convince. L'appoggio di Mario Segni, se confermato, è una buona notizia per Castellani dopo le fumate nere provenienti dall'associazionismo cattolico. Anche se Manghi, uno dei Saggi pro-Castellani, lancia un appello contro la confusione: «Le sole proposte chiare - dice - arrivano da Farassino e Novelli. La nostra avrebbe il dovere di essere limpida, comprensibile a tutti. Per ora non lo è. Non sono pessimista. Ma perplesso sì». Giampiero Pavido Giuseppe Sangiorgio Claudio Pioli, capo della scissione contro Farassino a Torino Maurizio Lupi, candidato della Lega alpina di Gremmo

Luoghi citati: Cuneo, Roma, Torino