«Terrorismo sui posti statali» di Gian Carlo Fossi

Mobilità nel pubblico impiego: il segretario Cgil Grandi critica Sacconi Mobilità nel pubblico impiego: il segretario Cgil Grandi critica Sacconi «Terrorismo sui posti statali» 77 sindacato all'attacco ROMA. «Tanto allarme e, poi, il nulla. Il problema degli esuberi nella pubblica amministrazione è stato affrontato in modo terroristico, spaventando inutilmente la gente e determinando contraccolpi a catena in tutta Italia»: così Alfiero Grandi, segretario confederale della Cgil per il pubblico impiego, bolla l'annuncio del sottosegretario al Tesoro Maurizio Sacconi sulla necessità di «mettere in mobilità» ben 85 mila dipendenti che risulterebbero di troppo in ministeri, Comuni ed enti. «Si è creato in giro - aggiunge Grandi - un casino che non finisce mai e a noi difficoltà inenarrabili per spiegare come stanno realmente le cose a gente che temeva per il giorno dopo l'arrivo dei carabinieri e lo spostamento d'autorità. E' stata una sortita assurda anche perché, al momento, nessuno è in grado di valutare la vera entità del fenomeno sulla base di dati certi ed obiettivi». Si è trattato, dunque, soltanto di un fuoco d'artificio? «Il problema c'è soprattutto nel Mezzogiorno. Non c'è stato nessuno ministro che, ad esempio, alle Poste non abbia fatto assunzioni clientelali e non c'è stato nessun ministro che non abbia fatto assunzioni a valanga di invalidi veri, ma anche finti. Per anni, nelle aree meridionali, si è attivato un volano di assunzioni largamente superiori alla media ed ancora oggi, mentre si strilla tanto, il processo non si è arrestato. Ovunque ci sono concorsi per assunzioni: proprio questa mattina (ndr, ieri per chi legge) al ministero delle Finanze ho visto l'annuncio per 300 posti, forse necessari ma certamente al di fuori di una strategia complessiva». Dunque, lei non crede agli 85 nula esuberi annunciati dal sottosegretario? «Sacconi sta dando i numeri. Numeri fondati su un presupposto astratto e assai poco credibile. Gli 85 mila esuberi escono fuori da calcoli basati finora esclusivamente sul rapporto tra il numero dei dipendenti pubblici e quello degli abitanti: stabilita una media, si consideravano in esubero tutti quelli che erano al di sopra, mentre si conclamavano carenze ovunque si era al di sotto. E' un criterio talmente grezzo che fa ridere, che non ha alcuna possibilità di tenere». Quali le obiezioni? «Ci sono enti e ministeri che hanno uno stretto collegamento con il territorio, altri invece che presentano realtà del tutto diverse. Un esempio: a parità di abitanti, un paese dell'Appennino abruzzese pieno di pensionati avrà un numero di partite Iva enormemente inferiore a quello di un Comune del Piemonte, della Lombardia o dell'Emilia. E, ancora, è evidente che il carico di lavoro degli uffici finanziari è ben differente da quello della scuola o di altri organismi pubblici. Il metro di giudizio non può essere questo. Bisogna fare le piante organiche, individuare il tipo di lavoro per ogni servizio, determinare il carico di lavoro e, solo allora, tirare fuori delle cifre sul personale in più o mancante». Quali le scadenze per un chiarimento? «Sono vicine. Abbiamo chiesto ai ministeri competenti di articolare in un'apposita circolare i criteri per determinare i carichi di lavoro in vista delle nuove piante organiche. Sicuramente non 100 criteri, ma 4 o 5, al rilassino 6 principi-base che consentano di tarare in termini realistici il meccanismo di valutazione. A quel punto, dovremo affrontare il problema della mobilità per un certo numero di lavoratori prima tra settori nello stesso territorio, poi tra territori nell'ambito della stessa re- gione, infine nell'ambito interregionale». E le norme sulla mobilità sono adeguate? «Questo è l'altro aspetto urgente da definire. Il sistema, recepito nel recente decreto delegato sul pubblico impiego, non può funzionare perché è erede delle vecchie norme di epoca pomiciniana che hanno dato scarsissimi risultati. Si tratta di un meccanismo molto accentrato, per cui tutto passa da Roma, e nello stesso tempo molto individualizzato, basato sulla domanda del singolo». Quali le proposte del sindacato? «Come è avvenuto nel settore privato, chiediamo una sede di gestione concordata della mobilità, dal luogo di lavoro a quello nazionale, e valide misure di sostegno. Inoltre, sono essenziali supporti formativi formidabili. Non si può pensare a migrazioni bibliche senza alcuna garanzia». Gian Carlo Fossi Il sottosegretario al Tesoro Sacconi ha parlato di 85 mila dipendenti in esubero tra ministeri ed enti

Persone citate: Alfiero Grandi, Maurizio Sacconi, Sacconi

Luoghi citati: Emilia, Italia, Lombardia, Piemonte, Roma