Quell'abito bianco sognato da bambina

Un vestito perfetto per un giorno indimenticabile; ed è tornato l'amore per lo sfarzo Un vestito perfetto per un giorno indimenticabile; ed è tornato l'amore per lo sfarzo Quell'abito bianco sognato da bambina // classico sconfigge le trasgressioni degli stilisti Se il 1993 con i suoi alti e bassi economici ha abituato la gente ad un trend di spese più contenuto, spingendo perfino qualcuno a camuffarsi da «finto povero» con maglioni di cashmere pieni di buchi, non così è per il giorno più bello e... più lungo della nostra vita. Il giorno delle nozze deve essere perfetto ed indimenticabile. Soprattutto l'abito della sposa. Sognato fin da quando si era bambine, pensato e cercato con pazienza già molti mesi prima della fatidica data, è certamente il vestito più faticoso di tutta la vita. La donna quel giorno è, e vuole essere, protagonista a pieno titolo. Ma non sentirsi a proprio agio in un determinato abbigliamento può compromettere tutta la giornata con effetti se non disastrosi comunque sgradevoli; ecco perché la scelta dell'abito giusto diventa importantissima. E visto che in questi nostri confusi Anni Novanta un vero diktat in fatto di moda non esiste e gli stessi stilisti oscillano fra lungo e corto, largo e stretto, povero e sfarzoso, la scelta diventa vastissima e naturalmente più complicata. Essenziale è quindi affidarsi ai consigli di chi, operando in modo specifico in quel settore, sa distinguere subito ciò che si adatta al fisico e alla personalità della sposa e ciò che invece risulterebbe ridicolo. In definitiva, inutile cercare di infilarsi a forza in modelli che non ci realizzano. Giovani sportive compresse in abiti da vamp o al contrario donne sofisticate in svolazzanti vestiti pieni di fiocchi e volants, sortirebbero l'effetto contrario al desiderato. La gamma, l'abbiamo già detto, è ricchissima; impossibile quindi non trovare quel che piace. E anche se gli atelier più prestigiosi propongono per il 1993 il rosa, l'écru, i colori pastello per modelli-bomboniera in voile, georgette e seta rica¬ mata e persino rossi squillanti e neri conturbanti, l'abito preferito in tutto il mondo resta quello bianco, semplice nella linea, ma ricco e prezioso nei particolari. A far rinascere nelle spose il gusto dell'abito matrimoniale classico e sfarzoso - dicono gli storici del costume - è stata Lady Diana Spencer sposa del principe Carlo d'Ighilterra. L'abito aveva corpino accollato con ruches al collo, ampie ma¬ niche rifinite di pizzo e gonna fittamente increspata e di grande ampiezza. Diecimila perle formavano il ricamo interamente fatto a mano, i merletti erano tutti rigorosamente antichi, mentre il velo di seta era fermato sul capo dal prezioso diadema appartenuto alla famiglia Spencer. Uno strascico lungo venticinque piedi dello stesso taffetà del vestito completava il quadro. E' quindi in quel regale mo¬ mento del 1981 che spariscono i «contestatari» modelli degli Anni 70, il matrimonio torna ad essere un evento di moda e la sposa ricompare sulle passerelle degli stilisti più prestigiosi. Due le linee che prendono il sopravvento e che resistono ancor oggi: quella a gonna larghissima e quella fasciante mentre sono i corpini ad annotare le maggiori evoluzioni e a seguire di volta in volta gli stili più diversi. La rivoluzione in tal campo, inutile dirlo, è capeggiata dagli stilisti subito copiati e rielaborati dalle case specializzate e gli Anni Ottanta, in questo senso, restano una grande fucina di idee ancora per i modelli odierni. Dal provocante Yves Saint Laurent che presenta una sposa classicissima ma in nero, alla sposa quasi povera del giapponese Hiroko Koshino, a quella in giacca maschile di Lanvin fino alle frusciami plissettature di Sarli e Valentino, allo stile minimale di Romeo Gigli. E' attraverso tutto ciò che la cerimonia nuziale si riappropria dello sfarzo che le compete e che adesso, in pratica, non c'è stile che non sia concesso. Ora trasgressiva, ora provocante, ora dolce, ora ingenua la sposa Anni 90 si presenta sotto molteplici volti e andando verso il Duemila Ubera la sua fantasia attraverso un abito oggi più che mai svuotato di simboli eppure ancora e sempre mitizzato.

Persone citate: Carlo, Diana Spencer, Lanvin, Romeo Gigli, Sarli