Truffe all'ombra dei record
Accuse a Cesen: una bugia l'impresa in Nepal Truffe all'ombra dei record Dal falso passaggio a Nord-Ovest alla lite Peary-Cook sull'Artico Campioni di imprese o di truffe? Nel Guinnes delle esplorazioni si nasconde più di un'avventura in odore di fallimento. Come quella di sir Martin Frobisher, navigatore inglese, della contea di Yorkshire. Partito nel 1576 con due navicelle per tentare il passaggio Nord-Ovest, era convinto di aver trovato anche la terra dell'oro. E invece fallì entrambe le imprese. Ma lo si scoprì soltanto un paio d'anni dopo. Sir Frobisher si assicurò così altre due spedizioni nella Terra di Baffin. Nella prima, un anno dopo, impiega tre navi che rientrano in patria cariche dei preziosi sassi. La seconda spedizione, finanziata sempre dai più grandi armatori inglesi, compresa, pare, la casa reale, era già in corso quando gli alchimisti scoprirono che il minerale trovato nel «nuovo continente» non era affatto oro, ma marcassite. Tutta colpa dei granelli di ferro ossidato presenti nel minerale: luccicavano come l'oro. Il navigatore raggiunse, con quindici navi, la baia e l'adiacente penisola della «Meta incognita»: ma il progetto di sbarcare sulla nuova colonia tramontò di fronte all'imperversare delle burrasche. Svanita anche l'illusione dell'oro, sir Frobisher tornò in patria con un'unica consolazione: una migliore conoscenza della penisola. Andò peggio, due secoli dopo, al capitano francese Kerguelen. Salpato deciso a scoprire il grande continente antartico, finì da un'altra parte, a metà strada tra le estremità meridionali dell'Africa e dell'Australia. Neppure riuscì a sbarcare, in quel lontano 1772, su una delle 300 isole che formano l'arcipelago a lui intitolato. Ma tornò in Francia deciso a vantarsi dell'impresa: ho scoperto il nuovo continente. Venne smascherato, processato e condannato. Il nome di Frederick Cook come quello di Robert Edwin Peary è legato all'impresa del Polo Nord. Meglio, la truffa. Ancora oggi nei libri di scuola e nelle enciclopedie si legge che Peary fu il primo a raggiungere il Polo. Ma è falso. Ormai gli esperti - astronomi, esploratori e geografi - sono tutti d'accordo: l'ingegnere della Marina militare degli Stati Uniti non mise mai piede al Polo Nord. Nel migliore dei casi, il suo fu un errore di rilevamento. Nel peggiore, una frode. Peary mentì, tradito dal suo narcisismo e dalle circostanze storiche: l'attesa del presidente Theodore Roosevelt e il timore di essere sconfitto da Cook. Ma neanche l'impresa di quest'ultimo appare adamantina. Nel febbraio del 1908 parte con dieci eschimesi diretto al Nord. Attraversata la Terra di Ellesmere, prosegue con due soli compagni verso il Polo. Il 1° settembre 1909 da Copenaghen diede al mondo il grande annuncio: il 21 agosto ho raggiunto l'Artico. Ma pochi giorni prima si era sparsa la notizia che la stessa mèta era stata toccata da Peary il 6 aprile 1909. Una commissione d'inchiesta giudicò poi insufficiente la documentazione di Cook che, nel 1911, ritrattò: «Forse sono stato ingannato da stanchezza e fame». Il primo uomo a raggiungere il tetto del mondo fu così Tammiraglio Byrd, nel 1926. Polo Nord amaro anche per Ambrogio Fogar. Il suo viaggio nella primavera 1983 si concluse in una bufera di polemiche. E alla fine egli ammise il fallimento della sua impresa, almeno dal punto di vista sportivo: usò l'aereo per supe rare le spaccature della calotta glaciale. Un «trasferimento» di 160-180 chilometri «smascherato» dal satellite. E qualcuno colse l'occasione per gettare ombre su altre imprese dell'esploratore milanese, [p.p.1.1
Luoghi citati: Africa, Artico, Australia, Copenaghen, Francia, Nord-ovest, Stati Uniti
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