Messner «stronca» l'avversario

L'alpinista sul rivale: non ha mai vinto la difficile parete Sud del Lotshe L'alpinista sul rivale: non ha mai vinto la difficile parete Sud del Lotshe Messner «stronca» l'avversario Accuse a Cesen: una bugia l'impresa in Nepal SCALATE «AL VETRIOLO» AVEVA strabiliato gli appassionati di alpinismo, nel maggio di due anni fa, Tomo Cesen, alpinista sloveno ora trentatreenne. Aveva dichiarato di essere finalmente riuscito a vincere «in solitaria» la parete Sud del Lhotse in Nepal, un baluardo di 3500 metri, in 45 ore di lotta disperata, aggredendo la parete per la via più ripida e di notte, per evitare le valanghe: una montagna che dal 1973 respingeva tutti gli attacchi, compresi quelli di Reinhold Messner (falliti nel 1975 e 1989) e quello di Jerzy Kukuczka che proprio nella sfida trovava la morte nell'ottobre 1989. Poi sull'impresa erano sorti i primi dubbi e il Ghm (gli accademici dell'alpinismo francese del Gruppo di alta montagna di Francia, l'equivalente del nostro Caai) ha anche aperto un'inchiesta: «Cesen ha barato - spiegano - presentando una documentazione lacunosa». E sulla vicenda è ritornato la scorsa settimana a Bologna Reinhold Messner, durante la presentazione della sua nuova avventura: la traversata della Groenlandia, assieme al fratello Hubert, medico pediatra. L'alpinista italiano ha sostenuto di es sere molto scettico sul fatto che Cesen abbia vinto il Lhotse: «Ho sempre difeso Cesen dalle polemiche di cui è stato oggetto - ha detto - ma ora sono molto più scettico. Non posso dimostrare il contrario, non ho prove certe, ma oggi dico: non ci credo, sono convinto che quella parete lo ab bia respinto. E lo cancello». Messner ha aggiunto: «Per gente come me il dubbio di non riuscire si accompagna sempre al dubbio di non essere creduto. Contro i dubbi ci sono solo le prove, senza le quali so che le mie imprese solitarie non sarebbero state credute. Io prima non dubitavo perché Cesen aveva dato inequivocabili prove del suo talento alpinistico. Ma poi ho cominciato a ricredermi e un mese fa in Nepal ho fatto una verifica, purtroppo tutta a suo sfavore». Per Messner, Cesen avrebbe dovuto lasciare un chiodo, fare una foto significativa. Invece niente: anche la sua difesa gli è parsa strana. Dal canto suo lo sloveno, che parla di «invidia» nel mondo dell'arrampicata, si consola ricordando un illustre precedente: quello di Cesare Maestri, il «ragno delle Dolomiti» di cui fu ingiustamente messa in dubbio la prima salita al Cerro Torre. [p.q.l Grandi rivali: a sinistra Reinhold Messner, a destra Tomo Cesen

Luoghi citati: Bologna, Francia, Groenlandia, Nepal