«In lite con papà? Solite invenzioni» di Alain Elkann
«Via di qui, è un Asburgo» «In lite con papà? Solite invenzioni» IL PRINCIPE NELLA BUFERA VGINEVRA ITTORIO Emanuele, le agenzie scrivono che Umberto n l'avrebbe diseredata... «Mio padre non mi ha mai diseredato e non abbiamo mai litigato. La prova è che ha dato a mia moglie il titolo di Altezza Reale, a mio figlio il titolo di Principe di Venezia e a me quello di Gran Maestro per il Collare dell'Annunziata e dell'Ordine di San Maurizio e Lazzaro... Ho l'impressione che certe persone vogliano disturbare i buoni rapporti che intercorrono tra me e la Repubblica italiana. Mi domando perché parlare sempre male e a vanvera senza nessuna prova. Se pensano che ci siano misteriosi documenti li cerchino. Per quanto mi riguarda, io davvero non ne so nulla». Cosa pensa delle polemiche tra il ministro della Cultura Ronchey e la Fondazione Umberto di Savoia e Maria José? «Io non c'entro nulla con gli archivi di casa Savoia nel senso che quando mio padre morì venne fondata la Fondazione Umberto e Maria José, che si è sempre occupata dei documenti. Posso dire solo una cosa: che quando morì mio padre fui convocato a Cascais e insieme ai "saggi" che erano stati incaricati di mettere via le carte dell'archivio notai che mancavano, in alcune cartelline, documenti che riguardavano il Novecento fino alla Seconda guerra mondiale. Non si seppe se mio padre avesse dato ordine di bruciare alcuni di questi documenti o se fossero stati rubati. Per quanto riguarda l'attitudine di mia sorella Maria Gabriella, lei sostiene che i carteggi dopo il '46 tra i nostri familiari con mio padre appartengano a noi, cioè siano di proprietà familiare anche se possono avere interesse storico. Dopo tutto fummo mandati via dall'Italia nel '46 e quindi eramo ridiventati privati rittadini». Perché sua madre, la regina Maria José, ha incaricato l'aw. D'Amelio di indagare? «L'avvocato D'Amelio è un amico di famiglia. Lavorava per mio nonno, per mio padre, per me e per mio figlio. Come ho detto sono però estraneo ai lavori della Fon¬ dazione e alle questioni che riguardano il carteggio». Ronchey dice che non avete restituito all'Italia gli Ordini, ad esempio i Collari dell'Annunziata. I Collari dell'Annunziata sono un Ordine prestigioso fondato da Amedeo IV attorno al 1300 e appartengono all'Ordine di cui io sono il Gran Maestro e depositario. Quindi non posso venderli. Io sono in esilio in Svizzera, vivo e lavoro a Ginevra e l'Ordine ha la sua sede dove ho la mia residenza. Del resto ha sede qui anche l'Ordine di San Maurizio e Lazzaro». Suo padre non disse che l'Ordine doveva avere sede in Italia? No, dette il suo Collare a mio figlio Emanuele Filiberto. Se un giorno potessi risiedere in Italia, cosa che spero sempre, allora la sede dell'Ordine sarebbe trasferi¬ ta con me in Italia. Il futuro Gran Maestro sarà naturalmente mio figlio. Vorrei aggiungere che purtroppo la collezione di monete antiche di mio nonno Vittorio Emanuele III che mio padre ha regalato allo Stato italiano, la più importante forse al mondo, dal '46 ad oggi non è mai stata esposta. Mi piacerebbe sapere perché. Dov'è?». Cosa pensa di queste polemiche? «Mi amareggiano. Noi siamo una famiglia unita. Io e mio figlio vorremmo tornare in Italia come italiani. E poi come avrei potuto verificare quali carteggi di mio padre sono partiti per l'Italia quando il transito passa per l'ambasciata in Svizzera e non posso nemmeno andare all'ambasciata? Ma ripeto, non me ne sono mai veramente occupato». Alain Elkann A fianco Vittorio Emanuele; sopra una lettera di Napoleone III a Vittorio Emanuele II datata 1856; a destra il re Umberto II
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