«Trent' anni basteranno niente ergastolo per Maso» di Giuliano Marchesini

«Trenf anni basteranno niente ergastolo per Maso» «Trenf anni basteranno niente ergastolo per Maso» VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO Manuela Romei Pasetti non si sente di pronunciare quella parola: ergastolo. Nemmeno per Pietro Maso, che ha assassinato i genitori per l'eredità. Il pg chiude la requisitoria davanti ai giudici d'assise d'appello con una richiesta che lascia spiazzati i sostenitori del carcere a vita per chi ha ucciso padre e madre. Confermare le condanne di primo grado: 30 anni per il ragazzo di Montecchia, 26 per i suoi complici, Giorgio Carbognin e Paolo Cavazza. Queste le conclusioni dell'accusa. Maso non c'è, in aula. Se fosse venuto, forse avrebbe persino ringraziato Manuela Romei Pasetti, visto che la procura genera¬ le aveva impugnato la sentenza dei giudici di Verona proprio nell'intento di arrivare a una richiesta di ergastolo. E Carbognin e Cavazza, l'uno remissivo davanti alla corte, l'altro somigliante a uno studentello sotto esame, si scambiano uno sguardo in cui sembra esserci un sollievo. Eppure, non è una requisitoria senza durezza, quella di Manuela Romei Pasetti. Sullo sfondo, quelle immagini di Antonio e Maria Rosa Maso, tornati a casa nella sera dopo la riunione di una congregazione religiosa, aggrediti, storditi, massacrati e soffocati dal figlio e dalle sue «reclute». Un agguato senza via di scampo. «Perché tutto questo non sia un'eco lontana - dice il pg -, penso sia mio dovere riallacciare le fila». Quel pensiero ricorrente di Pietro, rammenta, di eliminare i genitori per mettere le mani sul denaro, vendere la loro casa, i loro campi. Un omicidio progettato più volte, in diversi modi, con «armi» diverse: persino quell'arnese «per schiacciare le bistecche», poi la spranga, e le bombole di gas, che il ragazzo di Montecchia voleva far esplodere per avvolgere nel rogo anche le sorelle, Nadia e Laura. L'idea dello sterminio, attentati andati a vuoto, per cui la rappresentante dell'accusa chiede che gli atti siano rimessi alla procura della Repubblica nell'ipotesi che si configuri anche il reato di tentato omicidio. L'ultimo progetto, quello che condusse all'assassinio di Antonio e Maria Rosa. Per cosa? Perché Pietro Maso si permettesse di «fare una vita brillante», perché Giorgio Carbognin pagasse tra l'altro un debito di 23 milioni, perché Paolo Cavazza si mettesse in tasca tanto denaro, e'poi facesse anche un regalo alla fidanzata. «Per questi motivi hanno ucciso i genitori dì Maso». Il pg si rivolge ai giudici: «Voi dovete decidere se erano in grado d'intendere la portata del loro gesto». C'è, in tutti e tre, una seniinfermità di mente, che ha ridotto le loro capacità d'intendere e di volere al momento del delitto, hanno stabilito i periti. Ma Manuela Romei Pasetti non ci crede. Parla di una «insufficienza mentale», che tuttavia non è infermità. Soltanto anomalie del carattere. Pietro Maso? Un ansioso. «E un ansioso può nop capire che sta per ammazzare il padre e la madre?». Tornano, nella requisitoria, le figure di Antonio e Maria Rosa Maso: «Pensate, loro erano affettuosamente vicini anche agli amici del loro figlio». «Narcisismo e sperpero di denaro: questi sono i tratti della personalità di Maso». Che ora «trastulla con la poesia la sua mente già rasserenata». Ma in fondo al discorso del pg l'ergastolo non c'è. «Ritengo comunque che le anomalie debbano essere valutate». Disposta alla concessione delle attenuanti generiche, Manuela Romei Pasetti. «Giovani balordi che possono ancora ravvedersi». E fa presente, il pg, che le condanne richieste possono essere non interamente scontate: dopo i due terzi, si può essere ammessi alla semilibertà. 30 anni forse a scalare, per Maso. Giuliano Marchesini L'accusa rinuncia alla richiesta del carcere a vita Qui sopra Pietro Maso, a destra Giorgio Carbognin e Paolo Gavazza, i suoi «complici» nella strage di Montecchia

Luoghi citati: Venezia, Verona