Il ritorno di Zorro in technicolor di Guido Tiberga

La Walt Disney ripropone il fumetto, ma con una novità che sconcerta gli appassionati L'EROE «TRADITO» La Walt Disney ripropone il fumetto, ma con una novità che sconcerta gli appassionati Il riforno di Zorro, in technicolor Giustiziere mascherato tinteggiato dal computer I collezionisti protestano, divisigli autori MILANO. «Ma vi rendete conto che la nostra è l'ultima generazione ad avere i ricordi in bianco e nero?», dice Fabrizio Bentivoglio in Marràkech Express, il film di Gabriele Salvatores che per primo ha celebrato la nostalgia dei quarantenni: un bianco e nero fatto di fotografie sbiadite e filmini in superotto, ma anche di televisione, caroselli e giornalini a fumetti. E adesso la Walt Disney, quasi a tradimento, ha deciso di colorare una parte di quei ricordi, mandando in edicola una nuova edizione di Zorro, il personaggio di Alex Toth ispirato alla fortunata serie televisiva degli Anni Cinquanta e Sessanta: «Le indimenticabili avventure del giustiziere mascherato ritornano in una nuova edizione colorata elettronicamente», annuncia la pubblicità della Disney per il suo nuovo mensile. L'uso del computer per la colorazione delle vignette, abituale per Topolino e compagni, è una specie di sfida per il mondo pignolissimo dei collezionisti, quelli che bersagliano le riviste specializzate con una serie interminabile di lettere che segnalano gli «errori filologici» dei grandi editori. Insomma, colorare un fumetto pensato in bianco e nero è peccato mortale, non meno grave di quello compiuto dai «bestemmiatori» che hanno virato i colori di capolavori del cinema classico. «In questo caso più che di offesa alla filologia parlerei di lesa nostalgia - scherza Luciano Secchi alias Max Bunker, 53 anni, trenta dei quali passati a leggere e scrivere storie a fumetti -. La versione originale di Zorro, quella americana, era a colori. Furono gli editori italiani degli Anni Sessanta a riprenderla in bianco e nero: un po' per risparmiare, un po' perché la tecnica dei retini piatti, di Toth, aveva dato risultati scadenti». Secchi è l'autore di Satanik, Ruminai e Alan Ford, tutti rigorosamente in bianco e nero. Non ama troppo i «filologi» del fumetto: nei primi Anni Settanta, lanciando in Italia i supereroi americani, commise una «leggerezza» che i puristi non gli hanno ancora perdonato: «Io sono quello che ha cambiato colore al costume di Devil - racconta -. Nelle prime avventure era giallo, poi è diventato rosso perché la prima versione non era piaciuta al pubblico americano. Io l'ho fatto rosso fin dal primo numero dell'edizione italiana. Mi hanno coperto di insulti...». Nessuna offesa all'autore, quindi. Nessuna violenza all'artista? «Guardi - continua Secchi - se qualcuno stampasse una versione colorata dei miei personaggi non avrei niente da ndire4 I pareri sono discordi: «Il fumetto deve essere in bianco e nero - dice Luciana Giussani, l'autrice di Diabolik -. Il colore va bene per il comico, ma il giallo e l'avventura hanno bisogno di atmosfera». Gli addetti ai lavori sono divisi: l'Eura Editoriale ha ristampato da poco L'eternauta, il capolavoro di He- ctor Oesterheld, lasciandolo nella versione originale in bianco e nero. Sergio Bonelli, al contrario, non disdegna le edizioni in quadricromia di Tex e Dylan Dog, gli eroi di punta della sua scuderia. «Chi decide è il mercato spiega Secchi -. Chi punta al pubblico giovane non può trascurare il colore». Resterà da vedere che cosa ne pensano i giovanissimi di questo vecchio Zorro, con don Diego della Vega che assomiglia all'attore Guy Williams, così diverso dalla versione «moderna» del personaggio, lanciata da Raiuno con la nuova serie del telefilm. Guido Tiberga Max Bunker: «Non è un tradimento l'originale Usa era già così» Ma la creatrice di Diabolik «L'avventura esige il bjanco e nero» 1 1 La copertina del nuovo Zorro

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