Tra Fiat e giudici c'è voglia di pace di Susanna Marzolla

6 Ma il gip Ghitti avverte: «Non revoco i mandati di cattura prima che siano stati eseguiti» Tra Rat e giudici c'è voglia di pace E Romiti prepara un memoriale MILANO. «I provvedimenti di custodia cautelare, fino a quando non vengono revocati, vanno eseguiti». E ancora: «D'ora in avanti io gli interrogatori li faccio soltanto a San Vittore». Parole del gip Italo Ghitti, titolare dell'inchiesta sullo scandalo-tangenti. Traduzione immediata: i quattro manager della Fiat colpiti di mandato di cattura, quando, tornano finiscono in carcere. Le parole di Ghitti arrivano in serata dopo che per tutto il giorno in procura si era espressa soddisfazione per la deposizione spontanea di Cesare Romiti. E soddisfatto sembra essere anche l'amministratore delegato della Fiat per l'atteggiamento dimostrato dai tre sostituti (Colombo, Davigo e Di Pietro) nel corso del colloquio. Insomma, è evidente che si è instauarato un clima di collaborazione, anche se i contenuti della deposizione di Romiti sono ben lontani da quelli favoleggiati da qualcuno, secondo cui ci sarebbe stata una specie di «confessione» con tanto di elenco di politici e manager coinvolti. In realtà Romiti aveva semplicemente spiegato i rapporti generali con il mondo politico, nonché il funzionamento interno del gruppo. Chiarendo che il vertice della Fiat non era al cor¬ rente delle singole operazioni, che venivano gestite direttamente dai managers di ciascuna azienda. Vero quindi che Romiti ha fornito ai magistrati il «quadro generale» che ha portato anche un gruppo come la Fiat ad accettare «commistioni» con il potere politico. Falso che abbia fatto nuovi nomi di politici. Ma ciò non toglie che alle sue parole venga attribuita notevole importanza, una vera e propria svolta per tutta l'inchiesta. Molte cose poi saranno ulteriormente chiarite nella «memoria» che Romiti presenterà nei prossimi giorni e su cui, probabilmente, ha cominciato a discutere con gli avvocati fin da mercoledì sera, subito dopo essere uscito dalla questura. In procura hanno comunque smentito che sia previsto un nuovo immediato colloquio. Romiti sarà sentito ancora, e sempre come testimone, ma solo dopo che saranno interrogati i quattro managers che si trovano ancora all'estero: Giorgio Garuzzo, Paolo Torricelli, Mauro Berlini e Massimo Aimetti. E' della loro posizione che si era discusso durante gli incontri tra i magistrati e i legali della Fiat. Ieri è intervenuto Ghitti e il suo ragionamento è molto semplice: la procura mi ha chiesto di firmare degli ordini di arresto e io l'ho fatto; questi ordini vanno eseguiti; se poi vedrò venire meno gli elementi che giustificano la custodia cautelare, la scarcerazione sarà immediata. Insomma, anche se per poche ore, chi viene arrestato finisce a San Vittore. Poiché, dice ancora Ghitti, «io non faccio parte e non sono al corrente di nessuna trattativa». Un «siluro» al clima di collaborazione che si è instaurato? In realtà non è così: Ghitti sembra più che altro preoccu¬ pato di fissare regole teoriche. Infatti era stato proprio lui a far evitare il carcere a Riccardo Ruggeri, il manager Fiat che, tornato da Londra, era rimasto appunto solo poche ore a Palazzo di giustizia e aveva ottenuto subito gli arresti domiciliari. Solo che quello stesso giorno, Ghitti aveva respinto la richiesta di libertà per Valerio Bitetto, ex consigliere dell'Enel, presentata dalla stessa procura e frutto di una «contrattazione». Troppi arresti-lampo secondo Ghitti, un uso troppo disinvolto di accordi con gli imputati: ieri ha ribadito questi concetti. Nessuno vuole però drammatizzare il contrasto e si garantisce che questo non incrinerà» il clima creato dal colloquio tra Romiti e i giudici: la controprova si avrà con il ritorno dei manager. Di uno di loro, Mauro Bertini, si parla anche nella nuova richiesta di autorizzazione a procedere contro Bettino Craxi inviata ieri alla Camera. L'oggetto è una tangente da due miliardi e mezzo che la Fiat Avio avrebbe pagato per una commessa di turbine all'Enel. Ne parlano Bitetto e Roberto Araldi, commercialista e docente universitario, che ne fu il mediatore. Tra le altre cose Bitetto riferisce di un «ordine di vertice» del partito socialista sul complesso dei rapporti con la Fiat: «Il personale al mio livello - dice - non doveva esporsi più di tanto con il personale della Fiat e lasciava che i rapporti con la stessa venissero trattati ai massimi vertici del partito, a seconda delle strategie globali del partito stesso». Susanna Marzolla L'amministratore delegato della Fiat Cesare Romiti

Luoghi citati: Bitetto, Londra, Milano