Dc-pds aria di flirt dobbiamo aiutarci di Augusto Minzolini

De Rosa, capogruppo democristiano «Su Napolitano possiamo intenderci» Incontro fra le due delegazioni con un obiettivo: «Salvare i grandi partiti popolari» Dc-pds, aria di flirt: dobbiamo aiutarci Occhetto: «Dovreteparlare di me come di Cavour» ROMA. «Dovete parlare di me come di un Cavour...». Tra il serio e il faceto si presenta così l'Achille Occhietto «uomo di Stato». Il numero uno di Botteghe Oscure ha appena terminato di spiegare nell'aula di Montecitorio quali sono le condizioni necessarie per dar vita a un governo con dentro il pds e ha in mano un bigliettino di congratulazioni che gli ha mandato il socialista Manca. La novità è che per la prima volta di un governo del genere si parla sul serio: almeno ieri, infatti, il nome che ha tenuto banco nella complessa trattativa tra i partiti è stato quello di Giorgio Napolitano, presidente della Camera e figura storica prima del pei e, poi, del pds. E proprio di quel nome hanno parlato ieri sera in un incontro quasi «storico» le delegazioni di de e pds, capeggiate dai due segretari. Occhetto, almeno a parole, sembra ben intenzionato. «Noi spiega un attimo dopo aver parlato - siamo disponibili e ho l'impressione che anche la de faccia sul serio. Il ragionamento che sta dietro al nostro ingresso al governo è questo: bisogna operare in modo che i grandi partiti popolari, profondamente rinnovati, abbiano un futuro. Di fronte a questa ipotesi ce n'è un'altra molto rischiosa, quella del sistema di tipo plebiscitario che ha in testa Pannella». Il segretario del pds non si spaventa neanche di fronte all'estenuante trattativa che si prospetta con Piazza del Gesù: «La de chiede un governo che non sia di breve durata? Io dico - spiega Occhetto - che sarebbe meglio non porre questioni di durata: oggi a vedere i rapporti politici, questo Parlamento non dovrebbe andare avanti, ma ad ottobre se il governo lavorerà bene le cose potrebbero essere diverse». Sarà vero? O sarà il solito giro di valzer di Occhetto? Questo non è ancora chiaro, ma un dato appare già acquisito: la candidatura di Napolitano ha fatto breccia in buona parte dei socialisti ed è presa in considerazione dalla de. E la logica è abbastanza chiara: questo governo, che dovrebbe dare una nuova legge elettorale maggioritaria alla Camera e occuparsi per quel che può dell'emergenza economica, avrebbe, però, soprattutto un obiettivo, dare la possibilità ai partiti popolari di rigenerarsi. Quest'ultimo concetto è un «leit motif» nei discorsi degli esponenti della de e del pds, più interessati al tentativo. Spiega Gabriele De Rosa, capogruppo dei senatori della de: «Secondo me si può lavorare su un governo Napolitano. Molto dipende dalla capacità di Napolitano di rappresentare il tentativo dei grandi partiti popolari di rigenerarsi e di avere un futuro, per evitare di arrivare a quelle forme di democrazia plebiscitaria che sembrano far capolino anche nei discorsi di Amato». Concetti che tornano anche nelle parole di Giampaolo D'Andrea: «Noi - spiega - con Napolitano potremmo awere due vantaggi: un governo stabile e il tempo necessario per rinnovarci. Naturalmente daremmo qualcosa in cambio. E' ovvio, però, che con Napolitano a Palazzo Chigi la nostra delegazione al governo avrà una maggiore coloritura di partito, meno tecnici. Ma non è questa la cosa importante: la vera scommessa è quella di dare un futuro ai partiti». Discorsi che sono parole d'oro per le orecchie di Massimo D'Alema, uno degli artefici dell'operazione che su un obiettivo del ge¬ nere ha fondato il suo vangelo. E gli stessi ragionamenti di De Rosa, considerato da sempre il più illustre storico de, trovano udienza, fatto clamoroso, anche in quegli esponenti del pds che in passato hanno sempre avuto una certa reticenza a parlare di governo e hanno flirtato addirittura con Ingrao. «Io sono d'accordo dice senza esitazione Livia Turco -, dobbiamo andare al governo per dare ai partiti popolari, compresa la de, il tempo per rigene¬ rarsi». «Dobbiamo andarci - ripete Angius - per evitare che si precipiti in quel sistema plebiscitario a cui puntano Pannella e lo stesso Segni». Sì, lo storico De Rosa e Gavino Angius, incredibile a dirsi, hanno molti punti di vista in comune: gli attuali partiti popolari debbono essere rinnovati ma non gettati nel secchio e i veri «nemici» da battere sono quelli, come Pannella, che vogliono spazzarli via. Detto questo, come al solito, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. C'è una trattativa che potrebbe anche interrompersi da un momento all'altro, ci sono i temperamenti delle persone, i giochi interni nei partiti, i trabocchetti e i passi falsi. E il primo a saperlo è proprio Napolitano che si muove con maggiore prudenza del solito. Lui, come ha detto ieri allo stesso Occhetto, ad esempio, non vuole sentir parlare di governo a termine. Fin qui il candidato. Poi ci sono i giochi segreti degli altri protagonisti. Non pochi, non solo nel pds, credono che Occhetto abbia in testa ancora le elezioni anticipate e che questa trattativa sia solo un diversivo. Martinazzoli, invece, teorizza, e lo ha fatto ieri sera anche con Occhetto, un governo che dovrebbe arrivare fino al '95, chiede al pds di mandare al governo anche una delegazione di ministri «politici» (tipo D'Alema) e non solo «tecnici», vuole che siano ridistribuite anche le cariche istituzionali, a cominciare da quelle di alcune commissioni parlamentari chiave in mano oggi al pds. A rendere tutti meno ottimisti, c'è poi la memoria dei tanti fuochi di paglia del passato. Ieri molti dei fautori dell'operazione hanno tremato, hanno fatto gli scongiuri, quando ha preso la parola nell'aula di Montecitorio Occhetto. Il segretario del pds è stato abbastanza aperto, ma non tanto da convincere, ad esempio, i vecchi capi de. «Io non ho capito quello che ha detto», si è mezzo lamentato Forlani in Transatlantico. De Mita, invece, è andato a chiedere lumi a D'Alema e dal colloquio non ha tratto un'impressione incoraggiante: «Questi - ha commentato con un amico - sono terrorizzati da Segni. Se Segni chiede di votare ad ottobre, potrebbero .anche andargli appresso. Io continuo a credere ad un governo Spadolini». Dall'altra parte, invece, a spingere il pds a compiere il grande passo, c'è il pericolo che la de, fallita questa trattativa, si rifugi nell'ipotesi teorizzata da Palmella: cioè, accetti l'idea di un governo bellicoso nei confronti di Botteghe oscure, pronto ad agitare il risultato uscito dai referendum per varare, contando sull'isolamento del pds, una legge elettorale maggioritaria ad un turno. Un'ipotesi che potrebbe trovare d'accordo, obtorto collo, anche il psi: «Se il pds - si sfoga Signorile dopo che noi gli abbiamo dato la testa di un segretario non viene al governo, allora non rimane che dirgli "vaffanculo"». Così, o per paura, o per tatticismo, o per voglia di governo, non sono pochi quelli che nel pds stanno tirando la volata a Napolitano. E in questi giorni non è difficile sorprendere un pidiessino come Pellicani e un de come Bianco parlottare al tavolo di un ristorante. O scoprire Franco Bassanini a braccetto con quell'ex ministro de, Mario Toros, di cui è stato all'epoca addirittura capo gabinetto. Già, forse, anche se nessuno osa scommetterci, il pds davvero potrebbe andare nel governo. Del resto Occhetto lo aveva promesso tante volte in passato ridendo a quelli del suo staff: «Vi porto al governo e poi prendo un aereo e me ne vado ai Caraibi...». Augusto Minzolini De Rosa, capogruppo democristiano «Su Napolitano possiamo intenderci» Ciriaco De Mita e, qui accanto, il segretario del pds Achille Occhetto

Luoghi citati: Roma