«Ergastolo a madre e figlio» di Alberto Gaino
Lo chiede il pm al processo per la «mummia» di Avigliana Lo chiede il pm al processo per la «mummia» di Avigliana «Ergastolo a madre e figlio» «Hanno uccìso il loro congiunto con determinazione, senza ripensamenti» Raffaele Pelletto fu addormentato, poi gettato vivo e immobilizzato nel lago «Chiedo l'ergastolo per entrambi». Sulle ultime parole del pubblico ministero lo sguardo si è spostato d'istinto verso gli imputati, Angela Ferilli e il figlio Walter Pelletto: immobili, di ghiaccio, anzi, come assenti. «Zombi», ha commentato un avvocato a caldo. Per due ore, nel silenzio pomeridiano del palazzo di giustizia, il pm Ugo De Crescienzo aveva martellato la debole trincea difensiva dei congiunti di Raffaele Pelletto, gettato vivo nel lago di Avigliana dopo essere stato immobilizzato. I suoi assassini gli avevano bloccato prima le mani e poi i piedi con nastro isolante. E infine ne avevano avvolto il capo per intero con lo stesso materiale. Era il pomeriggio del 6 dicembre 1991. Il giorno dopo, quando un passante scorse un corpo che galleggiava sull'acqua e l'uomo senza vita fu riportato a riva, fu immediato l'accostamento di quella strana figura incerottata ad una mummia. E il corpo di quell'uomo anziano e corpulento, senza identità, divenne per la cronaca la «mummia di Avigliana». Occorsero due mesi per arrivare a dargli un nome e un cognome. Le sorelle Nella e Franca Gobetto, costituitesi parte civile con gli avvocati Faccio e Polleri (che ieri hanno chiesto 100 milioni di risarcimento per i danni morali), si erano rivolte persino a «Chi l'ha visto?». La cognata continuava a dir loro e a tutti gli altri che «Raffaele» era in montagna, nella roulotte posteggiata in un campeggio di Oubc. Fu una cicatrice sulla schiena del pensionato a permettere il riconoscimento e l'arresto della moglie e dell'unico figlio. Ieri, nell'aula della corte d'assise, il pm ha ricostruito questa storia di morte violenta con studiata lentezza: la prova generale del delitto, un mese prima, quando Angela Ferilli triturò due pastiglie di Halcion, uno psicofarmaco, nel caffè del marito. Lui si addormenta di colpo, lei tenta di sollevarlo e «solo a quel punto - ha osservato il magistrato - la signora deve aver deciso di chiedere per il futuro l'aiuto del figlio». Si arriva al 6 dicembre, al dopopranzo e al caffè «all'Halcion»; la moglie va in cucina ad attendere che il farmaco faccia effetto. Poi la convocazione del figlio. Il marito russa: lo caricano nell'auto ferma nel cortile della villetta di Pozzo Strada e vanno verso il lago. E in fondo al racconto la stoccata del pm: «Un brutto delitto, compiuto da persone sane di mente, che potevano farsi cogliere da un ripensamento, fermarsi. Il tempo l'hanno avuto, sono mancati i dubbi». Alberto Gaino Impassibile la moglie di Raffaele Peletto, Angela Fenili, . ha ascoltato la richiesta dell'ergastolo
Persone citate: Angela Fenili, Angela Ferilli, Gobetto, Polleri, Raffaele Peletto, Raffaele Pelletto, Walter Pelletto
Luoghi citati: Avigliana
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