Fu Berlusconi a ordinare: Milan ritirati di Roberto Beccantini
Tapie, presidente dell'O.M., pensa a Monaco e dice la sua verità sul forfait rossonero del '91 SVELATI I RETROSCENA DI MARSIGLIA Tapie, presidente dell'O.M., pensa a Monaco e dice la sua verità sul forfait rossonero del '91 Fu Berlusconi q ordinare; Milan, ritirati «Adesso siamo più forti, in finale ci faremo valere» BRUGES DAL NOSTRO INVIATO Fermi tutti. Non fu Adriano Galliani, ma Silvio Berlusconi in persona, a ordinare, per telefono, il ritiro del Milan a Marsiglia, la notte del 20 marzo 1991. Questo è il clamoroso retroscena che Bernard Tapie, padrone dell'O.M., ci ha svelato a Bruges, nel corso di un'intervista. Questa è la sua verità su uno dei casi più scabrosi, e vergognosi, del calcio mondiale. Un passo indietro. Coppa Campioni 1990-91, quarti di finale: a San Siro, il 3 marzo, Milan e Marsiglia pareggiano 1-1, botta e risposta fra Gullit e Papin. Ritorno al Vélodrome: segna Waddle, e a tre minuti dal termine «salta» un blocco di riflettori. L'arbitro (Karlsson, svedese) sospende la partita, ma poi, non appena ne ordina la ripresa, il Milan non si presenta. Morale: dallo 0-1 sul campo allo 0-3 a tavolino, un anno di squalifica alla società, due anni e mezzo a Galliani. E adesso l'intervista di Tapie. Si parla del Milan, della prossima finale di Monaco, del passato. I suo rapporti con Berlusconi? «Ora che hanno oscurato la Cinq, e il Dottore ha lasciato la Francia, non lo sento e non lo vedo quasi più. Vedo e sento altre persone». Allude a Galliani? «Je l'aime bien, mi piace davvero molto». Per forza - buttiamo lì - fu l'uomo chiave della vostra qualificazione, colui che, in pieno bailamme, richiamò Sacchi e gli altri negli spogliatoi. «Non è vero. Voi avete scritto la storia come avete voluto, ma quella storia io l'ho vissuta da vicino, e non è andata così». Intende dire che non fu Galliani a decidere? «C'era un gran casino - sorride -. E prima che il Milan abbandonasse il campo, ho visto Galliani con un telefono in mano, che parlava, parlava, parlava». Con Berlusconi, come, sot¬ to sotto, ha sempre sospettato l'Uefa? «Con Berlusconi. E con chi, sennò?». Dunque, scagiona Galliani. «Poveraccio, ha dovuto sopportare una responsabilità tremenda. Lo capisco. Ma ci pensate: mancavano tre minuti alla fine e il Milan, il grande Milan di allora, si ritrovava eliminato da una squadra, la mia, che tutti, da Berlusconi all'ultima delle riserve, consideravano nettamente inferiore. Nei suoi panni avrei fatto lo stesso, se non di peggio. Anche un lampione che si spegne può sembrarti, nell'ora della disperazione, un segno di Dio». Presidente, in panchina a Monaco chi andrà: lei o Goethals, lei o Berlusconi? «Scherzi a parte, non escludo di andarci per davvero. Su una'cosa, però, potete stare tranquilli: in caso di vittoria, non farò il giro del campo con la Coppa, come ha sempre fatto "lui"...». Il suo pronostico? «70 al Milan, 30 a noi. Occhio, però: rispetto a due anni fa, il Marsiglia è meno spettacolare ma più efficace. Del Milan so tutto. Sabato ero a San Siro, esagerato il 3-1. Di cose in più, la Juventus ha mostrato soltanto la voglia. D'altra parte, quando arrivi a undici punti di vantaggio, è umano che gli sti¬ moli si affievoliscano». Berlusconi e Capello meditano di rafforzare la difesa. «E noi rafforzeremo l'attacco». Quanti giocatori del Milan assumerebbe a Marsiglia? «Almeno sette». . Zoom sul mercato. Cominciamo da Scifo. «Mi piace e lo voglio. Lo considero uno dei più grandi giocatori d'Europa. Il Torino avrà presto mie notizie». Sauzée all'Atalanta: è così? «E' a fine contratto, mi ha dato tanto. Che segua pure Papin in Italia: se lo merita. Presto m'incontrerò con i dirigenti dell'Atalanta». Le ultime su Pelé. «Me lo ha chiesto mezza Italia». Boksic: lo tiene o lo vende? «Vero, si è fatta sotto la Juve. Ufficialmente. Ma Boksic è una mia creatura. Veloce, potente, aggressivo, tecnico: ha 23 anni, è alla prima stagione, intendo godermelo ancora un po'». Savicevic, che smacco. «Lo volevo e come. Ha fatto passare il treno. Peggio per lui». Dobrowolski: un peccato di leggerezza? «Lo prelevai dal Genoa dopo il rifiuto di Savicevic. Ride sempre. Appartamento sul mare, belle donne, bella macchina. Di solito, chi non gioca s'incavola e mugugna. Dobro no, se ne frega, è felice, è proprio un russo». Roberto Beccantini Marsiglia '91: discussione tra Gullit e Galliani, poi il ritiro; sopra: Tapie
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