Indy ritorna in barba all'audience e l'amore punge come una spilla di Alessandra Comazzi

r TIVÙ'& TIVÙ' Indy ritorna in barba all'audience e Vamore punge come una spilla DUE debutti, l'altra sera in tv. Ma uno non era proprio un debutto: si trattava della prima avventura del «Giovane Indiana Jones», già trasmessa, con altre tre, esattamente un anno fa, sempre su Raiuno. Non erano andate troppo bene, quelle avventure; e il pollice verso dei signori dei palinsesti le aveva sospese. Adesso il mitico Indy ragazzo ritorna, e dovrebbe riuscire a terminare tutta la serie: le premesse sono così così, l'audience è stata di tre milioni 246 mila spettatori. Probabilmente ha un grave ostacolo di fronte a sé, questa mega-produzione di George Lucas (Lucas, il complice di Spielberg nelle straordinarie «Guerre stellari»): l'ostacolo è la preparazione degli esperti. Esiste cioè (e si può ben immaginare considerando il successo cinematografico della serie) una consistente schiera di spettatori assolutamente entusiasti del personaggio interpretato da Harrison Ford, e soprattutto onniscienti in materia. Poco inclini a subire errori filologici, contraddizioni rispetto ai I film. Faceva notare ieri Aldo Grasso in «A video spento» su Raidue, che Indy trova la frusta (nell'«Ultima crociata») ben diversamente da come ci ha raccontato l'altra sera il telefilm (titolo, «La maledizione dello sciacallo»). E che inoltre il ragazzo non avrebbe potuto farsi incantare da un incantatore di serpenti, perché tutti ben sappiamo (questo lo so anch'io) che Indiana Jones ne prova repulsione. Per tutti gli inesperti, queste sono però avventure adatte a una serata di primavera, tra un referendum e l'altro. Un altro sceneggiato ha debuttato martedì (termina stasera) su Raidue: «L'amore che non sai». Tutti e due, «Il giovane Indiana Jones» e questo, hanno dovuto subire la concorrenza di un bellissimo film che ha battuto tutti, «Misery non deve morire», claustrofobico thriller tratto da un romanzo di Stephen King, regista Bob Reiner con Kathy Bates (Oscar) e James Caan. «L'amore che non sai» si svolge tra dimore patrizie, ville e I castelli, argenti cristalli e porcellane, parchi e giardini, fiori e verdi piante lussureggianti. Il «Beautiful» degli aristocratici. Con la solita buona dose di invidie, rancori e veleni: ma anche tanta bontà, generosità, ci mancherebbe. Protagonista è la bellissima Sophie von Kessel: suo padre è morto prima che lei nascesse, e la madre non le ha mai voluto dire chi era. Quando la madre muore pure lei in un incidente stradale, tutto quel che resta dell'amore perduto è una spilla di grande valore. La ragazza, che studia medicina ma che dopo la morte della madre vuole interrompere gli studi, comincia a lavorare come infermiera in una notevolissima casa patrizia, nasce l'amore con un rampollo di famiglia; si capisce che dietro ai misteri della madre, dietro a quella spilla, c'è una nascita di nobile lignaggio. E' uno sceneggiato tedesco, con un cast internazionale. Avventura di diverso genere rispetto a quella di Indiana: avventura romantica, cattiva, riposante. Alessandra Comazzi il

Persone citate: Aldo Grasso, Bob Reiner, George Lucas, Harrison Ford, James Caan, Jones, Kathy Bates, Kessel, Spielberg, Stephen King

Luoghi citati: Indiana