un duro con l anima

Aperta la tournée italiana a Treviso, davanti a ottomila giovani estasiati e pigiati Aperta la tournée italiana a Treviso, davanti a ottomila giovani estasiati e pigiati Tutti i fans lo aspettavano al varco, ora che è «over 40» un duro con l'anima TREVISO DAL NOSTRO INVIATO Il Blasco questa volta non scherza, e ci spara sopra un concerto durissimo, da far concorrenza agli Iron Maiden prossimi venturi. Sono i tempi che lo richiedono, spiegherà poi. Al suo debutto al Palaverde di Treviso dell'altra sera, fra ottomila giovanissimi estasiati e pigiati come sardine, per due ore hanno lottato sulla scena due tendenze opposte: i watt sparati nei timpani contro le ballate più dolci, le chitarre indiavolate contro i cori. E, per una volta, ha vinto l'hard rock. Vasco Rossi ormai over 40 avrà perso il feeling, gli sarà precipitato il sale sulla coda? Se lo sono chiesto in tanti, alla vigilia di questo debutto e dopo il nuovo disco «Gli spari sopra» con il suo contraddittorio mélange di ispirazioni. La risposta (per ora) è no. Si sta ormai passando il tempo a scrutare ciò che accade nel mondo della musica a chi compie 40 anni: il fatto è che ognuno reagisce per com'è. Se Renato Zero per esempio stenta a rassegnarsi e si nutre di nostalgie passate e di speranze poco terrene, al Blasco invece il fatidico giro di boa è passato sopra; ha dato una scrollatina di spalle ed è andato avanti. Non che non se ne sia accorto, anzi; ma deve aver deciso con pragmatismo che non cambia granché, per ora, nella sua vita: ritardo di maturazione o saggezza che sia, il suo atteggiamento lo fa vivere nell'oggi, con una passione istintiva e scatenata che si riversa, amplificata, nei con-certi di questo tour a promozione di «Gli spari sopra». E poiché Vasco ha sempre scelto di non cantar la cronaca, ecco che le sue canzoni riescono a disegnare, più che un momento preciso, la condizione complessiva. Che è, per l'appunto, «hard». Si muove, il divo, nella bella scenografia in ferro disegnata dal tour manager Enrico Rovelli. Uno scorcio di cittadella fortificata, ad angolo, con una fila di celle al primo pianò e più punti focali di interesse, un palchetto, Una scala, ventole, teleschermi ovunque. Dalla vita al video alla scena, la prigione resta un elemento anche metaforico da non accantonare. Intorno, i musicisti fanno un baccano d'inferno mentre comincia «Lo show»: «... dentro di me è tutto logico/ Quell'atmosfera di festa che ho/ Dentro allo stomaco...». Si può esser padri e innamorati felici e aver voglia di far concerti, di divertirsi in un gioco d'amore con il pubblico? Ci mancherebbe che no, mica l'ha proibito il medico. E Vasco fa il duro. Con il codino e poi la bandana, con la cintura da metallaro e le magliette stinte, sceglie di sbattere addosso ai fans le nuove canzoni. C'è tensione nella musica, perfino un po' esagerata, sovrabbondante; anche «L'uomo che hai qui di fronte», che sarebbe una ballata, e l'allegra «Combriccola del Blasco» ci vengono sparate più che cantate; e bisogna arrivare alla nuova, intrigante «Gabri» (accolta da una selva di fiammelle) perché il clima della ballata riesca ad affermarsi. C'è qualche problema tecnico di river¬ bero, che confonde le carte dell'hard rock e che si appianerà col tempo; e ci sono tre chitarristi tre: Bonini, Braido e Solieri, gli ultimi due l'un contro l'altro armati nell'affermazione dell'Io artistico; nella lunga parentesi acustica a metà concerto sembrano complottare per demolire più che per costruire dei suoni: ognuno fa il proprio gioco e la linea melodica si perde. Vasco li richiamerà all'ordine, siamo sicuri. Perché in un concerto così tirato, quei venti minuti con tre chitarre rappresenterebbero uno stacco felice, un polmone anche per i cori dei fans, che infatti cantando per conto loro garantiscono al cantautore un momento di pausa per cambiarsi e bere un bel bicchiere d'acqua. Ma al ritòmo del protagonista, l'atmosfera si rifa tirata, unendo vecchi successi e nuove creazioni fra le quali l'incantevole «Vivere» (con quel verso illuminante «oggi voglio stare spento») che viene proposta senza concessioni, come un omaggio severo alle inquietudini esistenziali. Non c'è niente da ridere, sembra che dica Vasco con questo concerto. Il quale con¬ cede due soli momenti di relax: «Bollicine», nella quale egli si prende in giro, reinforcando gli occhiali scuri che un tempo non lo abbandonavano mai, e il gran finale di «Albachiara», con il coro popolare che lo sovrasta. Successo vivissimo. Quasi esagerato. Marinella Venegoni Prossimi concerti: domani Forum di Assago, 26 Roma, 27 Caserta, 30 Reggio Calabria, 3/4 maggio Acireale, 7 Montecatini, 8 Brescia, 11 Genova, 12 Torino C'è tensione nella sua musica, persino esagerata. Solo due momenti di relax Vasco Rossi si è presentato con II codino e la bandana Vasco: «C'è Sarajevo, c'è l'arroganza. Sono anni duri»