Brera voglia di Milano nuova

Soci onorari per l'Accademia, torna un'antica tradizione civile Soci onorari per l'Accademia, torna un'antica tradizione civile Brera, voglia di Milano nuova Invito a Bobbio, Armarti e Ronconi per risvegliare insieme la città BMILANO RERA è uno dei simboli' milanesi, come la Scala e la Bocconi. E' ima specie 1 di marchio forte, con una storia importante (fu il Parini a chiederla all'imperatrice Maria Teresa, che la realizzò nel 1776), capace di far nascere ancora entusiasmi, voglia di progettare. Ed è Brera che oggi, in piena Tangentopoli, sembra percorsa da fremiti, si scuote per scrollarsi di dosso pigrizia e vecchiaia recente: come se lanciasse un richiamo, un suono che euforizzi e inviti a una ripresa anche civile. Avviene che questo pomeriggio divengono soci onorari dell'Acca demia otto personaggi della cultura: Armani, Bobbio, Botta, Hunter, Minguzzi, Arnaldo Pomodoro, Ronconi e, alla memoria, Marino Marini (deceduto nell'80, già insegnante a Brera). Di per sé sarebbe una cerimonia interna all'istituzione; invece quest'anno si carica di significati che vanno anche oltre. Innanzi tutto, i nomi dei premiati suggeriscono alcune tendenze. La prima: ci sono scultori (Marini, Minguzzi e Pomodoro), uno dei nuovi architetti più interessanti (Botta), e un critico d'arte (Hunter). Come dire che si punta a una sempre più stretta integrazione fra i linguaggi artistici, senza più confini esclusivi. Inoltre, due dei premiati sono stranieri (Botta è svizzero e Hunter è americano): si vuole recuperare un'esperienza internazionale, come avvenne in passato, quando si premiavano i David, gli Ingres e i Rodin. Tutti i premiati insegneranno nell'Accademia, daranno un contributo concreto al suo sviluppo: la loro nomina non è solo onorifica. La presenza di un regista teatrale (Ronconi) può evocare l'a¬ pertura dell'arte allo spettacolo, con ricche relazioni reciproche. E uno stilista come Armani testimonia un fatto: l'Accademia di Brera non rinuncia al suo titolo classico e un po' enfatico di Belle Arti (pittura, scultura, scenografia, decorazione: sono i corsi ora attivi), ma va avanti, vuol comprendere le più recenti espressioni. L'arte vale tecnica di comunicazione. «Vogliamo avviare corsi di laurea in Moda, Pubblicità, Grafica ecc.», dice il direttore Fernando De Filippi. E dove mai, se gli spazi sono già insufficienti? «In alcune aree dell'ex Ansaldo, acquistata pochi anni fa dal Comune per 40 miliardi. Vogliamo raccogliervi il nostro istituto di scenografia, il patrimonio dei costumi della Scala, la scuola di cinema e tv del Comune e altro ancora. Lo scopo è di allestire una sorta di Facoltà dello Spettacolo. Il Dams a Bologna è per lo più teorico, la nostra facoltà sarà anche pratica». Il premio al filosofo Norberto Bobbio significa «il proposito di aprire Brera alla vita civile», dice il presidente dell'Accademia, Mario Carlo Ferrario. Molti anni fa venne premiato Benedetto Croce, oggi Bobbio. La motivazione definisce Bobbio come «l'esponente di un pensiero filosofico cui sono coessenziali passione civile, valore etico e logica del discorso scientifico, punto di riferimento in molti ambiti della vita civile italiana». A Bobbio consegna il premio Fernanda Pivano, socio onorario dall'anno scorso. «Me lo rivedo giovane insegnante al liceo D'Azeglio - ricorda la scrittrice -. Ero sua allieva. Insegnava italiano, come Pavese. Era un bellissimo ragazzo, magro, con una faccia eterea e sognatrice. Anch'io ero sognatrice, e mi incantava. Era un mago della parola. Emanava una straordinaria integrità». La Pivano è amareggiata e furiosa per le accuse di questi giorni contro il partito d'azione di Bobbio: «Io stessa vi ho militato. Che cosa voglion dire quando insinuano che il partito d'azione non aveva un concreto programma politico? Che non aveva valore? Vogliono farci scendere in piazza un'altra volta? Io sono stata tre volte in galera, ed ero una bella ragazza. Facevo forse meglio a dedicarmi a cose più divertenti». Il presidente dell'Accademia, Ferrario, è un imprenditore. Il suo primo obiettivo: richiamare contributi privati per le attività di un'istituzione pubblica, statale. «Sono d'accordo con Ronchey - dice -: il pubblico va integrato con il privato. Un esempio: daremo per 6 mesi i gessi della gipsoteca alla Banca Commerciale, ne faranno una mostra, e in cambio restaurano le sculture». Secondo obiettivo: realizzare il Progetto Brera, cioè portare l'Accademia nella città, in Italia e in Europa, facendola diventare un centro di propulsione. Dice Ferrario: «Il recupero dall'anno scorso della tradizione dei soci onorari, interrotta da più di mezzo secolo, è il primo momento. Brera comprende un osservatorio astronomico, un orto botanico, una pinacoteca e una gloriosa biblioteca». Quasi e più di un Beaubourg. «Il rilancio parte dall'origine. LAccademia passa da struttura formativa a istituzione culturale globale». Al Progetto Brera sta lavorando un gruppo alla Bocconi («Un coinvolgimento che vuol pure dire qualcosa») pilotato da Severino Salvemini, un economista che crede alla fantasia, agli apporti che all'economia vengono pure dalla creatività artistica. Claudio A Marocca Parla il presidente, Ferrario: «Vogliamo diventare un'Università dello spettacolo» A destra Luca Ronconi Sopra un'immagine dell'Accademia di Brera A fianco la scrittrice e giornalista Fernanda Pivano. Sopra I filosofo Norberto Bobbio Lo stilista Giorgio Armani uno degli otto personaggi della cultura nominati soci onorari di Brera

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