Ghigliottina di carta di Marco Neirotti
Ghigliottina di carta Ghigliottina di carta Fortini: «Le simpatie inevitabili» Asor Rosa: «E solo informazione» NA maledizione grava su Dizionari e Storie della letteratura italiana: la maledizione dell'escluso eccelso, o dell'incluso inutile. Ogni volta si conta: manca il tale, quell'altro è sconosciuto. E il sospetto sui favoritismi agli amici viventi è d'obbligo. Storici, poeti, critici, scrittori oscillano tra sorriso, déjà vu, polemica. Franco Fortini deride il «dentro o fuori». E anticipa quello che scriverà domenica sul Sole-24 Ore: «A me il giochetto di chi c'è e chi no fa venire in mente i ghigliottinandi in attesa con il giacobino che legge i nomi. Se ci si vuole distaccare da una grandinata di nomi, allora si accettano le simpatie di tendenza dell'autore. In De Sanctis o Croce trovo poeti e romanzieri sconosciuti dei quali loro ritenevano opportuno occuparsi. Quanto più cresce il numero dei nomi tanto più si è esposti a questi rischi di partigianeria». E più ci si con¬ centra sui nomi, più si perdono di vista le tendenze: «Questo è possibile, si nota nelle antologie scolastiche. L'equilibrio fra informazione e giudizio è un sogno: la scelta è già giudizio». Alberto Asor Rosa, direttore di un Dizionario, si sente di parte? Nemmeno un po': «Un Dizionario della Letteratura non è legato ai punti di vista del curatore. Questo non ha il compito di orientare, ma di informare. Il resto lo lascio alla saggistica, alla storia letteraria, agli interventi militanti. Certo, la gente legge presenze e assenze come giudizi drastici, ma la vera funzione è segnalare ciò che è sfuggito alla moda del "caso"». ■ Mode e consacrazioni. Edoardo Sanguineti è divertito: «Un mio amico filosofo diceva: un autore diventa un classico dopo che un Medio Evo ha seguito la sua opera. Adesso potremmo dare per certe delle cose rispetto al secolo che si chiude, ma poi ve- dremo i mutamenti che il giudizio subirà ancora». E allarga il discorso: «Guardiamo storie e antologie fra '800 e '900: ecco autori noti solo agli specialisti con assenze di persone che in quella data per noi meritavano grande rilievo. Certo, nel caso del dizionario tutto è più manifesto, il controllo è immediato». Nasce il gioco delle verifiche. E della partigianeria? Sanguineti è deciso: «La partigianeria esiste. Può essere positiva. Chiunque compila un'opera del genere fa una scelta». Allora tutti assolti? «No. Il punto è un altro: la scelta è positiva se è un discorso programmatico, un intervento che può suscitare risposte, obiezioni, dialettica. Ci sia pure ideologia letteraria, magari da confutare, ra, Asor Rosa nistra, Carlo Bo lto: Giorgio beri Squarotti purché fondata su argomenti. Io curai per Einaudi un'antologia poetica accusata di essere partigiana: lo era, la sua forza era essere tendenziosa, ma non perché facessi piaceri a miei amici, perché ritenevo che lì fosse il punto cui conduceva un percorso culturale. Altre antologie puntavano sull'ermetico. La tendenziosità è giusta se non è di interesse personale». Dunque, consacrazione di parte ma onesta? Secondo Carlo Bo Dizionari e Storie non sono il passaporto per nessuno: «Sono libri utili. Ed è naturale che possano essere imperfetti. Sono lo specchio del tempo. Sono informazione e confronto con le proprie conoscenze. Ma gli interventi critici appartengono a un altro tipo di ricerca». Marco Neirotti faddpgicstpamu ri Sopra, Asor Rosa A sinistra, Carlo Bo In alto: Giorgio Bàrberi Squarotti
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