Moody's si dà alla politica
Moody's si dà alla politica Moody's si dà alla politica Gli esperti Usa in pellegrinaggio da Segni, Spadolini e Napolitano ROMA. Oggi incontreranno anche Carlo Azeglio Ciampi e i tecnici della Banca d'Italia, ma nella loro missione italiana gli osservatori di Moody's hanno preferito i palazzi della politica ai templi della finanza. Arrivati lunedì sera a Roma i due analisti della maggiore agenzia di valutazione del credito degli Stati Uniti hanno incontrato ieri Mario Segni, l'uomo simbolo della vittoria dei «sì» al referendum elettorale, il presidente del Senato Giovanni Spadolini e quello della Camera Giorgio Napolitano. Poi, nel pomeriggio, un colloquio con Piero Barucci al ministero del Tesoro. Una giornata tutta politica, destinata soprattutto a capire se l'economia italiana, al di là di un accenno di ripresa primaverile spinta dalla svalutazione della lira, potrà reggere nel lungo periodo grazie a un governo stabile in grado di aggredire problemi strutturali come il deficit del bilancio pubblico. Dal giudizio complessivo sulla situazione economica ed istituzionale dell'Italia dipenderà la prossima valutazione di Moody's, che dal 25 febbraio tiene il nostro Paese «sotto osservazione». Nel peggiore dei casi gli analisti americani abbasseranno il loro voto, già sceso il 13 agosto scorso da AA1 ad AA3, nel migliore il giudizio rimarrà invariato. Fuori discussione, almeno per ora, un ritocco verso l'alto del voto. Dalla valutazione del credito - il «rating» in termini tecnici - dipende il destino di titoli di Stato per un controvalore di circa 95 mila miliardi. Più bassa è infatti la valutazione di Moody's, minore viene considerata dai grandi investitori internazionali l'affidabilità del Paese emittente. E molti di questi investitori non sottoscrivono addirittura titoli di Stati o società che non abbiamo un certo «rating» minimo. Il responso di Moody's ad ogni modo non arriverà prima di un paio di settimane e sarà certamente influenzato anche dalle prossime decisioni politiche, oltre che dai colloqui di questi giorni. Ieri Vincent Truglia e Guillelmo Estebanes, legati all'area mediterranea quantomeno dalle origini a giudicare dai cognomi, hanno rifiutato qualsiasi giudizio a caldo. «E' una nostra regola fissa hanno detto - non commentare né prima, né durante, né dopo, l'esito delle nostre consultazioni». Un solo commento strappato sulla situazione italiana: «C'è un tempo meraviglioso». Più loquaci, ma con le stesse preoccupazioni dei colleghi di Moody's, i tecnici della Standard & Poor's, l'altra grande agenzia di valutazione del credito. «La vittoria del sì è certamente una grande novità, soprattutto perché è sostenuta ha detto ad un'agenzia di stampa l'analista Susan Witt, che segue l'Italia -, ma è ancora presto per capire se il vostro Paese ha iniziato a risalire la china. Bisogna vedere cosa succederà nel governo e seguire da vicino le scelte che verranno effettuate». Quello che conta, insomma, è la «stabilità politica, molto importante per valutare le tendenze di medio e lungo termine». Solo così l'Italia potrà migliorare la sua posizio ne nelle pagelle della Standard & Poor's, che appena il 2 mar zo, poco più di un mese fa, ha abbassato il voto del nostro debito in valuta da AA+ ad AA [r. e. s.ì
Persone citate: Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano, Giovanni Spadolini, Guillelmo Estebanes, Mario Segni, Napolitano, Piero Barucci, Spadolini, Susan Witt, Vincent Truglia
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