La tv fa finta di essere seria

Latvfafinta di essere seria Pochi soldi e poche idee: per catturare pubblico non restano che gli sceneggiati Latvfafinta di essere seria ROMA. «La Piovra» ha fatto il suo tempo. La nuova serie dello sceneggiato tv campionissimo di audience è diventata una specie di patata bollente che saltella di mano in mano. Il commissario Cattarli e i suoi emuli sono stati travolti dallo sfascio politico, dagli scandali tangentizi, dalla faccia tirata di Andreotti accusato dai pentiti, dai mafiosi finiti in galera. Lo dice Riccardo Tozzi, responsabile di Publitalia: «Si guardava a "La Piovra" anche per capire meglio la realtà. Adesso che tutto sta venendo a galla quella funzione divulgativa si è conclusa». Ma Tozzi lavora per Berlusconi. Potrebbe parlare per invidia. Il fatto è che sulla prossima serie anche la Rai nicchia. Giancarlo Governi, responsabile per Raiuno di gran parte della fiction, «Piovra» compresa, dice: «L'ho rivista tutta in questi giorni perché intendiamo farne delle cassette, con la Eri e la Rcs. Sono 52 ore di strepitosa tensione, è un oceano di idee, un prodotto irripetibile. Ma arrivati al "Cuore del problema" la grande Piovra è finita. Potremmo fare ancora questa benedetta indagine sulla morte del commissario Cattani, ma non sarà più la stessa cosa». Nell'anno delle vacche magre, la tv, senza soldi né idee nuove per fare spettacolo, si affida all'informazione, all'attualità politica e alla solida fiction, che in fatto di audience quasi sempre restituisce in pubblico i miliardi spesi. Ma il terremoto politico che sta vivendo l'Italia cambierà anche i nostri film televisivi? Sembra di sì, anche se in modo diverso: da una parte, soprattutto sul fronte Rai, spazio ai temi sociali, dall'altra, su Canale 5, addirittura la fiaba. Il bisogno di evadere nel melodramma, la curiosità di indagare su vizi e vezzi dei potenti andranno a far parte dell'armamentario usurato dei rampanti Anni 80 che stiamo cercando di dimenticare? Giampaolo Sodano, direttore della socialista Raidue, rete che più di ogni altra ci ha proposto orrori e deliri, sostiene che sì, quei tempi sono tramontati, il tiro va aggiustato, la fiction volta pagina. «Occorre puntare sui valori. Quelle aggregazioni politico-affaristiche che erano diventate i partiti sono tramontate e con loro è sparito l'individualismo, lo yuppismo, il carrierismo. Le grandi ideologie del Novecento sono in crisi: dobbiamo ripartire da zero». E cita Al Pacino che, in «Profumo di donna» versione americana, ripropone lealtà e coraggio come perni della vita. Per questo, racconta Sodano, sta mettendo in cantiere nuovi film tv che parlino dell'oggi e dei suoi problemi. Uno sull'affidamento, istituto più moderno dell'adozione, lo ha consegnato ai fratelli Frazzi perché lo trasformino nel film tv Le due madri, così come ha già fatto con l'affiliazione che in «Un figlio a metà» era diventato lo spunto per una storia dove a scegliere con chi vivere era il ragazzo e non gli adulti. Operazione simile, da farsi però negli studi di Milano con risparmio di costi e metodo del «girato» all'americana studiato con «Secrets», per altre due vicende di vita ordinaria: una firmata da Sandro Bolchi su un uomo che s'innamora di una ragazzina, l'altra firmata da Piernico Solinas su un avvocato travolto dai troppi compromessi. Meno azioni e più conflitti psicologici, meno morti ammazzati e più questioni sociali, dice Sodano. Perciò ha in preparazione un tv movie di 8 puntate con Massimo Dapporto ambientato in un ospedale pediatrico come «Il grande cocomero» di Francesca Archibugi, nonché un enne- simo sceneggiato di Maria Venturi, la reginetta del mèlo, campione Auditel di quest'anno con «Il cielo non cade mai» e dell'anno scorso con «Una donna spezzata», la quale, apposta per la tv, ha scritto la Storia di Chiara, analisi del dramma di una donna madre col cuore ma non col sangue. Di fronte alla difficoltà economiche in cui versa la Rai, si cercano alleati stranieri, si emigra. La grande scoperta di oggi è l'America Latina dove andranno a girare Tonino Cervi, Sauro Scavolini e perfino Duccio Tessali che nel '94 dovrebbe dirigere nella foresta amazzonica una storia tutta mi- sticismo ed ecologia. E poi ci sono i classici, quelli che non dovrebbero procurare fregature. La commedia sentimentale Un figlio a metà con Gigi Proietti, forte degli otto milioni e mezzo ottenuti, si replica l'anno che viene con un seguito affidato alla regia di Giorgio Capitani. E Giovanni Falcone Morte di un magistrato diventa l'opera con cui il duo Sodano-Negrin spera di bissare il successo Usa dell'«Achille Lauro»: sceneggiatura scritta da Negrin e Badalucco, coproduzione internazionale con l'americana Cbs, Tf 1 e la tedesca Beta Taurus, girato in inglese per il mercato mondiale, cast dà definire, primo ciak nel gennaio 94 quando, come dice Negrin, «saranno venuti alla luce molti elementi importanti sulla strage di Capaci e avremo il distacco indispensabile per trasformare una storia vera in un film». E Canale 5? Dice Riccardo Toz¬ zi: «Sono tempi troppo incerti. Per un film-tv, dall'ideazione alla messa in onda, passano almeno due anni. Come si fa a capire oggi cosa piacerà nel '95?». Perciò, per andare sul sicuro, lui ha scelto il fantastico. «Guardando i dati di questa stagione solo due sceneggiati hanno superato il 30% dell'ascolto: la prima puntata di "La Piovra" su Raiuno e "Fantaghirò" su Canale 5. Solo che "La Piovra" poi è calata e "Fantaghirò" ha retto. La grande idea di drammatizzare il quotidiano partorita da Ennio De Concini al principio degli negli Anni Ottanta ha fatto il suo tempo: bambini rapiti, donne violentate, malati inguaribili, amori tragici, fratelli in scontro aperto tra loro, sono passati di moda. Hanno stufato. Per questo noi abbiamo deciso di cambiare». Su Canale 5 l'anno che viene ci sarà quindi l'inevitabile fiaba Fantaghirò tre di Bava con Alessandra Martines ma anche una favola altrettanto ambigua come L'Anello del drago, più una serie lunga, Cavalieri di ventura, da fare, se ci riescono, con la Cbs. Per il resto Tozzi sogna sulla sua rete la sperimentazione ardita su temi forti che riguardano i giovani, gli emarginati, i nuovi esclusi. E il ritorno ai generi. La lunga serie familiar- drammatica scritta con molta attenzione per i contenuti realistico-quotidiani di Passioni con Virna Lisi, in onda a ottobre su Canale 5, e un giallo tutto da inventare con un qualche commissario che possa ripetere il successo di quest'anno di «Delitti privati» con la Fenech ma soprattutto rinverdire i fasti di Maigret, Sheridan, Nero Wolfe che la tv italiana, unica nel panorama mondiale, oggi non fa più. E per Italia 1 che si progetta? Sono in arrivo due serie Usa ispirate a due film di successo, quella da Highlander e quella da Nikita. Invece su Retequattro, finché dura, telenovelas, soap, melodrammi per signore in lacrime. «Se il filone reggo non s'abbandona», dice Tozzi. «Ma certo "Piazza di Spagna", lo sceneggiato per cui Craxi infuriato chiese a Berlusconi di cacciarmi accusandomi di essere una quinta colonna comunista, oggi, su una rete per tutti qual è Canale 5, non lo farei trasmettere». E Raiuno? Resta la più tradizionale anche di fronte alla bufera che investe l'Italia. L'ammiraglia democristiana della Rai, acciaccata, tentennante, baraccona ma tuttora forte del suo primato d'ascolto, si smuove poco. Fedele alla tradizione propone di tutto un poco. «Il nostro mestiere - spiega Giancarlo Governi - è progettare prototipi. E' vero che la serialità è figlia della tv, ma la serialità a noi non piace. Meglio una produzione a ventaglio, attenta alla realtà italiana. Una produzione tra l'altro che il servizio pubblico, oltre al piacere, ha il dovere di affrontare». Forte di questo convincimento, Governi usa solo la parola film. Film di tre ore e dieci invece che di un'ora e quaranta. E da bravo operatore del servizio pubblico, cattolico per di più, nel tracciare il panorama del futuro, parte dai film a contenuto sociale. Non siamo soli, dramma familiare sulla droga, con Massimo Dapporto. Amore rubato, dramma privato sull'Aids con Andrea Farron e la debuttante definita straordinaria che risponde al nome di Elisabetta Cavallotti. Vittorie perdute, dramma sociale ambientato tra paraplegici che grazie allo sport imparano a non arrendersi. Poi passa ai generi. Un giallo ambientato a Santo Domingo con Harry Belafonte al posto di Edwige Fenech; lo sport come sacrificio e abnegazione con un Coppi che dovrebbe bissare il buon risultato del film sui fratelli Abbagliale; i buoni sentimenti di un Felipe ha gli occhi azzurri che ripete se stesso con un seguito; l'affettuosità ironica di un secondo Ma tu mi vuoi bene? con Barbara De Rossi in sostituzione di Monica Vitti. Ma si vendono all'estero queste storie italiane? Governi non ci conta troppo. «Se voghamo ridurre i costi dobbiamo coprodurre. Con le tv di mezza Europa stiamo facendo Ventiquattro ore per sopravvivere, sei film tv di cui per ora abbiamo realizzato solo "L'aquila della notte" di Cinzia Tonini». Allora solo film su Raiuno la prossima stagione? No. «Anche se noi italiani non abbiamo il fiato lungo nella scrittura e fino ad oggi abbiamo fatto fiasco con le sitcom, abbiamo deciso di riprovarci sperando che stavolta vada meglio». Ecco quindi, già in cantiere, un Le avventure di Don Fumino con Renzo Montagnani e un Pazza famiglia con Enrico Montesano, entrambe sceneggiature assai scritte, piene di battute e svolte comiche che dovrebbero piacere al pubblico. Il segno dei tempi nuovi, però, in questa Raiuno non pare scorgersi. Governi riflette. «C'è meno tragedia e più dramma, meno fatti eclatanti e più fatti privati, meno spettacolo e più riflessione». Simonetta Robiony Raiuno racconta vicende esemplari Canale 5 le fiabe Raidue abbandona le storie di rampantismo e scopre i valori Nel '94 il film su Falcone E la Piovra? Uccisa dalla realtà Renzo Montagnani riprenderà i panni di Don Fumino per una sit-com Nella foto sotto, Virna Lisi protagonista di «Passioni» a ottobre su Canale 5