Alla manager piacciono gli uomini da comprare

La scrittrice Barbara Alberti: pagare la carne non è disumano Sandra Milo: odio chi si vende La sessuologa: segnale dell'epoca Molte donne in carriera ammettono: con un «prostitute» mi sento potente Alla manager piacciono gli uomini da comprare DONNE DIVISE SULL'AMORE A PAGAMENTO E NRICA, 38 anni, due figli, un marito e manager di successo confessa a «Marie Claire»: «Mi sono concessa il piacere di pagare un uomo. E ho provato un grande senso di libertà. E di potenza». Valentina, 24 anni, si ribella dalle colonne dello stesso mensile: «Un uomo che va a puttane non è che uno squallido misogino, una donna che paga un gigolò è soltanto una mezza donna». Sull'uomo oggetto la donna si divide. E nasce un caso da «Scrupoli», la trasmissione di Enza Sampò. Ha ragione Enrica o Valentina? La prima sostiene: «Non ho tempo per le complicazioni: un amante va prima conquistato e poi coltivato. E non è detto neanche che sia un buon amatore. O è troppo eccitato, o troppo stanco, o è preoccupato per gli affari o per la lite con la moglie. Un sacco di piccole noie che un "professionista" ti può risolvere». La seconda ribatte: «Cosa può spingere una donna a ricalcare i più squallidi comportamenti maschili? Solitudine? Egocentrismo delirante? O magari un'interpretazione distorta del femminismo? Se per sentirci alla pari abbiamo bisogno di questo, siamo messe veramente male». Vera Montanari, direttrice di «Marie Claire», detesta prendere posizioni: «Amo presentare la realtà femminile in tutte le sue sfaccettature», spiega. Poi, però, aggiunge: «Io un uomo non lo pagherei mai. Considero triste ogni tipo di mercificazione. E poi tra un uomo e una donna ci sono molte differenze: il sottolinearle ha contribuito alla valorizzazione del ruolo femminile. E una di queste diversità riguarda proprio la sfera sentimentale: una donna in genere fa più fatica a scindere il sesso dall'amore rispetto a un uomo». «Io pagherei un uomo perché mi abbracciasse - esordisce Barbara Alberti scrittrice e curatrice della rubrica «Parliamo d'amore» su Amica -: trovare un letto è facile. Il mercato del letto è vivissimo, ma quello dell'abbraccio è finito! Eppure non c'è contatto più intimo, appagante, e necessario. Per tutte le volte che ci sentiamo orfani durante il giorno, nulla lava come un abbraccio. Pagherei sì un brav'uomo che, senza altre pretese, né intenzioni, mi desse, in cambio di mercede, i suoi abbracci». Pagherebbe anche per fare l'amore? «Non l'ho mai fat¬ to. E forse non lo farò mai. Ma comprare la carne è la cosa più umana che ci sia. L'amore si paga sempre, e comunque. Semmani il denaro, se tutti e due sono d'accordo, può creare un legame più forte. Non ci vedo niente dì sporco. E' solo una questione di chiarezza». Franca Fossati, direttrice di «Noi donne», non si stupisce e neppure si scandalizza: «Libertà vuol dire anche sperimentazione. Compresa quella sessuale. E tra la scoperte ci può essere quella di fare l'amo¬ re con un gigolò. Niente di cui arrossire. D'altronde era emerso anche da un'inchiesta che avevamo fatto un paio d'anni fa sui desideri sessuali delle donne: alcune intervistate ci avevano indicato proprio l'esperienza dell'amore a pagamento». Enrica, nella sua intervista confessione, racconta ancora: «Dalla prima volta sono ormai passati tre anni e ho ripetuto l'esperienza molte volte. Tutte le volte che ne ho avuto voglia. E non c'è mai stato motivo di dispiacermene. Qualcuno di questi ragazzi è più spiritoso, più bello o miglior amante. Ma tutti sono a disposizione. Ed è questo che mi fa impazzire». «E' un segnale dell'epoca», spiega Dora Pezzilli, sessuologa e fondatrice, 15 anni fa, a Pordenone, de «Le lucciole» un movimento che intendeva difendere i diritti delle prostitute. E aggiunge: «Oggi, più di ieri, si è vittime del tempo. Ci manca tempo per tutto, anche per fare l'amore. Allora, mi passi il termine, si scopa. Ma non è un surrogato dell'amore. Comunque, chi vuol esser lieto, sia. Se a Enrica va bene così niente in contrario, ma quando le ragioni dell'intimità cedono il passo al denaro, non si condividono più certe emozioni». Sandra Milo, invece, non sta né con Enrica, né con Valentina: «Non amo la prostituzione, mi disturba. Non potrei mai ricorrere a un gigolò. Ma se alla donna manager sta bene così, affari suoi». Ed Enrica lo confessa senza scrupoli: «Non so se quello che mi piace più di tutto è essere io la donna nello stereotipo del maschio cacciatore, oppure se a vincere è la mia femminile voglia di complimenti e tenerezze. Forse è un miscuglio di queste cose. Ma il risultato è un melange davvero appetitoso». Pier Paolo Luciano La scrittrice Barbara Alberti: pagare la carne non è disumano Sandra Milo: odio chi si vende La sessuologa: segnale dell'epoca ■ P È M A sinistra Richard Gere in una scena di «American gigolò». Sopra M Enza Sampò, conduce Scrupoli A sinistra la scrittrice Barbara Alberti, sotto Sandra Milo: pareri diversi su donne e gigolò

Luoghi citati: Pordenone