la terza vita di Jackie Kennedy è fatta solo di libri
la terza vita di Jackie Kennedy è fatta solo di libri Ha raccontato a «Publishers Weekly» la sua ultima passione: cercare nuovi autori da lanciare nell'Olimpo Usa la terza vita di Jackie Kennedy è fatta solo di libri Dopo 30 anni ha concesso la prima intervista, perparlare di editoria LA FIRST LADY DIVENTATA TALENT-SCOUT WASHINGTON. A 63 anni «Jackie O» sta vivendo una terza vita felice dopo le due, così diverse tra loro, passate con gli uomini a cui deve il suo doppio cognome, Kennedy Onassis. E anche questa terza vita è completamente diversa dalle altre due, così esposte sul palcoscenico della mondanità. Jacqueline ha accettato di parlarne nella prima intervista da lei concessa dopo trent'anni, per la quale ha fissato regole ferree: niente foto, niente registratore, domande conosciute in anticipo e, comunque, nessuna sulla sua vita personale, approvazione del virgolettato finale, presenza di un accompagnatore di fiducia. Molti giornalisti avrebbero rinunciato, ma John Baker di «Publishers Weekly» ha giustamente deciso che «Parigi vai bene una messa». E si è trovato di fronte una donna cordiale, entusiasta, desiderosa di condividere il piacere profondo che le dà il suo lavoro editoriale, la sua terza realizzata vita, coronato da riconoscimenti e successi documentati. Nell'ambiente viene chiamata «l'arma segreta di Doubleday», la casa editrice per cui lavora da 15 anni. La più bella di tutte le «first lady» si è presentata all'intervista con un vestito di gessato scuro. Sotto indossava una ca¬ micia di seta nera su cui risaltava una catena d'oro con un pendaglio d'argento. Un'eleganza vera, non frivola, resa ancora più attraente dallo sguardo diretto degli occhi grigio-blu e da quell'enorme bracciata di libri che trasportava, come per dire: «Questi sono i miei gioielli». E indubbiamente lo sono. L'ultima sua creatura, «Healing and Mind» di Bill Moyers, ha già venduto 450 mila copie ed è in testa alla classifica dei bestseller del «New York Times». E lui non voleva scriverlo: «Le ho detto: "Non credo che queste interviste possano interessare raccolte in un libro". E lei: "Ti sbagli, l'argomento interesserà"». «Lei» era ovviamente Jackie e aveva ragione. Un'altra sua operazione di successo è stata la pubblicazione della «Trilogia del Cairo» di Naguib Mahfuz, lo scittore egiziano premiato con il Nobel. «Ho pensato subito: questo lo dobbiamo avere. Ho sempre amato le culture del Mediterraneo. Mi sono procurata la traduzione francese e ho sentito il suono di un altro scrittore che ho ammirato tanto, il greco Kazantzakis. Mi sono messa in contatto con Mahfuz e abbiamo avviato una corrispondenza». E accarezza i tre libri: «Non sono belli? Io voglio che i miei libri siano i più belli possibili». Jacqueline Kennedy Onassis cominciò a lavorare nel mondo editoriale nel '74, un anno dopo la morte di Aristotile Onassis, che aveva sposato 6 anni prima. «Ho cominciato per ovvie ragioni: mi sono laureata in letteratura, ho molti amici nell'ambiente, adoro i libri e ho conosciuto molti scrittori nella mia vita». Cominciò per la «Viking Press» e le piacque subito. Ma un giorno, il suo capo e amico Thomas Guinzburg le affidò, senza consultarla, un libro di Jeffrey Archer, che raccontava la storia immaginaria di come, eletto Presidente, il suo ex cognato Ted Kennedy diventasse bersaglio di un attentato. Jacqueline si dimise immediatamente: come poteva Guinzburg non rendersi conto di quanto le bruciasse ancora il ricordo di quella terribile giornata del novembre '63 in cui le schizzò addosso il cervello in frantumi del marito John Fitzgerald Kennedy? «Ma mi piaceva il lavoro editoriale e volevo continuare», racconta. E così, da 15 anni, cura una media di 12 libri all'anno per «Doubleday», andando in ufficio tre giorni alla settimana e, per il resto, leggendo molto nella casa di New York o, durante l'estate, in quella di Martha's Vineyard. «Per me - dice - un libro meraviglioso è quello capace di trasportarmi in un viaggio attraverso qualcosa che non conoscevo prima». Arte, danza, culture esotiche, storia. Perfino «Moonwalk» di Michael Jackson, un'altra delle sue creature. Paolo Passarmi Tra i suoi successi la scoperta del premio Nobel Naguib Mahfuz Jacqueline e i suoi due ex mariti John Kennedy e Aristotile Onassis
Luoghi citati: New York, Parigi, Washington
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