Il tradimento di Srebrenica

10 Un intreccio di interessi dietro i tre mesi d'assedio della città Il tradimento di Srebrenica «Ecco i veri colpevoli del suo martirio» LA GUERRA SPORCA DEI BALCANI IL lato più orribile dell'assedio di Srebrenica non è la fame, né le epidemie, né i bombardamenti, né i 2 mila morti che già ci sono stati. La cosa più orribile è che alla fine di gennaio l'esercito bosniaco doveva avanzare di soli cinque chilometri per rompere l'accerchiamento di Srebrenica, ma il cinismo politico, aiutato dalla corruzione, ha bloccato la sua manovra. Una parte del comando bosniaco non voleva che la città fosse liberata. Quando i soldati di Srebrenica raggiunsero a Nord il villaggio di Kamenica, a metà gennaio, parve questione di giorni prima che si ricongiungessero alle altre truppe bosniache attraverso la striscia di terra precariamente occupata dai serbi. Fra le truppe in avvicinamento c'era il 2° Corpo dell'esercito bosniaco, il più forte dei suoi contingenti con oltre metà del totale dell'armata. Per rompere l'assedio, era sufficiente ai bosniaci avanzare da ambo i lati e incontrarsi nel mezzo. «Avevo fatto perlustrare il terreno ed eravamo in grado di attraversarlo fino al lato opposto» ha poi detto Naser Oric, comandante delle forze di Srebrenica. Ma, inaspettatamente, nemmeno un soldato del 2° Corpo fu fatto avanzare e alla fine tutte le truppe vennero ritirate. Il comandante del 2° Corpo era un croato, Zeljko Knez, già sospettato di collusione con le autorità di Zagabria. Sulla Croazia grava il dubbio di una tacita intesa con la Serbia, perché quest'ultima si prenda la Bosnia orientale e Zagabria i territori bosniaci abitati da croati. Knez, come comandante locale, ha applicato il piano sul campo. Per mesi ha rifiutato di mandare rinforzi a Srebrenica col pretesto che fosse più necessario presidiare Brcko, sul confine bosniaco-croato. Qui il corridoio che congiungeva la Serbia coi territori bosniaci occupati dai serbi era largo appena 600 metri. Conquistarlo, argomentava Knez, sarebbe stato di grande vantaggio per la Bosnia e ciò secondo lui giustificava l'invio di forze a Brcko. Ma Knez aveva ai suoi ordini 30 mila uomini. «Nel 2° Corpo c'erano abbastanza soldati da tagliare tre corridoi, non uno - secondo Senad Hadzic, comandante della polizia di Srebrenica -. Ma nessuno è venuto ad aiutarci. Questa città è stata tradita». Non solo, ma a Srebrenica Knez non ha fatto avere né armi né munizioni, benché piccoli gruppi di soldati bosniaci attraversassero impunemente le montagne e arrivassero alla città portando cibo. «Se avessimo avuto un rifornimento costante di armi, i serbi adesso non ce la farebbero contro di noi» ha detto il comandante Oric. In dicembre egli aveva mandato un reparto al quartier generale del 2° Corpo a Tuzla, ma aveva visto tornare indietro appena cento soldati, perché sulla via di Srebrenica le truppe erano cadute in un'imboscata; i serbi fecero l'appello nominativo dei prigionieri perché avevano una lista completa di ogni componente del reparto. Solo dal 2° Corpo sarebbe stato possibile fornire quelle informazioni. E seguì un altro fatto strano: il 2° Corpo non ha mai chiesto ai serbi di scambiare questi prigionieri, secondo la pratica usuale. Qric crede che ciò si debba al timore che i soldati bosniaci catturati si fossero resi conto di essere stati traditi e potessero smascherare, se liberati, il traditore. Srebrenica è stata tenuta sotto assedio anche per ragioni di de¬ naro. Fin dall'estate scorsa diversi gruppi di soldati del 2° Corpo avevano preso a passare fra le linee serbe per andare a vendere cibo a Srebrenica, i cui abitanti avevano valuta straniera in quanto molti di loro lavoravano o avevano lavorato all'estero; per cui i soldati facevano un sacco di soldi. Sulla via del ritorno, se trovavano gente che voleva scappare verso Tuzla i militari mostravano loro la strada facendosi dare in cambio 100 marchi prò capite. «Non era loro interesse occupare il corridoio - dice Oric -. Era un racket stile mafia». Infine hanno giocato fattori politici: finché dura l'assedio, Srebrenica ha due autorità locali una nella città stessa e una che la rappresenta a Tuzla. Quest'ultima sarebbe diventata superflua se il corridoio fosse stato aperto. Lo stesso vale per i comandanti del 2° Corpo, che in tutta la guer¬ ra non hanno conseguito alcun successo militare di cui si possano vantare, e rischierebbero di perdere il posto se i combattenti di Srebrenica riuscissero invece a raggiungere Tuzla con le armi. Perciò ci sono molte ragioni per far durare l'assedio a Srebrenica, e i difensori della città non hanno mai ricevuto aiuti da Tuzla. Al con u -'.do militare di Srebrenica si dir : che Oric abbia mandato a Tuzla un messaggio con due pallottole per Knez. Oric gli ha consigliato di uccidersi, perché «è meglio far così anziché star fermo ad aspettare». Quando l'offensiva serba di febbraio ha messo all'improvviso la città di fronte alla prospettiva della sconfitta, è apparso chiaro che al 2° Corpo avevano torto e che si doveva dar la colpa a qualcuno. I comandanti del Corpo volevano conservare le loro posizioni, ma la sconfitta richiedeva un capro espiatorio. Ed ecco la parte più sporca dell'affare. Zeljko Knez è stato nominato attaché militare in Croazia e se n'è andato a Zagabria, mentre la colpa è stata addossata a un certo Resad Sabic, comandante di una brigata cui era stato ordinato di portare soccorso a Srebrenica. Ma i suoi uomini non erano equipaggiati e il 2° Corpo ha rifiutato di fornigli le armi. Perciò è stato costretto a ritirarsi e sulla via del ritorno è caduto in un'imboscata. Infine è stato arrestato per non aver obbedito agli ordini. Conclusione: Knez è stato trasferito ad altro incarico, Sabic è stato ritenuto colpevole di tutto e il nuovo comandante del 2° Corpo si è lavato le mani delle responsabilità del suo predecessore. Hans Nezirovic Copyright «The Observer» e per l'Italia «La Stampa» Feriti bosniaci sgomberati da Srebrenica dai Caschi blu dell 'Onu passeggiano per le vie di Tuzla, lontano dal fronte [foto ap] Un uomo conforta il figlio (ferito da una bomba) all'ospedale di Srebrenica

Persone citate: Hadzic, Hans Nezirovic, Naser Oric, Sabic, Senad

Luoghi citati: Croazia, Italia, Serbia, Zagabria