Prime verità dal rogo

Prime verità dal rogo Prime verità dal rogo / bimbi sono stati narcotizzati Ucciso chi tentava di fuggire NEW YORK NOSTRO SERVIZIO E' stato davvero un suicidio collettivo? Il rogo si poteva evitare? L'America si interroga sotto choc. Le vittime sono 86, di cui 17 bambini con meno di 10 anni. La revisione dei «tempi» del dramma dice che a mezzogiorno di lunedì, proprio mentre il portavoce dell'Fbi stava spiegando ai giornalisti che l'attacco lanciato poche ore prima con i carri armati e i gas lacrimogeni era il modo migliore per evitare il suicidio di massa, è stato proprio il momento in cui le prime fiamme hanno cominciato a sprigionarsi in vari punti. «Dio, si stanno bruciando vivi», si sono detti l'un l'altro gli agenti. Il passo successivo doveva essere la fuga delle donne con i loro figli in braccio. Ne hanno vista uscire solo una, che oltre tutto ha subito cambiato idea e si è diretta nuovamente verso le fiamme. L'hanno bloccata, e adesso è all'ospedale di Dallas, assieme ad altri tre gravemente ustionati (ci sono cinque altri sopravvissuti in prigione, trattenuti come «testimoni fondamentali»). Dai loro interrogatori dovranno venire le conferme o le smentite ai tanti particolari che venivano raccontati ieri e che descrivevano in modo agghiacciante il destino di quelle persone. Il più spaventoso dei particolari raccontati riguarda i bambini. No, non avrebbero potuto fuggire, né con le madri né da soli. Erano stati narcotizzati, o forse uccisi con un'iniezione letale, sin da quando era cominciato l'attacco. Koresh stava meditando di dare il via al suo piano di «morte totale», per prima cosa ha voluto impedire le possibili fughe. La cosa non è ancora stata accertata del tutto, ma ieri erano in molti a ritenerla probabile e nessuno dei portavoce autorizzati la escludeva. Anche alcuni degli adulti pare che siano stati uccisi. Nei momenti cruciali in cui le fiamme li circondavano da tutte le parti, un certo numero di loro potrebbe avere tentato di salvarsi in extremis, ri- nunciando all'«appuntamento in cielo» promesso da Koresh, ma i più fedeli fra i suoi seguaci li avrebbero freddati a fucilate. Lo testimonierebbero gli spari che si sono sentiti provenire dall'interno del complesso mentre le fiamme lo stavano divorando, ma rimane la possibilità che si sia trattato di esplosioni che il fuoco stava provocando nell'arsenale. Una risposta verrà dagli esperti impegnati a recuperare i cadaveri carbonizzati. Delle donne comprese fra le vittime, otto erano incinte, due di loro all'ottavo mese. Se l'attacco non avesse avuto luogo e le cose fossero proseguite come nei 51 giorni precedenti, a maggio ci sarebbero stati due assediati in più, probabilmente figli dello stesso Koresh. Da quanto se ne sa, infatti, i bambini presenti erano tutti suoi, in alcuni casi partoriti da bambine di tredici, quattordici anni che i genitori suoi seguaci erano ansiosi di offrirgli, perché lui le santificasse nel suo letto. Parlando degli abusi sessuali contro minori che venivano consumati lì dentro, il ministro della Giustizia Janet Reno si è riferita esplicitamente a questo incredibile miscuglio di depravazione sessuale e di cieca obbedienza. Una tragedia del fanatismo religioso, insomma, ma forse anche del fanatismo autoritario, esercitato dagli assedianti. Alcuni parenti delle vittime li accusano di non avergli mai consentito di parlare con i familiari e tentare di convincerli a desistere. «Noi siamo una carta che loro (l'FBI) non hanno mai voluto giocare», diceva ieri Lyle Shoren, la cui figlia Sherry è morta nel rogo. Era una delle mogli di Koresh, forse era una delle donne incinte, può darsi che la madre avesse una possibilità di convincerla a scappare, se le avessero permesso di parlarle. Ma a pesare sugli agenti c'era il ricordo di quei quattro loro colleghi uccisi nello scontro del 28 febbraio, e la convinzione che quello del suicidio di massa fosse soltanto un «bluff». Franco Patitarelli

Persone citate: Delle, Franco Patitarelli, Janet Reno, Koresh, Lyle Shoren

Luoghi citati: America, New York