Pochi servizi spacciatori in agguato di Liliana Madeo

Il Sì alla depenalizzazione spacca l'Italia: «Il vecchio Nord è più conservatore del Sud» Il Sì alla depenalizzazione spacca l'Italia: «Il vecchio Nord è più conservatore del Sud» Droga, fuori dal carcere solo il vuoto Pochi servizi, spacciatori in agguato ROMA. I risultati del referendum sulla droga - che hanno cancellato il carcere come punizione per il tossicodipendente - disegnano una mappa finora inesplorata dell'Italia che nella sua vita quotidiana affronta nelle maniere più diverse il problema della tossicodipendenza e dei servizi, le misure di prevenzione e terapia, la microcriminalità come effetto immediato del consumo di droga. Napoli ha votato come Milano, Bari, Taranto e Como, le città-record del sì che non ha neanche raggiunto il 50 per cento. Il Sud ha smentito l'immagine di arretratezza rispetto a un Nord che, ricco ed emancipato, saprebbe anche concepire in maniera più liberale i rapporti con i trasgressori della norma: i sì sono stati il 57 per cento in Basilicata, il 58 in Calabria, contro il 55 del Piemonte e il 52 della Lombardia. Neppure le singole regioni hanno votato in modo omogeneo: in Lombardia c'è stato il 49 per cento dei sì a Milano, 64 a Mantova, 49 a Como. Né - come si prevedeva - là dove i fenomeni criminali sono più accentuati gli elettori si sono mostrati più inclini alla repressione e alla punizione del tossicodipendente, scegliendo quindi di mantenere la legge Jervolino-Vassalli così com'era: in Calabria il 58 per cento degli elettori ha votato sì a Catanzaro, 59 a Cosenza, 55 a Reggio Calabria. La lettura e l'interpretazione di questo voto a macchia di leopardo non si presentano semplici. Massimo Buscema, direttore del Semeion, centro di ricerca che da anni studia questi fenomeni, parla di «un nuovo Nord progressista» che va dall'Emilia Romagna alla Toscana, l'Umbria, le Marche, l'Abruzzo - dove il sì ha toccato i livelli più alti, grazie alle consolidate esperienze terapeutiche, il posi¬ tivo collegamento fra carcere, comunità, servizi terapeutici, tribunale, e le alte aspettative di un cattolicesimo progressista che si riconosce nel cartello «educare e non punire» di cui don Ciotti è stato uno dei promotori. Parla di un «vecchio Nord - Piemonte, Lombardia, Veneto - più chiuso del Sud, che ha dato un voto decisamente politico, sotto l'influenza della Lega». Definisce «voto, della paura» quel 50 per cento di sì della Puglia, dove «scarsissimo è il livello dei servizi e dell'esperienza terapeutica». Indica un «Sud reale - Campania e Lazio - dove il disservizio delle Usi e la mancanza cronica di strutture terapeutiche hanno incrementato il fronte del no», un «voto alla persona» quello che ha portato Sicilia e Sardegna alle alte percentuali di sì provocate dalle figure di Orlando e di Segni, un «voto ideale» - altissima percentuale di sì - quello dato da Friuli, Trentino e Valle d'Aosta dove «non ci sono grandi metropoli, non ci sono le condizioni che fanno vivere le esperienze della droga e delle sue conseguenze». Adesso è il momento di guardare avanti, perché l'abrogazione delle norme previste dal referendum non si traduca in un vuoto che confonde il confine fra spacciatore e consumatore, e non giustifichi la mancata ridistribuzione dei servizi da tempo e da più parti richiesta. «Ora liberiamoci dalla droga. Cominciamo subito a progettare il futuro, per sperimentare altre strade, altre politiche di intervento» propongono i giovani del pds. Gli antiproibizionisti Marco Taradash e Luigi Manconi pensano agli effetti immediati del referendum: «Il sì non ha reintrodotto la "modica quantità" di funesta memoria: nessuno - in caso di uso personale - può d'ora in avanti essere accusato e condan¬ nato per un atto che non ha commesso, lo spaccio», puntualizzano. Ma il prossimo futuro potrebbe non essere roseo. Lo dice Amato Lamberti, sociologo, dal suo Osservatorio sulla camorra: «Ai camorristi conveniva la situazione esistente. L'arresto o meno del tossicodipendente non gli interessa: la droga la smerciano dappertutto, ci sono zone franche dove la si può comprare qui alle porte di Napoli senza neanche dover scendere dalla macchina. Quello che i camorristi temono è la liberalizzazione o la legalizzazione. Ora li disturba la prospettiva che le forze dell'ordine abbiano più tempo per fare la lotta al traffico. Questo può significare un cambiamento nelle tecniche dello spaccio. Può darsi che, di nuovo, la criminalità torni ad usare per lo spaccio i tossicodipendenti». Liliana Madeo i m •

Persone citate: Amato Lamberti, Buscema, Jervolino, Luigi Manconi, Marco Taradash, Segni