Soffiata sui sondaggi di Maria Grazia Bruzzone

Soffiata sui sondaggi Soffiata sui sondaggi Occhetto ha saputo due ore prima le percentuali del trionfo del Sì ROMA. Achille Occhetto l'ha saputo a mezzogiorno mentre tornava da Capalbio. Mario Segni ha ricevuto la fatidica telefonata verso l'I,30, mezz'ora prima che il Tg desse ufficialmente la notizia. Ma i precisissimi exit polis in realtà già dalla sera prima avevano emesso il loro verdetto: la vittoria del Sì sopra l'80 per cento. Sondaggi quasi infallibili, anticipazioni di quelle anticipazioni che erano già le proiezioni a seggi chiusi. Amatissimi dagli elettori, assuefatti dai media elettronici a bruciare il tempo, non meno che dagli eletti, per i quali «sapere» l'esito qualche ora o minuto prima può significare prepararsi con calma una decente reazione. Ma se l'anticipazione venisse «anticipata» (e divulgata) al punto di influenzare le votazioni ancora in corso? E, ancora, un dubbio atroce ancorché ipotetico, davanti a tanta diabolica precisione: se i rilevamenti sono così esatti non potrebbero utilmente sostituire le consultazioni, o almeno consentire di espletarle in una forma ridotta, semplificata, econo-, mica? Il deputato verde Mauro Paissan non la prende alla leggera. «Il rischio di turbativa in caso di fuga di notizie c'è, eccome. La riservatezza deve essere garantita. Ci vuole una disciplina, altrimenti può accadere che alcuni vengano privilegiati a scapito di altri. Magari involontariamente. Nel gruppo degli addetti c'è sempre un amico per il quale chiamare è una tentazione irresistibile». Più cauta la comunista di Rifondazione Tiziana Maiolo.«Mi sembrano esagerazioni. Non credo che, anche divulgandolo prima, qualche risultato possa influenzare il voto di milioni di persone. Ci vuole ben altro». Forse è una questione di misura. «In America sulla divulgazione degli exit polis prima del voto ci sono interi libri di polemiche», racconta Renato Man- I verde Mauro aissan nheimer, studioso dei comportamenti elettorali. Il quale confessa che anche lui, «ormai contagiato dalla frenesia di tutti», lunedì mattina ha tentato di saperne di più. «Fra l'altro abito vicino - spiega.- Ma alla Doxa sono stati irremovibili». Poi Mannheimer ricorda un racconto di Isaac Asimov in cui la sondaggiomania mondiale ha raggiunto livelli di sofisticazione tali che le elezioni si svolgono attraverso un'intervista a un solo cittadino. Una sola persona di cui si conosce ogni dettaglio significativo, che cosa mangia, a che ora si sveglia, cosa legge e così via, al punto che che il suo voto diventa rappresentativo dell'intera popolazione. Fantascienza, certo. «Ma se i politici attuali avessero provato a tastare gli umori dei cittadini, non saremmo a questo punto», scherza il professore. Non dimenticando tuttavia di sottolineare che «non tutti i sondaggi sono uguali, e gli exit polis raccolgono fatti e non opinioni». Comunque, conclude Mannheimer, «il fatto di votare costringe laconica pensare, e questa funzione è insosti- ^-^are neppure? Maiolo non ne vuol nemmeno sentire parlare. «Il voto è i\ voto e non si tocca», risponde secca. Paissan è scettico. «Forse per cose come i referendum ci azzeccano, ma voglio vedere i polis fuori dai seggi dopo votazioni politiche fatte in una situazione "di movimento" come quella odierna». E non è tutto. Per il verde c'è il rischio del contesto («Un'opinione sulla pena di morte può cambiare se hanno appena violentato una bambina o se la tv ha mostrato un condannato sulla sedia elettrica»). «Infine, non è detto che la gente vada sempre assecondata. Ci sono anche opinioni fetenti che un politico può legittimamente ribaltare». Maria Grazia Bruzzone I verde Mauro Paissan

Luoghi citati: America, Capalbio, Roma