Il primo a dare la notizia è l'ex portavoce di Giulio di Francesco Grignetti
Il primo a dare la notizia è l'ex portavoce di Giulio Il primo a dare la notizia è l'ex portavoce di Giulio Cm ROMA ™ E' un piccolo giallo, nel più grande mistero che circonda Y affaire Andreotti. Mentre il senatore a vita chiedeva tempo per ragionare sull'ultimissima accusa che i giudici di Palermo gli hanno fatto cadere sul capo, e soltanto a sera rilasciava una dichiarazione, spettava al suo ex portavoce dare al mondo la notizia che in Senato era arrivata un'altra pesante documentazione. La notizia d'agenzia che dà l'annuncio di nuove accuse, infatti, porta la firma di Stefano Andreani, già strettissimo collaboratore di palazzo Chigi. E così ieri in tarda mattinata - mentre tutte le agenzie di stampa procedevano con estrema cautela e ancora cercavano conferme - l'Asca, agenzia di area cattolica, è arrivata prima nel diffondere i nuovi documenti d'accusa. Uno scoop. Ma tra gli addetti ai lavori ha suscitato grande meraviglia la sigla che accompagnava il testo: And, che sta per Stefano Andreani, giornalista «prestato» dall'Asca ad Andreotti durante il periodo di governo e ora rientrato nei ranghi del servizio politico-parlamentare. Chiusa la stagione di palazzo Chigi, dove Andreani convisse come secondo addetto stampa con Pio Mastrobuoni, da qualche mese l'ex portavoce ha ripreso a frequentare il Parlamento come semplice cronista. Preferisce sempre la postazione del Senato, però, che lo mantiene a contatto di gomito con il senatore a vita. Così ieri s'è trovato a maneggiare, proprio lui, i documenti che accusano Andreotti. Vistati dal suo caposervizio Giuseppe Leone, i servizi dell'ex portavoce si sono fatti notare. Andreani ha bruciato i concorrenti sul tempo e in tre successivi lanci, tra le 12,43 e le 12,47, ha dato conto assai precisamen¬ te delle nuove accuse. Prima di tutti gli altri. Con distacco britannico, Andreani ha così svelato la novità delle fotografie compromettenti, del racconto di Baldassare Di Maggio, del rapporto di polizia. Cosa significhi tutto ciò è difille dirlo, anche se alla Camera dove il nuovo capitolo del «caso» Andreotti ha tenuto banco per tutto il giorno - non si parlava d'altro. Ma la risposta, forse, è che nell'andreottismo tutto si tiene. E nei momenti difficili, più che mai. Anche Andreani, nato giornalisticamente a radio radicale con Marco Pannella. Radicale, fino alla svolta improvvisa, quando Andreani è stato assunto all'Asca. Un balzo nell'area cattolica. Senza rete? Non proprio, visto che nasceva in quegli anni un feeling strettissimo tra il giovane giornalista e uno tra i leader più longevi della Repubblica. Una vera amicizia. Andreotti sarà addirittura testimone alle nozze del giornalista. Quando poi Andreotti viene nominato a palazzo Chigi, nessuno si meraviglierà troppo che chiami proprio Andreani nell'ufficio più delicato. Il portavoce - che non ha mai perso l'ironica abitudine di chiamare «Moloch» il suo capo - diventa così l'ombra del presidente del Consiglio. Lo segue nei viaggi. Si intrufola nei colloqui politici. Fa da ambasciatore. Allo stesso tempo, la stella di Andreani s'innalza anche in quella galassia che è l'andreottismo. Diventa il segretario della Fondazione Fiuggi, promossa da Ciarrapico e presieduta, manco a dirlo, dall'allora presidente del Consiglio. Fa da capufficio stampa alla «Roma calcio» quando sbarca la coppia Giuseppe Ciarrapico-Mauro Leone. Andreotti lo nominerà cavaliere al merito della Repubblica. E lui, da parte sua, otterrà anche una laurea «honoris causa» in America. Francesco Grignetti Il giornalista Stefano Andreani fino a pochi giorni fa lavorava all'ufficio stampa di Andreotti
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