«Il Sì? I'hanno imposto i giornali» di Marco NeirottiAlberto Ronchey
Gallino: è stata la gente a trascinare i media «Il Sì? I/hanno imposto i giornali» Garavini accusa, Bocca e Biagi: «Sono baggianate» UN VOTO PILOTATO? VITTORIA facile per il «sì», dicono quelli del no. Facile perché? Perché i mass media si sono schierati, hanno condizionato gli elettori. Fra gli altri, diceva ieri Sergio Garavini, di Rifondazione: «C'è stata una martellante campagna dei media». E' davvero tale il potere di televisione e giornali? «Questa è una grande baggianata», dice Giorgio Bocca: «Tutta la storia politica italiana è lì a dimostrare che i media non hanno mai deciso o cambiato il gusto popolare. Quando c'era il pei tutti i media erano anticomunisti e loro prendevano i voti. Direi, al contrario, che questo è un voto contro i media». Secondo Bocca, all'ultimo tutti i mezzi di comunicazione sono saltati sul carro vincitore: «Fino a poco fa erano a favore dei partiti, del sistema, poi hanno capito dove andava la gente e si sono adeguati. Ma mi chiedo come qualcuno possa ancora pensare che la gente sia così cretina». E' quasi stupito Enzo Biagi: «I giornali hanno spinto in una direzione? Non dovevano farlo?». Dunque, hanno influenzato? «La gente si è mossa per conto suo. Sembra che parliamo di un popò- lo di minorati. Questo è un popolo che nei momenti difficili ha avuto grandi drizzate di schiena. Chi richiamava al no ha avuto le sue tribune. Li hanno seguiti? Adesso danno tanto peso agli articoli di fondo: ma quelli funzionano quando sono contro...». Almeno un po' di ago della bilancia giornali e tv non lo controllano? Il semiologo Omar Calabrese risponde di no: «Ricordiamo il referendum sul divorzio: Fanfani aveva tutto il potere dei media disponibile, c'erano giornali molto governativi. Eppure... L'effetto non si ottiene con la quantità di voci, ma, semmai, con la qualità di esse». Anzi, sostiene l'esperto di comunicazione, i giornali potrebbero aver fatto un cammino inverso: non indirizzare, ma intuire quello che i lettori volevano. Dice Calabrese: «In grande parte la tv, poi i giornali contribuiscono a frammentare il corpo sociale, inducono a un consumo di informazione totalmente individuale. Quando però questo è frantumato, non ha più le forme di composizione tipiche che sono i partiti; allora cominciano loro, i media, a tentare la composizione, la tv si offre co- me orizzonte unificante». Può accadere che questo lavoro di riunificazione porti con sé anche chi avrebbe preso un'altra strada? Il sociologo Luciano Gallino non crede al convincimento dei media, soprattutto nei momenti gravi: «E' un argomento vecchio. La critica massimalista degli Anni 60, fino al '68 e oltre, si fondava su questa idea: la gente non è capace di decidere. Un di¬ scorso simile oggi ci riporta indietro di 30 anni. Anche considerando la modulazione dei voti fra sì e no nei diversi referendum, è evidente che il voto è prova di grande maturità e capacità di riflessione dell'elettorato». E i giornali stanno a guardare? Non proprio: «I mezzi di comunicazione hanno captato per tempo da che parte tirava il vento elettorale. E' possibile che in altri campi, in al- tre situazioni l'opinione pubblica sia formata da loro, basta pensare al Golfo, all'ex Jugoslavia, ma in questo caso quotidiani e tv hanno saputo cogliere l'umore e l'hanno rilanciato, magari enfatizzato». Un'enfasi che è messa sotto accusa da Alberto Ronchey, giornalista ora ministro per i Beni culturali: «Il risultato in generale non dipende da giornali o tv: quando la gente è stanca c'è un effetto valanga, un'ondata emotiva forte. Il problema è un altro: cavalcare questa ondata ha portato a una lettura indiscriminata, a un'analisi tutt'altro che appro- fondita degli otto referendum. Si è diffuso un messaggio che si è generalizzato e così, nell'ondata emotiva, si è votata l'abolizione del ministero dell'Agricoltura. E' una scelta che deploro: è assurda, chi andrà a Bruxelles a rappresentarci? La nostra agricoltura è diversa da regione a regione e noi seppelliamo un organismo che avrebbe dovuto organizzarla. Il problema è qui, nella scarsa analisi dei singoli quesiti». Un effetto valanga che, comunque, viene direttamente dalla gente secondo lo scrittore Saverio Vertone: «Chi oggi accusa i media non ha idea di che cos'è la lettura di un responso elettorale in democrazia. Si diceva: proprio quei partiti sono d'accordo con il sì? Credo che partiti con la pietra al collo abbiano dovuto accettare questa ventata che doveva soffiare. Ed è così anche nei media: non sono i giornali a orientare l'opinione pubblica, ma è lei a soffiare sui giornali che sono vele che raccolgono il vento e procedono sulla base di queste spinte. Insomma: l'opinione pubblica esiste davvero». Marco Neirotti Gallino: è stata la gente a trascinare i media Qui a fianco Giorgio Bocca «I media in questo Paese non hanno mai deciso o cambiato il gusto popolare» Sotto Enzo Biagi, a destra Alberto Ronchey
Luoghi citati: Bruxelles, Jugoslavia
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