Storia di un secolo in 10 delitti

Due penalisti raccontano la Torino nera negli anni fra il 1876 e il 1990 Due penalisti raccontano la Torino nera negli anni fra il 1876 e il 1990 Storia di un secolo in 10 delitti Da Codecà a Diàbolich Attraverso gli archivi della giustizia e della memoria, due penalisti torinesi rievocano dieci fatti di cronaca nera in un libro che è sì cronaca, ma anche e soprattutto storia. La storia degli ultimi cento anni di questa città.■ Dal delitto del cioccolataio Francesco Ganglio, 1876, alla morte per droga di un giovane non ancora ventenne, 1990, ecco affiorare immagini vecchie e recenti: la rivolta per il trasferimento della capitale a Firenze, la costruzione dello stabilimento del Lingotto, Italia-Ungheria 3 a 2, l'ultima esecuzione capitale, il pei nella Fiat di Valletta, l'immigrazione dal Sud, gli anni del terrorismo. Il volume si intitola, semplicemente, «Omicidi in città». Lo pubblica la Pluriverso nella collana «Scrittori»: oggi sarà distribuito nelle librerie. Gli autori non hanno bisogno di presentazioni. Avvocati noti, i loro nomi sono familiari a chiunque segua sulle pagine di cronaca di oggi inchieste e grandi processi. Sono Fulvio Gianaria e Alberto Mittone. Negli articoli di giornale di tutti i giorni, le storie di nera finiscono per assomigliarsi un po' tutte: ci sono le vittime e c'è la ricerca dei colpevoli. Indagini, testimoni, colpi di scena. Casi sbrogliati in ventiquattr'ore e gialli mai risolti. L'opinione pubblica che si appassiona e si divide. Quello che le.rende uniche, diversa una dall'altra, è il contesto nel quale queste storie sono ambientate. Nel caso del cioccolataio Gariglio, la Torino pre-industriale del vermouth e dei caffè, con la gente che va all'inaugurazione di Baratti in Galleria Subalpina e segue al Carignano le repliche del «Barbiere di Siviglia». E con il celebre perito Cesare Lombroso che, nej, processo contro la mandante dell'assassinio, Luigia Sola Trbssarelli, «riferisce alla corte che la donna ha un cervello di 1420 grammi e una grande comunanza di caratteri colle "donne perdute"». Condannata a morte. Con uno stile che Guido Davido Bonino associa nella prefazione a quello del Maupassant dei «contes criminels» e una tecnica narrativa che ricorda il «piano sequenza» del cinema, Gianaria e Mittone danno alle loro storie quel respiro che il la voro quotidiano soffoca. Così, la vicenda di una donna condannata per avere devastato col vetriolo il parroco della Consolata, suo ex amante (1886), diventa un pretesto per riflettere sull'epoca dei café chantant e del governo Crispi, della guerra d'Africa e della voglia di pace. L'uccisione di un salesiano da parte del socio in affari di borsa nera (1917) è l'occasione per parlare della diffusione dello yogurt del dot tor Stephanian e dell'acquisto del terreno su cui nascerà il Lingotto progettato dall'ingegner Matte Trucco. L'omicidio di una commerciante di via Santa Teresa (Vittoria Nicolot ti, 1930) offre lo spunto per ricordare gli effetti italiani della crisi americana del '29. La strage di Villarbasse (dieci morti, 1945) fa da spartiacque tra la fine .della guerra e l'attesa per la Costituzione. Stralci di verbale si mescolano agli avvenimenti politici, economici e di costume di tutti questi anni. Nel capitolo dedicato all'omicidio dell'ingegner della Fiat Eleuterio Codecà (1952) rivivono le tensioni all'interno della fabbrica tra dirigenti e operai, ma anche l'annuncio della stagione del miracolo economico e dei cartelli «non si affitta ai meridionali» degli anni '60. Nel caso del mi¬ sterioso Diàbolich (delitto di via Fontanesi, 1958, insoluto), ecco ricostruito ruolo e peso dei giornali dell'epoca. Nell'uxoricidio di un dirigente tradito, nel 1969, la metafora del grigiore della città industriale. Gli ultimi due racconti sono relativi a fatti recenti: l'omicidio, ordinato da Prima linea, del barista Carmine Civitate (via Paolo Veronese, 1979) e una vita bruciata dalla droga. Quasi due storie a parte. Perché, come scrive Davico Bonino, «significative di una sofferenza non ancora del tutto lenita». Gianni Armand-Pilon La rivolta per Firenze capitale Quando costruirono il Lingotto U 'tota* .* f***"* Vv L'aw. Alberto Mittone (sopra) e di fianco, in una foto del 1952, la casa in via Villa della Regina dove fu ucciso l'ing. Codecà Sotto l'avvocato Fulvio Gianaria Di fianco uno dei tanti messaggi lasciati sul luogo dei delitti. Sotto i Giliberti: l'uomo fu ucciso da Diàbolich

Luoghi citati: Africa, Firenze, Siviglia, Villarbasse