Mengacci & D'Angelo due ragioni per fuggire il giorno delle nozze di Alessandra Comazzi

r TIVÙ'& TIVÙ' Mengacd & DAngelo, due ragioni perfuggire il giorno delle nozze SI fece una grande festa da fare girare la testa, scoppiarono i mortaretti, si fecero dei banchetti», cantava Celentano in «Serafino». C'è sempre qualche occasione per fare grandi feste, nonostante. Un matrimonio, per esempio. «Sposarsi è bene e non sposarsi è meglio», diceva una mia amica che è rimasta fedele alla regola e resiste sulle barricate dello scapolaggio. Non è facile. Anche perché, in questa nostra civiltà delle immagini, sposarsi vuol dire, facilmente, andare in tv: e subito le nozze hanno un altro valore. Si può andare dal rosso Mengacci su Canale 5, a vivere per il gentile pubblico le «Più belle scene da un matrimonio», ai pericolosi confini tra la serietà e il dileggio. Mengacci dice: «Ma è bellissimaaaaaaa» alla sposa coperta di trine, di pizzi e di veli con strascico, che la sera prima gli aveva promesso un abito di grande semplicità, e non sai proprio se la stia prendendo squisitamente in giro, o sia veramente convinto della bellezza e della semplicità della ragazza. Convinto e commosso. Lui nega, si meraviglia dei sospetti, sostiene che ogni sua os¬ servazione, anche quelle che diresti viscidamente ambigue, sono dettate soltanto da una sincera ammirazione per la bella. Sappiamo che la televisione segue la coppia nel suo evolversi, dal fidanzamento alle, parlando con pardon, corna. Ma è sul matrimonio che si punta soprattutto. E' più pittoresco, più allegro, più proiettato verso il futuro, più ottimista. Cosi Ramno ha presentato la seconda edizione di «Luna di miele». Il varietà, condotto da Gabriella Carnicci e Gianfranco D'Angelo, ha debuttato l'altra sera, seguito da 5 milioni 615 mila telespettatori. Non sono moltissimi come per il «manicomio Italia» di «Saluti e baci», ma è sempre una bella cifra, per una serie di giochini sfarfallanti e mediamente scemi. Ma non tutti: alcuni sono persino significativi. Un quiz mette in palio 50 milioni. Si fa una domanda al concorrente in cabina: poi si sente una voce che offre, in cuffia, la risposta esatta in cambio di dieci milioni dei 50. Naturalmente tutti ascoltano, il corruttore finge di essere ascoltato soltanto dal corruttibile, i soldi non si vincono. Bene, su tre parteci¬ panti si sono fatti corrompere in due. Il terzo, quello che ha rifiutato, era un ragazzo che veniva dal Canada. A «Luna di miele» partecipano tre coppie di sposi, tutte belle, giovani (il record a Chiara e Davide, 16 anni lei, 21 lui) e radiose. Gareggiano in giochi vari, anche in combutta con la collaudata coppia ospite, che sabato era formata da Teresa e Luciano Rispoli. Gianfranco D'Angelo fa Gianfranco D'Angelo con le sue battute. Esempio: cerca in tasca, per uno dei giochi, la busta di un notaio. Trova invece la lista della spesa con un appunto finale: «Tagliati la barba perché Castagna ha fatto più audience di te. Firmato, Rita. E che è? In sartoria mi hanno dato la giacca di Frizzi». Ecco qua. Gabriella Carnicci, lunghi capelli con scriminatura centrale, stile Anni Sessanta, è Gabriella Carnicci: parla in fretta, non si impapera, consolida il quasimonopolio carlucciano del sabato sera. Le spose sono vestite da sposa tutto il tempo, sembra un po' una mascherata. Le maschere del sabato italiano. Alessandra Comazzi zzi |

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