Ritorno in Italia per Fidanzati l'imperatore del narcotraffico

Ritorno in Italia per Fidanzati l'imperatore del narcotraffico Estradato dall'Argentina, è il boss che si occupava di raffinare la droga Ritorno in Italia per Fidanzati l'imperatore del narcotraffico àia JJàTOIIflD ' » PALERMO '•Ti DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Giacca di pelle scura su t-shirt azzurra e jeans, don «Tano» regala sorrisi e battute davanti a telecamere e taccuini. E' appena sbarcato dal volo proveniente da Buenos Aires, Gaetano Fidanzati: lo attende una cella del carcere di Rebibbia. Dovrà scontare dodici anni per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Già, la droga. Il clan di Gaetano Fidanzati e dei suoi fratelli Carlo, Antonio, Stefano e Antonino, è considerato uno dei più forti e attivi nel narcotraffico internazionale. Non solo. «Don Tano» ha un ruolo di rilievo anche nello schieramento dei «corleonesi». Una carriera rapida, quella di Gaetano Fidanzati. Al processo alla «nuova mafia» vent'anni fa era stato considerato poco più che un apprendista. Lui respinge il titolo di boss e le accuse: «Sono contento di essere di nuovo in Italia. Respingo tutte le accuse» ha detto all'arrivo a Fiumicino. E sì che di accuse gliene hanno addossate un bel po'. La più pesante: associazione mafiosa finalizzata al traffico internazionale di cocaina ed eroina. L'ex «nessuno», lo scolorito gregario che per il rotto della cuffia fu assolto dall'imputazione di concorso nella strage di viale Lazio nel 1969, in Argentina ha scontato tre anni di carcere per ingresso illegale con falsi documenti. Ora in Italia ha davanti a sé una ventina di anni di prigione a cominciare dai 12 che ebbe inflitti nel primo maxiprocesso a Cosa Nostra il 16 dicembre 1987. Dopo questo verdetto, essendo libero per scadenza dei termini della carcerazione preventiva, Fidanzati fuggì in Ar¬ gentina mentre i suoi fratelli continuavano a gestire le varie attività del clan, sempre a doppio filo con il gruppo dei corleonesi di Totò Runa. Una dinastia di narcotrafficanti: la conferma la si è avuta quando un anno e mezzo fa vicino a Cotogno Monzese due dei suoi figli, Giuseppe e Guglielmo, furono sorpresi con un grosso quantitativo di cocaina. Droga e soldi. Tanti l'una e gli altri. Bella vita e crimini a ripetizione. Sempre stando accanto ai boss vincenti come Alfredo Bono che, nel Nord Italia, con tre fratelli avrebbe riciclato centinaia di rniliardi di lire in svariate attività e avrebbe anche messo lo zampino sul casinò di Sanremo. Non sempre a Gaetano Fidanzati è andato tutto bene. Il 20 novembre del 1970 ad esempio fu intercettato a Castelfranco Veneto con altri tre «picciotti» durante una missione di morte: avrebbero dovuto assassinare Giuseppe Sirchia inviato lì in soggiorno obbligato. Ma la condanna a morte fu soltanto rinviata di alcuni anni. Una sera Sirchia, detenuto in semilibertà, fu ucciso davanti al carcere dell'Ucciardone insieme con la moglie. Poco dopo essere stato rilasciato a Castelfranco Veneto, Fidanzati fu fermato a un posto di blocco a Milano. Con lui in auto c'erano alcuni grossi calibri di Cosa Nostra: Tommaso Buscetta, Gaetano Badalamenti, Gerlando Alberti, Giuseppe Calderone e Salvatore Greco detto «Cicchiteddu». Ma evitarono tutti la cattura: i poliziotti non li riconobbero grazie a documenti falsi. Pochi anni dopo s'è compreso bene che tutti quei siciliani a Milano (e Stefano Fidanzati in particolare a Torino) avevano fatto scorrere fiumi di cocaina ed eroina raffinata a Palermo prima che le raffinerie di Cosa Nostra fossero tutte scoperte, l'ultima nel 1985 nella periferia di Alcamo, la più attiva d'Europa, che lavorava eroina per un miliardo al giorno. Fidanzati adesso in Italia dovrà difendersi dal sospetto di aver fatto uccidere l'agente della squadra mobile Natale Mondo che si era infiltrato nella sua cosca. Ma altri guai si annunciano per don Tano. E' stato rinviato a giudizio, insieme al fratello Antonino e ad altre 108 persone, il 4 aprile dal giudice istruttore veneziano Francesco Saverio Pa¬ vone, al termine di una maxi-inchiesta sulla criminalità organizzata nel Veneto. In questo procedimento, Gaetano Fidanzati è accusato di associazione per delinquere, associazione per delinquere di stampo mafioso e violazione della legge sugli stupefacenti. Nella sentenza-ordinanza di rinvio a giudizio, costituita da 1267 pagine, Fidanzati è indicato tra gli organizzatori di un'associazione criminosa operante in vari settori, in particolare nel traffico di ingenti quantità di eroina e cocaina provenienti da Palermo, Roma e Milano e destinate al mercato veneto (soprattutto nelle province di Venezia, Padova e Verona). Nel luglio dell'anno scorso Gaetano Fidanzati era stato in Italia per un soggiorno-lampo. Aveva testimoniato a Milano nel processo alla banda di spacciatori «fior di loto». «Non conosco nessuno degli imputati», disse il boss che fu rispedito in Argentina per scontare l'ultima frazione dei tre anni di carcere. Antonio Ravi dà Un'ascesa favorita daTotòRiina «Felice di essere di nuovo a Roma» Il boss Gaetano Fidanzati sbarca all'aeroporto di Fiumicino: ora è in cella a Rebibbia, deve scontare una i ....... t.j.jn •• condanna a 12 anni