Ad Arezzo il pallone si è sgonfiato

Il club non fa fronte ai debiti e scompare dalla CI tra l'indifferenza della città Il club non fa fronte ai debiti e scompare dalla CI tra l'indifferenza della città Ad Arezzo il pallone si è sgonfiato Che beffa: i soldi si trovano, ma a tempo scaduto UN FALLIMENTO E UNA STORI A MOLTO OSCURA SAREZZO I sgonfia il pallone nella città dell'oro. Da ieri Arezzo non ha più la sua squadra di calcio. Sparita, cancellata, radiata. Colpa dei debiti accumulati in questi anni (oltre 2 miliardi, di cui uno contratto in soli sei mesi, da giugno a dicembre '92, a causa di una campagna acquisti giudicata faraonica), ma anche del disinteresse di una città che non si è mai scaldata troppo per le vicende di questa squadra nata 70 anni fa, che ha calcato la passerella della serie' B ed ha lanciato campioni come Ciccio Graziani. Da ieri tutto questo fa parte dell'album dei ricordi. Il resto è storia di oggi. Il mezzogiorno di fuoco si è consumato secondo le più nere previsioni: la proroga concessa due giorni fa dalla Lega non è servita alla società toscana a racimolare i 525 milioni necessari per pagare gli stipendi ai giocatori e proseguire, con l'esercizio provvisorio, fino alla fine del campionato. Nelle ultime ore sono stati raccolti solo 350 milioni, con l'aiuto della Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, di qualche comitato di sostegno e tramite una colletta popolare. La corsa forsennata contro il tempo continuava, ma ormai non c'era più tempo: alle 12 il tribunale ha ufficializzato il fallimento, alle 13,30 (ultima beffa) si è saputo che Benito Butali, ex presidente, sarebbe stato disposto a versare i 175 milioni mancanti. Niente da fare: come un gol a tempo scaduto. E alle 14,30 la Lega ha annunciato la radiazione dal campionato di CI. Giocatori ed allenatori svincolati a costo zero: se Arezzo vorrà tornare a giocare, dovrà farlo ripartendo dalla Terza Categoria. Reazioni? Soltanto da parte dei diretti interessati o di chi, con l'Arezzo, ha legami d'affetto. Come Ciccio Graziani, che proprio nel club toscano ha cominciato la sua carriera. Vi approdò a 16 anni e vi rimase fino al '73: «Quando il settore giovanile - dice - era curato e c'era una politica giusta, c'erano idee, fermento. Oggi invece si sono fatti passi da gambero fino a sprofondare. E' una vicenda che mi amareggia profondamente, una sconfitta per tutta la città, perché c'è troppa indifferenza. Per risorgere ci vorranno almeno dieci anni». Catastrofico Graziani, affranti e disorientati i giocatori riuniti in conferenza stampa a metà po¬ meriggio. Clima funereo, atmosfera pesante. Qualcuno amaramente proponeva di iscriversi alle liste dì collocamento (soltanto il terzino Caverzan ha un posto sicuro, lo vuole il Palermo), mentre la città accoglieva la notizia con indifferenza. «E' come se mi fosse morto un parente», scuote la testa l'allenatore Mario Rossi. «A questo punto mi cercherò un lavoro», mormora il difensore Berti, titolare della Nazionale di serie C e pupillo del et Boninsegna. «E' una storia incredibile», interviene Bonomi, ex Samp, capitano della squadra che non c'è più. E lancia un'accusa: «Arezzo non ha voluto aiutare l'Arezzo». Un'accusa ribadita anche dal ds Nucifora, criticato pesantemente da Abete nei giorni scorsi, che dai microfoni di Teleadriatica spara grosso: «Questa città non hamai capito il calcio, non ci è mai stata vicina». Insorge solo il sindaco, Valdo Vannucci, che nei mesi scorsi, quando c'erano state le prime avvisaglie della crisi, era sceso in campo per dare il suo contrr- buto, accettando la proposta del presidente Mauro Bianchini di sedere prò tempore sulla poltrona della società: «Mi sono dato da fare, ma tutto si è rivelato inutile». E invita a un esame di coscienza collettivo «perché anche la città ha le sue responsabilità». Una città che non si è mai fatta avanti in questi mesi per tamponare la grave situazione, nonostante grandi risorse tra lavorazione dell'oro ed industrie manifatturiere la rendano una delle più ricche toscane. Ma lo sport non abita più qui da tanto tempo: l'ultimo magnate sportivo che si ricordi è Del Tongo, ma da quando la sua gloriosa squadra di ciclismo (in cui correva il Saronni dei tempi fulgidi) è stata sciolta nessuno ha fatto più niente. Ad Arezzo non c'è una piscina, il palazzetto dello sport ha il tetto distrutto da mesi, gli altri pochi impianti sono lasciati nell'incuria. E da ieri, scomparsa la squadra di calcio, Arezzo non è più rappresentata nello sport. Brunella Ciullini Francesco Graziarli, un «ex» Illustre

Luoghi citati: Arezzo, Etruria, Lazio, Sarezzo