la recessione non «spegne» il diamante

la recessione non «spegne» il diamante Ad Anversa, capitale mondiale della lavorazione, giro d'affari che sfiora i 22.500 miliardi la recessione non «spegne» il diamante Niente tasse, quattro Borse, anche il Pentagono lo «colleziona» LE «AZIONI» CHE BRILLANO ANVERSA DAL NOSTRO INVIATO Nessun gesto concitato, nessuna «grida», ma è in un'atmosfera soft e quasi sottotono che broker e commercianti trattano i loro affari in questa Borsa un po' speciale, dove si trattano «azioni» che brillano, dove la corretta visibilità del prezioso frammento e l'assoluta fedeltà alla parola data, sono ingredienti inscindibili. Siamo in una delle quattro Borse di diamanti di Anversa (una delle venti in tutto il mondo, a cui dovrebbe aggiungersi presto anche quella di Tokyo), quelli per uso industriale, il più diffuso, visto che solo il 20% della produzione serve per gioielli. Diamanti comunque preziosissimi. Basti pensare che il Pentagono ha custodito fin dal '39 diamanti industriali valutati tra i 7 e i 9 miliardi di dollari come «stock strategico» buono per la guerra fredda, ora in parte in vendita. Colpisce, entrando in questo particolare tipo di Borsa, la sua struttura. Un'intera parete è a vetri, collocata rigorosamente a Nord, per far filtrare la giusta luce su quei preziosi piccoli frammenti, spacchettati da normalissimi involucri di carta. In una bacheca, all'ingresso, sono esposte le fotografie e le generalità di chi non ha rispettato le regole di questa, come di tutte le altre Borse, in modo che ovunque e tutti ne siano informati. Se si è espulsi dalla Borsa di Anversa, impossibile entrare in qualunque altra. Ma se ci sono questioni aperte rimediabili, la Borsa offre il suo arbitraggio. «Gli affari si fanno tra le 11 e le 13, nelle ore di maggiore luminosità», spiega il direttore generale Dieter van den Abeelen. Si tratta sulla parola, sulla fiducia. Guai a sgarrare, anche perché l'unica porta che apre la strada alle contrattazioni è la garanzia data da almeno due associati che rispondono del nuovo arrivato per due anni. Si tratta seduti a lunghi ta¬ voli, faccia a faccia, senza distrazioni. C'è solo una donna a spezzare l'omogeneità dei visi maschili, almeno nel tempio degli affari, perché invece nelle piccole e grandi aziende di Anversa e di Kempen, o nel centro dove si certifica purezza e colore del diamante, le donne predominano. E, assicurano i manager, le più abili nel certificare gradazioni e purezza sono ex infermiere, abituate a prendere decisioni tempestive. Curiosità di un mondo e di un commercio che ad Anversa è saldamente in mano agli ebrei, il che spiega anche la piccola sinagoga inserita nei locali della Borsa. Regole e stile che disciplinano una produzione e un mercato che qui ad Anversa ha una tradizione di 500 anni e mette in moto ogni anno un giro d'affari di 22.500 miliardi di lire, dando lavoro a 30 mila persone. Il «Dio-diamante», spunto per una brillante commedia rappresentata in questi giorni nella città di Rubens, non sembra risentire della recessione. Almeno così dicono gli esperti della capitale mondiale del commercio e della lavorazione di questa gemma. Nemmeno l'instabilità politica della Russia, importante centro di produzione, sembra preoccupare. «Business is business: non possono fare a meno di tenere buoni rapporti con noi. E poi hanno già imparato la lezione, dopo aver provato a praticare il dumping con il platino», assicura mister Baert, manager del «Centro mondiale dei diamanti» di Anversa. D'altronde, da Londra, la stessa De Beers - società checontrolla in monopolio la produzione mondiale dei diamanti grezzi - pur accusando un calo del 35% dei profitti e del 29% dei dividendi, sottolinea l'atteggiamento «positivo» del consumatore nei confronti dei gioielli, tanto che le vendite del '92 sembrano aver uguagliato quelle dei due anni precedenti. E se i mercati europei sono deboli e preoccupano le minori vendite ai giapponesi, in compenso, dicono qui ad Anversa, gli americani sembrano gradire sempre di più questo luminoso carbonio puro. I prezzi? Molto dipende dalla moda. Si scopre così che i preziosissimi diamanti rosa australiani sono snobbati in Italia, che in Giappone (secondo mercato per Anversa) preferiscono diamanti piccoli purché purissimi, mentre agli americani va bene tutto, «purché brilli». Sofisticata tecnologia assolutamente protetta e quindi non esportata, rigorosi metodi di lavorazione e di controllo del diamante dove il computer e il laser la fanno sempre più da padrone, regole severe per il commercio assolutamente libero da qualunque tassa sono la carta vincente che continua ad assicurare un ruolo preminente a questa città, promossa capitale culturale dell'Europa 1993. Stefanella Campana

Persone citate: De Beers, Stefanella Campana