E l'impresa detta le condizioni di Francesco Bullo
E l'impresa delta le condizioni E l'impresa delta le condizioni «Né aiuti, né stampelle, ma regole del mercato» VENEZIA. Ma che vuole la piccola impresa? «Né aiuti né stampelle» risponde il presidente nazionale Giorgio Grati, ma il ripristino delle «regole del mercato». E quale futuro è ipotizzabile per i «piccoli» in un mercato che va assumendo dimensioni internazionali? Quello delle «multinazionali tascabili»: la ricetta è di Vittorio Merloni, ex presidente della Confindustria. Sono questi i due filoni principali, ma non contrapposti, che hanno tenuto banco al convegno degli imprenditori privati. Grandi ha insistito perché «vengano assicurate le condizioni di competitività e vengano abbattute le barriere che ci separano dall'Europa» ed ha sollecitato l'introduzione del conto corrente finanziario che «prima ancora di essere un mezzo per restituire respiro alle nostre piccole imprese, è una richiesta fondata sulla necessità di ripristinare rapporti giusti ed equi tra Stato e cittadino, allontanando l'immagine di uno Stato pronto a percepire i tributi, ma dimentico di assolvere ai propri doveri». Problemi e difficoltà tanto noti quanto irrisolti. Merloni invece ha giocato una carta a sorpresa. Che vuol dire? «Si pensa alla multinazionale come un modello per pochi, fatto di grandi strutture, di grandi gerarchie e di grandi impieghi di capitale. Penso invece a una multinazionale in cui la flessibilità, l'inventiva, la mobilità degli uomini e delle idee sono la parte predominante». Un cambiamento radicale di idee e di prospettine. Perché? «Ce lo impone la recessione, una vicenda che non è soltanto congiunturale. Ci sono, infatti, i segni sempre più evidenti di un cambiamento strutturale e di un mutamento di quello che è l'orizzonte minimo vitale per un'impresa». Un invito a giocare d'attacco, e non in difesa? «Si può soprav¬ vivere anche facendo finta che non sia cambiato niente, chiudendosi in una nicchia di territorio e di mercato, dove ci si può sentire più forti e più protetti. Ma questa è un'illusione che dura poco». Per questo Merloni propone un modello multinazionale «che è un po' come la cucina cinese, un business di 50 milioni di cinesi fuori del loro Paese, che possiedono soltanto un "know-how" ed una politica di prodotto che regge a qualunque concorrenza. E' una multinazionale che i manager si portano dietro come un telefono tascabile senza bisogno di essere legati ad un filo o ad una postazione». Uscire dal guscio e guardare all'Europa. Tra le priorità aperte dall'allargamento del mercato delle piccole imprese, il commissario Cee per il settore, Vanni D'Archirafi, ha sottolineato che «è necessaria .una vera e propria "cabina di regia" che coordini i rapporti Italia- Comunità. Questa cabina di regia permetterà di ottimizzare l'utilizzazione degli strumenti comunitari da parte del sistema industriale italiano». Tra le strategie indicate per le piccole e medie imprese con il sostegno della Comunità Europea, D'Archiravi ha indicato come necessari l'accesso delle aziende ai programmi europei di ricerca, l'utilizzazione al meglio dei fondi strutturali e un migliore sfruttamento delle fonti di finanziamento creditizio. Guardiamo oltre confine, ma non dimentichiamo i problemi interni. «La nostra competitività - ha detto Grati - è imbrigliata dalla mancanza di efficienti infrastrutture, da un elenco infinito di disservizi, di ritardi e di improduttività della parte pubblica del Paese. La vita quotidiana delle aziende è così una corsa ad ostacoli». Francesco Bullo
Persone citate: D'archiravi, Giorgio Grati, Grati, Merloni, Vanni D'archirafi, Vittorio Merloni
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