Gerusalemme, il turista diventa re David

Gerusalemme, il turista diventa re David La Città Santa come Firenze: anche in Israele c'è una «Sindrome di Stendhal», già mille i ricoverati Gerusalemme, il turista diventa re David Nuovi Gesù e Sansone sconvolti dall'impatto con i luoghi a lungo sognati DTEL AVIV OPO due o tre giorni a Gerusalemme, avvertono in sé un profondo cambia ! mento e provano un bisogno impellente di comunicare un messaggio all'umanità. Molti si toccano il ventre e parlano di una sorta di «fonte» sgorgata all'improvviso. Poi vogliono a tutti i costi «purificarsi» e vestirsi con panni bianchi, magari con le lenzuola degli alberghi. Così lo psichiatra israeliano Yair Bar-El, il medico che ha teorizzato la «Sindrome di Gerusalemme», descrive i sintomi provati ogni anno da decine di turisti che, giunti nella Città Santa dopo averla a lungo idealizzata, vengono sconvolti nell'equilibrio psichico per il duro contatto con la realtà. In 15 anni Bar-El ha dovuto ricoverarne mille, e altrettanti hanno avuto bisogno di un trattamento psichiatrico. Nelle corsie dell'ospedale di Kfar Shaul è stato un susseguirsi di «reincarnazioni» di re David e di Giovanni Battista, di nuovi Gesù e di profeti. Fra i ricoverati c'è stato anche un «Sansone», fermato presso il Muro del Pianto mentre cercava di «rimettere al suo posto» una grossa pietra: è riuscito a fuggire dopo aver abbattuto una parete e divelto un cancello. In un dibattito organizzato a Gerusalemme dall'Istituto italiano di Cultura, Bar-El si è incontrato con Graziella Magherini dell'Università di Firenze, studiosa della «Sindrome di Stendhal», per discutere differenze e analogie fra le due afflizioni. Negli ultimi nove anni la Sindrome di Stendhal ha colpito a Firenze 106 turisti. «L'improvviso contatto con i capolavori artistici ha spiegato la prof. Magherini - produce allucinazioni e una crisi psichica». La sindrome prende il nome dallo scrittore francese che già nel 1817, durante la sua prima visita a Firenze, riferì nei diari delle «palpitazioni» avute nella visita a Santa Croce e del «senso di vertigine» provato di fronte alle meraviglie artistiche della città. Fra i turisti che affollano Firenze ci sono stati casi di depressione, di ansietà, euforia, senso di onnipotenza e di sdoppiamento della personalità. Ma nessuno, finora, ha affermato di essere Lorenzo il Magnifico o Dante Alighieri. Gerusalemme, invece, costituisce un polo d'attrazione per quanti ritengono di essere la reincarnazione di un personaggio biblico o di avere comunque una «missione» da svolgere per l'umanità. Le tabelle statistiche del dott. Bar-El mostrano che fra le vittime più frequenti spiccano i soggetti protestanti cresciuti in famiglie molto religiose e abituati a consultare i testi biblici per risolvere problemi quotidiani. Da alcuni anni a questa parte, gli operatori turistici di Gerusalemme sono stati aggiornati sui sintomi della sindrome: già ai primi segni i malati vengono portati a Kfar Shaul e sottoposti a intensi colloqui volti a ricostruire il rapporto con la realtà. Anche i soldati di pattuglia nella zona di Gerico non si stupiscono più quando si imbattono in biondi e abbronzati «Giovanni Battista» immersi nella meditazione, che vagano per il deserto della Giudea e sfiorano i campi minati. A volte la malattia mentale può provocare guai seri. E' il caso di Allan Goodman, un ebreo australiano che all'inizio degli Anni 70 suscitò la collera dell'intero mondo islamico quando penetrò armato nella spianata delle moschee a Gerusalemme, uccise alcune persone e appiccò il fuoco alla moschea di Al-Aqsa. Più spesso, però, il messaggio ha un carattere pacifico. Il mese scorso è spuntato un «portavoce del Messia», Leon Mellul, che ha preannunciato con fax inviati alle agenzie di .;tampa l'imminente costruzione del Terzo Tempio: «Servirà da ambasciata - ha spie gato - per l'entità extraterrestre che ispirò il Dio degli ebrei». Un altro turista che afferma di aver potuto conversare con Dio a Gerusalemme è David Koresh, il leader della setta dei «Davidiani» che da oltre un mese e mezzo è tenuto sotto l'assedio di agenti dell'Fbi in una villa del Texas. Fanno bene gli agenti texani - è stato chiesto al dott. Bar-El - a diffondere con potenti altoparlanti una canzoncina insulsa di Nancy Sinatra e mterminabili nenie tibetane? «In casi del genere - ha risposto - sarebbe preferibile consentire al paziente di spiegare in dettaglio le sue tesi, intessere con lui un dialogo teologico e spostare gradualmente la conversazione su un piano metafìsico. Ma nel caso di Koresh non so se ciò sia possibile». AldoBaquis Tra i «folgorati» il santone texano assediato dall'Fbi