«Morta per colpa dei giudici»

Varazze, il padre di una ragazza uccisa: «Denunciò l'omicida ma non fu ascoltata» Varazze, il padre di una ragazza uccisa: «Denunciò l'omicida ma non fu ascoltata» «Mortii per colpa dei giudici» L'accusa sulla tomba della figlia VARAZZE. «Voi: carabinieri, magistrati, medici, avete omesso l'esercizio delle vostre funzioni ed io, dal 13 gennaio del 1990, mi trovo qui». Sono le parole che Francesco Danini, padre di Marina Rosaria, 26 anni, uccisa tre anni fa a Genova Voltri dall'ex fidanzato, avrebbe voluto vedere incise sulla lapide della figlia sepolta nel cimitero di Varazze. L'uomo chiede ora giustizia, deciso a non «archiviare», come hanno fatto i giudici, il dramma che ha colpito la sua famiglia, del quale ritiene responsabili coloro che hanno sottovalutato le denunce, le querele, gli esposti fatti dalla giovane perseguitata per quattro anni dal suo assassino, l'ex fidanzato che non aveva accettato la rottura della relazione sentimentale. Vuole che sulla tomba della figlia venga scritto il duro epigramma, ma la legge non glielo permette. Gli uffici comunali di Varazze, dove Francesco Danini ha presentato la domanda in carta da bollo per ottenere l'autorizzazione all'iscrizione, hanno risposto che una lapide di quel genere è contraria al regolamento di polizia mortuaria. Ma l'uomo non si è arreso. Ha ripetuto la frase sulla copertina di un quaderno che ha appoggiato, aperto, sulla tomba di Marina Rosaria. Il custode del cimitero lo ha subito tolto e Danini, in segno di protesta, ha fatto stampare il suo grido di dolore in vistosi manifesti che ha affisso sui muri interni del camposanto. Il custode si è quindi rivolto agli assessori competenti che hanno chiesto ai carabinieri di convincere l'uomo a desistere dai suoi propositi. Un compito difficile perché per Da- nini la battaglia non è finita. L'ex materassaio e tappezziere, emigrato dal Sud 30 anni fa, ha scritto centinaia di lettere di denuncia. Si è rivolto prima al presidente della Repubblica Francesco Cossiga, poi al suo successore Oscar Luigi Scalfaro, all'ex ministro della Giustizia Claudio Martelli, ad alti funzionari dell'arma dei carabinieri. «Penso che sia un mio diritto iscrivere una lapide così severa - ha spiegato Danini -. Mia figlia ha peregrinato per anni da una caserma all'altra per chiedere aiuto. Si è rivolta ai carabinieri di Pegli, dove risiedeva il suo assassino, a quelli di Voltri, dove abbiamo un'attività commerciale. Ma nessuno l'ha ascoltata. Diceva di avere paura, di essere stata minacciata, ma loro rispondevano di chiamarli solo nel caso fosse stata aggredita». Ma Marina Rosaria non ha fatto in tempo a sfuggire al suo aggressore. Bartolomeo Patrone, un disoccupato di Pegli allora trentanovenne, l'ha uccisa a coltellate in via Camozzini, proprio davanti al negozio di abiti da sposa gestito dalla giovane insieme alla* madre Vincenza e alla sorella Lucia. La bella brunetta, dai modi gentili e simpatica a tutti, alle 11 di mattina del 13 gennaio di tre anni fa era sola in negozio. Come spesso succedeva da quando aveva lasciato l'ex fidanzato, era stata pedinata. Bartolomeo Patrone entrato come una furia nel locale, aveva iniziato a picchiarla violentemente. Marina Rosaria aveva tentato di fuggire per chiedere aiuto. Ma l'uomo, dopo aver estratto un coltello affilato, l'aveva colpita al torace, all'addome, sulle mani, sulle braccia. La donna era rimasta a terra esanime, a faccia in giù, con il coltello conficcato nella schiena. Bartolomeo Patrone, riconosciuto come un giovane dal carattere violento e ossessivo, aveva tentato di fuggire ma era stato bloccato dalla folla che minacciava il linciaggio. Venne arrestato da una pattuglia dei carabinieri. Dopo l'interrogatorio del giudice era stato riconosciuto mentalmente labile. Grazie alla perizia psi- chiatrica, gode ora della semilibertà ed entra ed esce dall'ospedale. «Mia figlia è morta - dice ancora Francesco Danini -. Ma io voglio lottare perché episodi del genere non si ripetano. Se una donna viene minacciata, se c'è una denuncia precisa, i carabinieri, i giudici, hanno il dovere di fare un controllo. Da quel che mi risulta, il pretore che aveva il compito di svolgere le indagini ha archiviato il caso senza neppure convocare l'ex fidanzato di Marina. Mia figlia è stata vittima della crudeltà di un uomo, ma anche dell'indifferenza di chi non ha ascoltato le sue richieste di aiuto». Alessandra Zacco Ma il sindaco si è opposto Bloccata anche una raccolta di firme E intanto l'assassino è in semilibertà Marina Rosaria Danini è stata uccisa a coltellate tre anni fa dall'ex fidanzato che non si era rassegnato alla rottura del loro rapporto sentimentale

Luoghi citati: Genova, Varazze