Amato: al Quirinale prima dei risultali

Il presidente del Consiglio agli imprenditori: anzitutto la legge elettorale, poi la svolta Il presidente del Consiglio agli imprenditori: anzitutto la legge elettorale, poi la svolta Amalo; al Quirinale prima dei risultali «Il mio governo ha finito il lavoro, si apre un 'altra fase» VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO Cronaca di una morte annunciata. E ormai imminente. «Non martedì come è stato detto, ma lunedì prima che si sappiano i risultati dei referendum, tra le 14 e le 14,15, mi recherò dal Capo dello Stato per concordare come aprire una fase successiva di cui l'Italia ha bisogno»: il presidente del Consiglio, il socialista Giuliano Amato, annuncia così che è pronto a farsi da parte. Sul palcoscenico del Teatro La Fenice di Venezia, Amato dice: «Credo che il mio governo abbia fondamentalmente finito il lavoro. Nelle prossime settimane qualcosa dovrà succedere. In ogni caso, chi aspetta svolte taumaturgiche o palingenesi, fa bene a lasciarle al corpo elettorale». Seicento imprenditori, assiepati nelle poltrone rosse della platea e degli storici palchi, intervenuti a un convegno delle piccole imprese aderenti alla Confindustria, ascoltano con attenzione il presidente del Consiglio. E appena finito il discorsotestamento gli concendono un'ovazione: 37 secondi di applausi. Amato piace e gli imprenditori danno l'impressione, di gradire la sua permanenza a Palazzo Chigi, nei modi eventualmente possibili (da un governo rinnovato a un mandato bis). Anche se intende andare lunedì al Quirinale per mettere a disposizione l'incarico, è lo stesso presidente del Consiglio a far presente che il vero cambiamento non scaturirà dal referendum di oggi e domani sul sistema elettorale e limitato ad alcuni aspetti del voto per il Senato. Per consentirlo bisogna studiare immediatamente «nuove regole elettorali per creare maggioran¬ ze più chiare e governi più stabili: le svolte si faranno dopo», osserva Amato. «Bisognerà lavorare nelle prossime settimane non per svoltare, ma per preparare le regole che gli italiani dovranno avere». Poi gli italiani voteranno e si cambierà davvero. Amato è salito sul palco della Fenice appena ha finito di parlare il presidente della Fiat. «Il presidente Amato - ha detto Giovanni Agnelli - ha svolto il compito affidatogli al meglio delle sue possibilità. Ora si può sperimentare una formula istituzionale oppure continuare con una gestione come l'attuale che riesca a darsi però radici parlamentari più solide. L'importante è che non si ritardi nemmeno di un giorno la discussione delle riforme fondamentali». Agnelli ha definito i referendum «una tappa fondamentale», interpretando l'ansia di novità diffusa tra gli imprenditori da tempo schierati a favore delle riforme elettorali. E il presidente del Consiglio cerca di dare spessore politico a queste spinte verso il rinnovamento: «E' importante che la voglia di cambiare sia combinata con la voglia di costruire. C'è bisogno di una democrazia più pulita, ma anche di una democrazia che funzioni». Il ricambio comincia dalle facce, dall'uscita di scena di tanti protagonisti della vita politica: «Molti non dovranno più esserci e molte persone che non abbiamo mai sperimentato dovrebbero essere utilizzate». Per Amato non c'è dubbio che «il male dell'Italia» derivi dal fatto che «siano stati sempre gli stessi a governare». Ma con nuove regole elettorali «vivaddio faremo anche noi come negli Stati Uniti» dove con Clinton sono arrivati tanti volti nuovi. Insomma anche l'Italia sta vivendo la sua rivoluzione. E Amato, benché pronto a lasciare Palazzo Chigi, rivendica di aver dato un contributo decisivo dall'estate scorsa a oggi per favorire la nascita di un sistema diverso. Cita la riforma delle pensioni, ricorda la trasformazione degli enti pubblici in società per azioni, sottolinea l'impegno per le privatizzazioni definite ormai «irreversibili». Ammette anche gli «errori fatti in questi mesi», ma avverte che in futuro «il cambiamento non potrà investire l'azione di riduzione del fabbisogno pubblico, non potrà mettere in discussione la strategia delle privatizzazioni, dovrà determinare condizioni che permetteranno alla lira di rientrare nel sistema monetario europeo». A proposito della tempesta valutaria degli ultimi mesi, Amato ha sostenuto che non sarebbe stato opportuno «mantenere per la lira un cambio troppo aggressivo». La lira è stata cioè sopravvalutata per troppi anni e quindi, secondo Amato, «doveva accadere» la revisione dei rapporti tra le monete, opportuna per le stessi sorti dell'industria italiana. Il presidente del Consiglio ha ricordato i colloqui con i partner della Cee: «Mi sembrò di cogliere da parte di alcuni un'abitudine ad avere l'industria italiana come una concorrente strozzata dal cambio. Non era- invece nostra intenzione mantenere per la lira un cambio troppo aggressivo». Adesso bisogna continuare con le misure per il risanamento, senza illudersi sui primi sintomi di ripresa economica: «Possiamo ritornare a lavorare con fiducia. Io preferisco questa parola all'ottimismo». Roberto Ippolito ROMA. Accenti diversi ma apprezzamento pressoché unanime: Giuliano Amato ha lavorato bene e sarebbe opportuno che continuasse a guidare il governo italiano, almeno fino alle elezioni «riformate». Questo, con poche eccezioni, l'opinione corrente riscontrata in un sondaggio rapido tra gli industriali del convegno veneziano di ieri. «Ha sentito quanti applausi? Certo che vogliamo che resti», osserva Luigi Lucchini, ex presidente della Confindustria. E Vittorio Merloni, suo predecessore: «Al governo serve un Amato-bis o un altro premier come lui». Per Giancarlo Lombardi, membro di giunta di Confindustria, «Amato ha dimostrato di saper lavorare bene» e secondo Pietro Marzotto, imprenditore tessile, «è opportuno che resti». Per Diego Della Valle, imprenditore calzaturiero «Amato deve andare avanti», come pure per Carlo Pe¬ sci, imprenditore meccanico, Gianni Caovilla, vicepresidente dell'associazione industriale veneziana e per il collega Aldo Bernuzzi secondo cui «Amato è un. uomo di grande valore». D'accordo anche Paolo Passanti, consigliere della Confindustria, e Luigi Rossi, presidente dei calzaturieri. L'industriale enologico Gino Lunelli vota per Amato fino alle elezioni, mentre l'imprenditore torinese Carlo Bava ricorda che a contare non sono gh uomini ma le formule. Per l'ex presidente della Federveneto Giancarlo Ferretto «Amato dovrebbe succedere a se stesso» e per l'industriale metalmeccanico Adriano Fracasso «Amato è stato l'unico a lavorare bene». Di opinioni simili Mirco Nones, imprenditore meccanico, mentre l'immobiliarista Renato Della Valle approva l'opera di Amato ma vedrebbe bene anche un governo istituzionale guidato da Spadolini. SI/NO SONDAGGIO SU AMATO L'Ir GIANCARLO LOMBARDI Indust. Tess. "Ha lavorato meglio degli altri" LUIGI LUCCHINI Indust. Sider. "Chi dopo Amato? Ma non li ha senfiti gii applausi?" VITTORIO MERLONI Indust. Elett. "Ancora lui o un altro che operi come lui" PIETRO MARGOTTO Indust. Tess. "Si è bravo, ha dimostrato di saper governare"

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