Ma Orlando non s'infiamma di Valeria Sacchi

Ma Orlando non s'infiamma Ma Orlando non s'infiamma «La ripresa vera resta ancora lontana» L'IMPERO FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO Sulla ripresa Luigi Orlando è molto cauto. «Mi rendo conto che alcuni settori hanno recuperato competitività. Ma con tutta la buona volontà, una ripresa generalizzata per ora non la vedo». Il presidente del gruppo Smi esce dal consiglio di amministrazione dell'Europa Metalli, che ha appena esaminato i risultati 1992. E anche da qui non può trarre motivi di allegria. A livello consolidato, la società che raggruppa le attività industriali del rame, registra una perdita di 67,4 miliardi, su un giro d'affari di 3122 miliardi. I consiglieri, tra cui Giampiero Pesenti, lasciano la sala. Orlando si ferma, per spiegare le cifre. Premette: «E' stato un anno davvero difficile, assai più del previsto. Con i primi sei mesi in bilico, e gli ultimi sei in decisa recessione, perfino in Germania. Ma non ci arrendiano. Abbiamo iniziato una ristrutturazione a livello dell'intero gruppo, per recuperare competitività sui costi industriali. E avremmo già dovuto avere dei benefici, non fosse stato per il peggiorare della congiuntura». La nuova svolta, che sarà completata entro 18-24 mesi, riguarda un piano di investimenti sul prodotto e sulle reti commerciali, e un nuovo assetto di vertice che assegna a Sergio Ceccuzzi, amministratore delegato della controllante Smi e vicepresidente di Metalli, la responsabilità della gestione operativa delle attività industriali. Una riorganizzazione che «accorcia» i tempi delle decisioni e rende più autonome le province. Indispensabile in un gruppo che, in cinque anni, attraverso acquisizioni estere è salito da 750 a 3200 miliardi di fatturato, di cui oltre il 70% in Germania e Francia. Consolidandosi leader europeo del rame con una quota del 30%. «A me, come presidente del gruppo, spettano i compiti della gestione finanziaria e strategica, a Ceccuzzi la gestione», puntualizza Orlando. Varerà l'aumento di capitale già autorizzato? «Per gli investimenti previsti dal piano, ricorreremo a mezzi autogenerati, gran parte dei quali sono già stati accantonati. Solo se avremo dei risultati, potremo eventualmente decidere di chiedere danaro agli azionisti. Non prima». E sul quadro generale che pensa? Quali le priorità per agganciare l'Italia alla ripresa? «E' importante completare l'accordo di luglio, ribassare ancora il costo del danaro. E poi ci vuole una gestione avveduta del deficit. Bisogna liberare risorse per una domanda pubblica qualificata. Il governo ha già fatto qualcosa, anche con le privatizzazioni, e dal voto di domenica spero emergano indicazioni per rapidi cambiamenti». La parola passa a Ceccuzzi, tutta una carriera nel gruppo Orlando. «Il margine operativo lordo è calato nel 1992 del 7% a 216 miliardi. Ma dobbiamo migliorarlo. Abbiamo già investito per 171 miliardi lo scorso anno, altri 150 miliardi investiremo quest'anno. Certo i debiti sono pesanti, ma accettabili, e sono comunque sotto controllo». I debiti, a fine 1992 erano 874 miliardi, contro gli 863 del dicembre 1991, e in Ecu rappresentano circa il 30% del fatturato in Ecu. Ceccuzzi, tuttavia, insiste sul recupero dei margini industriali, non solo in Italia ma soprattutto in Francia, dove Trafimeteaux ha perso 80 milioni di franchi, e per¬ fino in Germania, dove Kabelmetal ha ridotto gli utili. Quanto alla Spagna, altro mercato depresso, con i concorrenti finlandesi della Outokumpo è stata creata una società paritetica, la Locsa, che sarà leader nei laminati. La ristrutturazione è già costata nel 1992 in Italia 200 posti di lavoro e la chiusura di uno stabilimento, per il 1993 sono previsti altri 1500 tagli, quasi tutti all'estero. «Anche il 1993 non sarà facile - prevede il vicepresidente operativo di Lmi -. Produciamo semilavorati, e risentiamo quindi della crisi di settori come l'edilizia, meccanica, elettronica. Ma il consumo di rame è destinato ad aumentare con il miglioramento del livello di vita. Quindi le prospettive sono di sviluppo». Ci saranno altre acquisizioni, ad esempio nell'Est? Risponde Orlando: «Potremmo essere interessati ad una parte della conglomerata Mansfeld, nel caso Treuhand decidesse di smembrarla. Ma dalla Russia, viceversa, già importiamo grossi quantitativi di rame». Ultima domanda: come mai non siete entrati in Tangentopoli? «Forse perché siamo a Firenze. Forse perché siamo sempre stati rigidi. Come dimostra la crisi della Sedi, che produce pallottole e ha perso 20 miliardi per la mancanza di commesse dell'esercito». Valeria Sacchi Il presidente della Smi è molto cauto Nel '92 il gruppo ha perso 67 miliardi «Spero grandi cambiamenti dal voto» Giampiero Pesenti e a fianco (foto grande) Luigi Orlando

Persone citate: Ceccuzzi, Giampiero Pesenti, Luigi Orlando, Sergio Ceccuzzi