Parlar di libri (senza Busi) per vivere felici e contenti di Giorgio Calcagno

Parlar di libri (senza Busi) per vivere felici e contenti TIVÙ'& TIVÙ' Parlar di libri (senza Busi) per vivere felici e contenti INCREDIBILE. In Italia riescono a fare una trasmissione televisiva sui libri evitando il Busi di Brescia. E vanno avanti per un'ora e mezzo senza che nessuno venga ad avvertirli. E' vero, devono nascondersi dietro una sigla un po' carbonara, come il Dse, ma tengono il video in un'ora centrale, dalle 12,15 all'13,45, su Raitre; c'è il rischio che abbiano anche un buon pubblico. E di che cosa parlano, quegli sconsiderati, che ignorano «il più grande scrittore vivente»? Parlano di Pavese, di Virginia Woolf, di letteratura femminista, di Mérimée. Piccoli argomenti, come si vede, autori che si sono limitati a scrivere, anziché inventare uno scandalo al giorno; lasciandoci, a nostro dispetto, libri che si leggono anche dopo 50 anni, qualcuno ha doppiato largamente il secolo. Il responsabile di questa dissacrazione si chiama Augusto Zucchi, per trasmettere il suo «Occhio sulla letteratura» si è dovuto rifugiare negli studi di Cinecittà (si vede che alla Rai I si vergognano un po' di lui). In I compenso lo ha riempito di giovani, che seguono, prendono appunti, sanno fare domande. Dse - ci ha spiegato un decrittatore di sigle - vuol dire Dipartimento Scuola Educazione; e c'è sempre il timore che dietro quei paraventi si annidino circolari ministeriali, assessori della Provincia, presidi troppo zelanti, autori di antologie frustrati. Ma lo Zucchi, almeno da come si presenta, non si direbbe il prodotto di simile laboratorio. Anche se nessuno gli ha ancora spiegato chi è il più grande autore vivente, qualche argomento in grado di interessare i suoi interlocutori lo trova. Uno dice Pavese, per esempio. Eh, Pavese, ma non sapevamo già tutto? Infatti, sapevamo già tutto. Compresi quei ragazzi che si sono accoccolati lì davanti, e si bevono le citazioni dal «Mestiere di vivere» o da «Verrà la morte e avrà i tuoi occhi»? Già, quei ragazzi. Il presentatore interpella uno studioso come Giulio Ferroni, e tanti fra gli spettatori si accorgono che forse proprio tutto non sapevano. Il rapporto fra la terra e la donna; la contrad¬ dizione fra la storia e ciò che alla storia sfugge... Uno dice Mérimée, per esempio. Mérimée è roba da crinolina, quando uno ha visto la Carmen, magari nel film di Godard, dovrebbe averne abbastanza. Ma qui vien fuori Renzo Paris, in veste di francesista, e quante novità si scoprono. Chi sapeva che Mérimée aveva esordito con uno pseudonimo femminile, alzi la mano. Ci sono tante cose, forse perfino troppe, mimetizzate dietro quella brutta sigla. C'è Marisa Rusconi che spiega, finalmente in modo chiaro, cosa significa letteratura della donna; ci sono tre studenti che scelgono come libro della settimana «Lettera a un amico ebreo» di Svidercoschi per contestare l'antisemitismo residuo della Chiesa; c'è Sandro Veronesi con il suo «Occhio per occhio» sulla pena di morte; ci sono gli studenti delle Belle Arti che fanno l'identikit del Capitano Nemo in gara con il computer (e la vincono). Solo un nome, alla fine, non salta fuori. Almeno qui, per fortuna, Giorgio Calcagno

Luoghi citati: Brescia, Italia