«Il mio Fantozzi è morto vivere gli faceva schifo»

Paolo Villaggio seppellisce la sua creatura più celebre Paolo Villaggio seppellisce la sua creatura più celebre «Il mio Fantozzi è morto vivere gli faceva schifo» ROMA. Una bara lunga e piatta come una sogliola, su cui spicca, affettuosamente evocativo, il famoso basco blu: il ragionier Fantozzi è morto schiacciato da un rullo compressore, con sul viso un'espressione non di terrore ma di tranquilla rassegnazione. «E' stato contento - spiega Paolo Villaggio - perché così è finita una vita che in fondo gli ha sempre fatto schifo». Il funerale, celebrato durante l'ottavo e ultimo capitolo della saga fantozziana («Fantozzi in Paradiso», regia di Neri Parenti, uscita prevista il prossimo Natale) e celebrato nella bellissima basilica romana di S. Sabina, non chiude la serie di sventure del protagonista. «L'aereo diretto in Paradiso viene dirottato e Fantozzi, invece di ritrovarsi davanti al Padreterno, incontra Budda che gli impone la re-incarnazione». Chiudere con Fantozzi non coincide, per Villaggio, con pentimenti, cambi di rotta, voglia di chiudere con il passato: «Penso che tutto il mio successo, compreso il Leone d'oro alla carriera, sia dovuto a Fantozzi. E per me il grande amore resta lui. Credo anche, però, che a un certo punto sia giusto far finire le cose. Come ritirarsi. Alberto Sordi, per esempio, non ha preso questa decisione e così facendo ha acquistato un che di patetico». Ma non le dispiace l'idea di far finire sotto terra il suo personaggio più famoso? Non pensa sia un gesto di cattivo augurio? «Teme la morte solo chi ha paura di essere dimenticato: Moravia, per esempio, era sempre allegro perché sapeva che sarebbe sopravvissuto, anche tra cento anni. E la stessa cosa riguarda Fellini, e pure Totò che è sempre vivo. Pippo Baudo, invece, deve avere paura di morire: non credo che ci si ricorderà di lui». Vestito in grigio, cravatta nera e fascia nera al braccio (nel film, prima di lui, muoiono ad uno ad uno tutti i colleghi d'ufficio e Fantozzi partecipa ai funerali), Paolo Villaggio ha l'aria soddisfatta mentre chiacchiera con i giornalisti, durante una pausa della lavorazione di «Fantozzi in Paradiso». Morto il povero ragioniere, l'attore si dedicherà ad altro: «Bazza di vetro» di Mario Monicelli in cui reciterà nella parte di un ex pugile suonato; «Il mestiere dell'attore» la nuova opera del maestro Fellini; e forse un film con Pozzetto. Ma non basta: Villaggio ha il suo impegno di opinionista sull'Unità ed è ancora dispiaciuto per non aver potuto realizzare un suo proposito televisivo. «Volevo fare il commentatore per il Tg5, ma non è stato possibile: ho proposto l'idea a Paolo Vasile, il capo degli studi romani della Fininvest e forse ho sbagliato perché avrei dovuto parlare direttamente con Berlusconi. Mentana si è molto preoccupato e ha subito detto di non volere che i miei eventuali interventi fossero inseriti nel suo tg. E' stato un errore, avrebbero guadagnato ascolto». Ma non importa: sono tante, in questo momento, le cose che fanno contento Paolo Villaggio. Oltre ai prossimi impegni («La gioia di lavorare con Fellini è enorme, con lui l'esperienza del set è emozio- nante»), ci sono gli avvenimenti politici: «Stiamo assistendo a una rivoluzione incredibile, è un momento davvero molto bello: non speravo che durante la mia vita terrena avrei potuto assistere alla caduta dei partiti politici. E invece è successo. Credo che al referendum il "sì" avrà un trionfo, la gente è stanca, ma finalmente ha in mano un'arma per cambiare che è quella, appunto, di votare sì. E stavolta perfino Fantozzi voterà per il sì». Villaggio parla anche di Andreotti: «Se è vero quello che dicono i pentiti Andreotti non è il Belzebù di cui tutti parlano, ma piuttosto un pazzo, per cui sarebbe necessario chiedere le attenuanti causa malattia mentale. Finalmente capiamo perché aveva sempre quell'espressione "inquietante"; certo, c'era anche gente a cui piaceva molto, soprattutto romani, ma ora è chiaro a tutti che lui, insieme con Craxi, è stato uno dei più grandi affossatori della Repubblica». Fulvia Caprera «Niente Tg5, Mentana non vuole, ma ho sempre Fellini. Ai referendum voterò sì» Paolo Villaggio prende il sole nei panni del ragionier Fantozzi

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