Tangenti altri 21 mandati di cattura di Susanna Marzolla
Richiesta di arresto per Aimetti, dirigente Iveco. Cariglia da Di Pietro Richiesta di arresto per Aimetti, dirigente Iveco. Cariglia da Di Pietro Tangeiiri, ahri 21 mandati di cottura Un nuovo filone nell'inchiesta milanese MILANO. Informazione di garanzia per il deputato de Ezio Leonardi. Si ipotizza il reato di violazione della legge sul finanziamento ai partiti per una cinquantina di milioni versati da un imprenditore e da Leonardi passati al segretario amministrativo Severino Citaristi senza, secondo l'accusa, rispettare le norme. Un episodio marginale, non fosse che Leonardi, ex sindaco di Novara, è un politico molto vicino al presidente della Repubblica Scalfaro. Per ora, comunque, il procuratore capo Borrelli continua ad assicurare che l'inchiesta non tocca «persone al vertice delle istituzioni». E Leonardi respinge con sdegno le accuse: «Sono completamente estraneo», dice. E aggiunge: «Sono amico fraterno del presidente Scalfaro, e da lui ho imparato a comportarmi da persona perbene». Intanto si allunga l'elenco dei manager Fiat coinvolti nell'inchiesta. Si è saputo infatti che un ordine di custodia cautelare è stato firmato contro Massimo Aimetti, dirigente finanziario dell'Iveco, attualmente in Cina per lavoro. L'episodio che lo riguarda è ormai noto: la tangente pagata dal concessionario Luigi Caprotti per la vendita di autobus all'Atm di Milano. Per trovare il denaro necessario venne deciso di pagare a Caprotti parte delle provvigioni in nero: questo quanto racconta Riccardo Ruggeri, ex direttore commerciale della società. Il quale, secondo quanto si legge nei verbali in possesso de «L'Espresso», dice di aver affrontato la questione con Giorgio Garuzzo, all'epoca amministratore delegato dell'azienda, il quale gli avrebbe consigliato di pagare a Caprotti «una parte in nero all'estero». Il nome di Aimetti sbiadisce però di fronte alla valanga di arresti prossimi venturi. Assommano infatti a ventuno le nuove richieste formulate dalla procura di Milano: ventuno fascicoli che il gip Maurizio Grigo sta esaminando e, probabilmente, firmando. Riguardano vecchi filoni dell'inchiesta, e anche qualcosa di nuovo: gli appalti per l'«alta velocità» delle Ferrovie. Nomi importanti? Pare di sì. Ma intanto il numero fa già notizia. In attesa della prossima «valanga», a Palazzo di giustizia continuano gli interrogatori. Ieri si è presentato Antonio Cariglia, deputato psdi ed ex segretario del partito. Non una «deposizione spontanea» ma un vero e proprio interrogatorio. Spiega infatti: «Mi sono avvalso dell'articolo 343 del codice, che permette di rinunciare all'immunità parlamentare per il solo interrogatorio». Così ha risposto alle imputazioni mossegli nei tre avvisi di garanzia, ora concentrati in un'unica richiesta di autorizzazione a procedere, già spedita alla Camera. Cariglia, pur spiegan- do di non poter entrare nel merito dell'interrogatorio, ha escluso di essere stato «destinatario di tangenti», come invece l'ex segretario di Saragat, Roberto Buzio. «I partiti ormai sono come la patria - dice Cariglia - vengono chiamati in causa per giustificare qualsiasi azione». Una cosa Cariglia non smentisce, i rapporti con Gianni Letta, della Fininvest, e il finanziamento di settanta milioni ricevuto. «Conosco Letta da molti anni dice - e siccome noi eravamo in pessimi rapporti con il psi, mentre il suo gruppo editoriale era in ottimi rapporti, gli ho chiesto di non discriminarci nelle trasmissioni». E il finanziamento? «Un suo contributo personale». Mentre Cariglia veniva interrogato, l'imprenditore Paolo Pizzarotti riprovava il brivido delle manette: solo per una mattinata, il tempo di ammettere una tangente di 4 miliardi pagata al dirigente dell'Anas Antonio Crespo; poi ha ottenuto gli arresti domiciliari. Riapparso in procura anche Sergio Soave, ex vicepresidente lombardo della Lega per le cooperative. Con tenacia gli è stato chiesto se è vero che i privati erano costretti a consorziarsi con aziende della Lega. «Un'impostazione sbagliata - dice Soave -: i privati hanno sempre avuto le stesse quote di mercato, ci fossero o meno le Coop». Susanna Marzolla Antonio Cariglia: rinuncio all'immunità solo per essere interrogato
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