Scalzone: io difendo Giulio di Pierluigi Battista

Scalzone: io difendo Giulio Scalzone: io difendo Giulio «La morte di Moro decisa solo dalle Br» L'EX LEADER DI POTERE OPERAIO E ROMA RA e resta «un nemico di classe». Ma Giulio Andreotti è oggi nelle mani di «alcuni tagliagole e narco-finanzieri» che perseguono in gruppo «la prosecuzione della lupara con altri mezzi». Accusato dai pentiti di aver stretto rapporti organici con la mafia, Andreotti ha però trovato un imprevisto alleato in Oreste Scalzone, l'ex leader di Potere Operaio che dalla sua latitanza parigina va in aiuto nientemeno che di Belzebù: «Ove mai si confermasse un decimo delle accuse mosse ad Andreotti, avremmo da chiedere molti conti agli uomini delle due maggioranze, di "unità nazionale" e di pentapartito, che gli hanno dato reiteratamente corona e scettro e che in tal caso non potranno sfuggire ad un radicale repulisti». E' evidente: nemico irriducibile di Andreotti negli «anni di piombo», Scalzone non crede ad una parola dei «pentiti» di mafia sul conto del «nemico di classe». «Pentiti» che secondo Scalzone sono il frutto di una delle «leggi infami» votate dal Parlamento e che oggi misurerebbero, alle spalle della classe politica che le approvò, tutti i loro «effetti perversi e di boomerang». Durissimo l'attacco di Scalzone a Claudio Martelli, reo di aver tentato di affogare Andreotti che annaspa: Martelli, dice l'ex leader di Potere Operaio, «se dice il falso è un calunniatore e un Maramaldo un po' abietto. Se invece dice il vero è un fellone che avrebbe fatto per anni il vice di Belzebù». Ma a Scalzone non va soprattutto giù la tesi dell'«Andreotti mandante del sequestro Moro» fatta propria dagli stessi che «violentavano il cadavere di Osvaldo/Giangiacomo Feltrinelli volendolo spogliare della sua "verità"». Vorrebbero dirci, sostiene Scalzone, che «le Br fosse • ro "manipolate", "teleguidate", "eterodirette", "ispirate" da altri». E invece no, dice Scalzone da Parigi. Anzi, con la teoria del complotto, si rischia addirittura di dar ragione postuma alle Br quando sostenevano «l'attacco a palazzo Sturzo, fortezza del Tiranno». E se poi è vera la tesi dei «giacobini», secondo cui questo Parlamento è l'«Usurpatore», non c'è forse «il diritto-dovere all'insurrezione armata contro un potere illegittimo»? Contro quelli che «per decenni hanno riverito e servito Belzebù», Scalzone oppone il credo garantista della «più rigorosa presunzione d'innocenza». Difende Andreotti e attacca «quella miserabile cospirazione di Palazzo che in modo martellante oggi viene gabellata come "rivoluzione italiana"». Inoltre paragona i sostenitori della tesi di Andreotti «Belzebù» alle chiacchiere di chi ha creduto ai «falsi "Protocolli dei Saggi di Sion" o a quelli di Zdanov, Beria e Stalin 8ulle più varie e diverse "congiure"» e di chi, se «avesse avuto un briciolo di potere e nelle mani il Ministero della Verità avrebbe strappato le unghie al giovane "marchettaro" Pelosi per fargli confessare di aver ammazzato Pasolini per conto della Cia». Pierluigi Battista Oreste Scalzone

Luoghi citati: Parigi, Roma