Amato: «Il mio governo è alla fine» di Alberto Rapisarda

Andrà al Quirinale subito dopo il referendum, ma ufficialmente non parla di dimissioni Andrà al Quirinale subito dopo il referendum, ma ufficialmente non parla di dimissioni Amato: «Il mio governo è alla fine» Ci sarà la crisi, ma in Parlamento ROMA. Martedì, il giorno dopo il risultato dei referendum, Amato andrà da Scalfaro «per studiare e concordare le procedure da mettere in atto in merito alla situazione di governo». Lo annunciano «fonti ufficiali della presidenza del Consiglio» e non si capisce cosa significhi con esattezza salvo che Amato non va a dare le dimissioni mentre tutti danno per certa la crisi. «E' mia impressione che il mio governo sia quasi alla fine. Dopo il referendum salirò al Colle, vedrò il Presidente della Repubblica e studieremo come procedere per decidere in merito» aveva anticipato Amato giovedì alla Cnn. Fonti ufficiose, invece, sussurrano che Amato potrebbe salire al Quirinale già lunedì pomeriggio, prima che siano resi noti i risultati dei referendum. A far cosa non è dato ancora sapere. Si capisce solo che il presidente del Consiglio in carica sta tentando in ogni modo di lasciarsi qualche possibilità per il dopo-referendum mentre si apre di fatto la crisi del suo governo. Una operazione di alto equilibrismo che richiede di evitare un esplicito voto di sfiducia delle Camere. «E' intenzione di Amato presentarsi alle Camere per discutere con i gruppi» spiega il ministro Sandro Fontana senza dare ulteriori contributi di chiarezza. Alle Camere Amato, per esempio tra mercoledì e giovedì, potrebbe avviare un dibattito con i gruppi per esaminare la situazione del dopo-referendum con la promessa di prendere atto di eventuali reazioni negative dei suoi alleati e di andare al Quirinale a dimettersi. Scalfaro lo rinvierebbe alle Camere per un esplicito voto di sfiducia e dopo potrebbe reincaricarlo ma diventerebbero altamente probabili le elezioni anticipate. Al momento, si è attivato un coro che assicura come probabile un Amato-bis. Lo prevede Romano Prodi, lo dicono Pannella e il socialista Del Turco. Arriva un sì ad Amato da qualche settore industriale . (Matarrese, presidente degli industriali di Bari), tessono ora le lodi di Amato i gesuiti della Civiltà cattolica e ne difendono il contestato decreto su Mani pulite. Malgrado questa mobilitazione il percorso di guerra di Amato per sopravvivere ai referendum è tutto da inventare. Martinazzoli parla di Amato che «prenderà qualche iniziativa per formalizzare la conclusione di questa esperienza e porre le basi di un governo che mi auguro più autorevole». Tutti si tengono sulle generali, compreso Scalfaro che ha parlato ieri a Spoleto, perché at¬ tendono di sapere se il sì otterrà o no una vittoria eclatante per il referendum per il Senato. Quelle percentuali saranno, probabilmente, decisive per il destino della legislatura. Una fortissima vittoria del sì imporrebbe a Scalfaro di tentare la formazione di un governo che si impegni anche per la riforma elettorale della Camera in senso maggioritario. Una vittoria «normale» potrebbe autorizzare anche una soluzione che porti ad elezioni ad ottobre con due sistemi diversi: maggioritario al Senato e proporzionale alla Camera. Che è quel che ora chiede la Lega di Bossi e che affascina una parte della de. Al momento, i protagonisti della partita in corso sono quattro. Amato, che tenta di succedere a se stesso, Occhetto che sarebbe pronto ad entrare ora in un governo che segni un netto distacco dalla egemonia de, Martinazzoli che è pronto a mettersi d'accordo con Occhetto a patto che non pretenda di umiliare ulteriormente un partito in pezzi. «Se qualcuno immagina che la didascalia del nuovo governo debba contenere alcunché di antidemocristiano, se lo facciano loro, senza la de» avvisa il segretario dello scudocrociato che chiude alla Lega di Bossi. Su tutti c'è il grande regista, Scalfaro. Tutto dipende dall'uomo che sceglierà per formare il nuovo governo. Potrebbe scovare un personaggio tale da mettere d'accordo Martinazzoli e Occhetto e in questo improbabile caso nascerebbe un governo di ampio respiro. Altrimenti dovrà ripiegare su soluzioni (Amatobis, Spadolini) che porterebbero ad elezioni ad ottobre. Si va discutendo anche di elezioni addirittura a giugno. Ma pare una via impraticabile perché le Camere dovranno affrontare l'improbo compito di ridefinire le circoscrizioni elettorali per il Senato e ci vorranno mesi e mesi di lavoro e trattative. Alberto Rapisarda Di fianco Mario Segni. E' stato il più «perfezionista» nelle registrazioni alla tv per l'appello agli elettori Giovanni Spadolini

Luoghi citati: Bari, Roma, Spoleto