Una grande cantante-attrice per un ruolo difficilissimo

INTERVISTA INTERVISTA Una grande cantante-attrice per un ruolo difficilissimo AINA Kabaivanska non finisce di stupire: per la sua .ironia, per la finezza con cui conduce le sue personali battaglie, per l'intelligenza interpretativa con cui affronta le sue «eroine». L'ultima novità della stagione è particolarmente interessante per coloro che amano l'artista e ne seguono gli impegni: è stata infatti invitata dal «Rossini Opera. Festival» il 18 agosto per un concerto. Rossiniano? «No certamente. Sa benissimo che non posso fare Rossini, ma i dirigenti del festival mi hanno invitata, cosa assai gradita e carina, per cantare Gluck e Spontini, predecessori di Rossini ed un'aria dall"'Assedio di Corinto" del musicista pesarese. Perché pochissimi sanno racconta - che Rossini è il mio compositore preferito, e che per uno scherzo della vita io non posso cantare le sue opere, perché sono fuori dal mio repertorio. Un vero peccato». Raina, la più importante cantate-attrice degli ultimi trent'anni (insieme con Magda Olivero) non pensa soltanto alla musica, che pure assorbe gran parte della sua esistenza: dopo la «Manon» di Palermo, volerà a Monaco per tenere un concerto benefico a fa- vore della Fondazione che ha creato nove mesi fa per aiutare i bambini orfani bulgari. Ma intanto è «Adriana» al Regio, nel ruolo dello storico personaggio, un'attrice famosa per le sue interpretazioni di Corneille, Racine, Voltaire, di cui è innamorata. «Ho cominciato la mia carriera, si può dire, proprio con questo personaggio, difficilissimo, che normalmente le artiste interpretano soltanto nella piena maturità. Un personaggio legato al suo tempo, ma musicalmente d'inizio secolo. Cilea per me è stato un fenomeno culturale. Ha trattato con grande finezza un dramma del '700 con un linguaggio novecentesco di grande efficacia. Un'opera ricca di fascino, delicatissima. Da salvare. In che senso? Con l'esperienza di cantanti-attori, che sappiano rendere l'intimo significato dei personaggi. Pensi alla scena della morte di Adriana che interpreta un brano di "Fedra", una delle più belle del melodramma». La Kabaivanska ricorda gli studi in America con Rosa Ponsel, ma non quante recite di «Adriana» ha cantato. «Non tengo il conto, ma in 28 anni credo moltissime in ogni parte del mondo». [ar. ca.j

Luoghi citati: America, Monaco