Messner: per l'avventura è il tempo del mea culpa

20. IL CASO. L'alpinista attraverserà la Groenlandia: autocritica e sfide avventura è il tempo del mea culpa BOLOGNA _ _ DAL NOSTRO INVIATO Che cos'è l'avventura oggi? «Andare dove gli altri non vanno risponde il grande Reinhold Messner -, rischiando la vita, altrimenti non vale». Perciò il famoso alpinista inizierà fra sette giorni, il 23 aprile, da Isertok, la traversata longitudinale della Groenlandia, in compagnia del fratello Hubert, medico pediatra all'Ospedale di Bolzano. L'arrivo a Thule è previsto per luglio. Una grande esse di 2300 chilometri sull'isola di ghiaccio, da Sud-Est a Nord-Ovest, da percorrere a piedi, senza motori, senza appoggi, senza cani, con due slitte e due vele. Un'impresa mai compiuta. L'avvenimento ripropone all'attenzione mondiale la personalità e la storia dell'uomo che per primo è riuscito a salire tutti i quattordici Ottomila della Terra. L'avvenimento è un caso, perché quando si tratta di Messner, che ormai ha raggiunto i 48 anni, il significato dell'impresa va al di là dei dati geografici e sportivi: entra in gioco la filosofia - dura, polemica, destinata alle contraddizioni - di questo italiano i cui libri vendono anche centomila copie in lingua tedesca. «La libertà di andare dove voglio», dice il titolo della sua autobiografia. «Oggi scrivete tanto di avventura, ma le cose che scrivete fanno ridere quelli che come me l'avventura cercano di viverla veramente», dice Messner, durante la conferenza stampa nella sede di Bologna dell'Unipol, la compagnia di assicurazioni che ha affidato l'immagine di azienda attenta ai problemi sociali alla faccia barbuta ed ecologica dello scalatore ed esploratore altoatesino, e che sponsorizza l'impresa groenlandese (cento milioni il costo). «Sull'Everest adesso ci sono cinquecento persone. Se c'è la massa, neanche sull'Everest c'è più l'avventura». Ma lei non portava i turisti sui ghiacciai hi- malayani, con Beppe Tenti? gli obietto in una conversazione prima della conferenza. «Mea culpa, mea culpa. E' vero, sono stato il primo alpinista a fare la guida a settemila metri. Ma soltanto fino al 1972, soltanto allora con Tenti. Ho subito capito che quella non era la mia vita. Ho anche litigato con i clienti, perché mi rifiutavo di trascinarli-in cima». Di Hans Kammerlander, suo compagno di tante scalate, che la scorsa estate ha salito e disceso dai quattro versanti il Cervino in 24 ore, che cosa pensa? «Non mi è piaciuto. Non è una cosa facile, ma non è stata neanche una grande impresa perché ci sono tanti in giro in grado di fare la stessa cosa. Non è stata un'idea intelligente. Ma non era un'idea sua. E' stata la classica idea di un manager. Lui è un bravissimo alpinista. Soltanto che non ha idee sue». L'idea giusta al momento giusto. Ecco cosa ha fatto la fortuna e la fama di Reinhold. Negli Anni Sessanta diventa D più forte dolomitista, «ma dal '70 ho capito che le Dolomiti non erano più il mio campo». Negli Anni Settanta diventa il più forte sugli Ottomila: è il primo a salire l'Everest senza ossigeno (1978) e con un'ascensione solitaria (1980), «ma dall'85 io volevo già andare a fare i Poli». Solo che doveva prima concludere la sfida agli Ottomila. La traversata della Groenlandia 'anticipa un sogno: andare e tornare dal Polo Nord allo stesso modo, senza appoggi e senza cani. «Quella è la mia vera meta. Ma forse è un sogno impossibile». Un anno e tre mesi fa, Messner aveva già tentato la traversata della Groenlandia da Est a Ovest in pieno inverno, ma era stato respinto dalla neve. «Facevamo 5-6 chilometri al giorno. Impossibile». 11 tentativo attuale prevede marce di venti-trenta chilometri al giorno: «Ce la faremo soltanto se avremo dieci giorni di vento così da sfruttare le vele». Messner però ha studiato le statistiche: dal 1930 a oggi dieci giorni ci sono stati ogni anno. Per figurare con il leggendario Fridtjorf Nansen, rischio sì, ma calcolato. Sacco piuma della Ferrino, con sei diverse temperature,, abbigliar mento speciale della Fila, alimenti studiati dalla Enervit. «Ma anche speck per far lavorare i denti. Quello della mia cantina, stagionato da due anni, così secco che non, può gelare». Dall'alpinismo Messner si sente fuori. Ma fino a un certo punto, si capisce. Raccoglie materiali per una grande storia, «che scriverò a settantanni, se ci arrivo». Sarà naturalmente una storia dell'alpinismo soggettiva e polemica, come si è capito da una clamorosa dichiarazione fatta alla fine della conferenza stampa: «Non credo che Tomo Cesen abbia fatto la Sud del Lothse. Ho condotto un'indagine e mi sono convinto che non dice la verità». Lo jugoslavo Cesen è un astro nascente. Nel 1991 ha raccontato di aver salito in solitaria la terribile parete meridionale del Lothse, tentata invano da Messner nel 1989. L'impresa è circondata da molti dubbi. Ora Messner ha menato una sciabolata. In base a una legge danese, durante la «camminata» in Groenlandia, Reinhold e Hubert avranno un apparecchio che li collegherà via satellite con un centro di ricezione a Tolosa. «Così sarò sempre visibile e non potrò fare trucchi». Ma che gliene importa di barare? A una domanda risponde: «Lo scopo dell'impresa? Nessuno scopo. Non deve esserci uno scopo. La Groenlandia è una possibilità. Attraversarla ha senso per il fatto stesso che c'è. Il senso di questa traversata lo decidiamo solo io e mio. fratello, con le nostre slitte, 140 chili di carico l'una». Alberto Papuzzi «Se non rischi la vita, non vale» «Ho fatto la guida sulVHimalaya e mi sono pentito» NUUK PAAMIUT NANORTALIK AMMASSALA ISERTOK OCEANO ATLANTICO GROENLANDIA -ttaaJBHW^-J**!^ 1 - ''lÉUUlSti jàtÈÈÈÈ^t^, 1 Reinhold Messner con Kammerlander Nella foto sopra: l'alpinista con il fratello Hubert, pediatra a Bolzano 1 II percorso che Messner affronterà in Groenlandia