«Maso rischia l'ergastolo ma lo amo» di Giuliano Marchesini

12 Alla vigilia del processo, una ragazza misteriosa dice di essere la sua fidanzata «Maso rischia l'ergastolo ma lo amo» E' di Bologna, si chiama Alessandra e fa la smacchiatrice Si è licenziata per poterlo vedere una volta la settimana VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO La sorte di Pietro Maso può dipendere anche da tre professori: Tullio Bandini, Giacomo Canepa e Umberto Gatti, dell'Università di Genova, diranno oggi ai giudici della Corte d'assise d'appello se il ragazzo di Montecchia di Crosara che ha massacrato i genitori per l'eredità era in condizioni psichiche menomate nel momento del delitto. E' in gioco l'ergastolo, per Pietro, condannato a trent'anni in primo grado. E l'esito di questo processo è legato alle conclusioni dei periti anche per Giorgio Carbognin e Paolo Cavazza, i complici, ai quali la Corte d'assise di Verona inflisse ventisei anni. Pare inutile aspettare Pietro Maso in aula, stamane. Dopo i colloqui con i criminologi nel carcere di Marassi, lo hanno riportato al Campone di Verona. E qui intende restare, ad attendere di sapere se gli resta la speranza di non trascorrere una vita intera in galera. Lo dice il suo avvocato, Guarnente Guarienti: «Maso non verrà al processo perché ha difficoltà nel difendersi, tra tante telecamere e macchine fotografiche. Quell'immagine che ha dato di sé al dibattimento di primo grado era falsa. Lui non è così come lo hanno visto davanti ai giudici di Verona: è solo un giovane profondamente immaturo». Forse qualcuno si aspetterà che il vuoto lasciato da Pietro Maso nell'aula della Corte venga riempito, per la curiosità, da quella che viene indicata come la sua «fidanzata»: quella Alessandra Ferri, 27 anni, di Bologna, che sarebbe stata travolta da passione per il ragazzo di Montecchia. Dicono che nemmeno lei verrà all'udienza. Ma circola, intanto, questa storia d'amore tra la ostinata bolognese e il giovane che ha assassinato il padre e la madre per denaro. Raccontano che Alessandra Ferri si è persino licenziata perché nel negozio dove lavorava non le concedevano il giorno di riposo settimanale: quello che voleva dedicare a Pie¬ tro, alla visita nel carcere veronese. Così adesso si sarebbe messa a fare la smacchiatrice. É le resterebbe il tempo di saltare su un treno, arrivare a Verona, andare a parlare con il suo «ragazzo», per tornare indietro la sera, portando con sé quel brandello di affetto ricevuto tra le sbarre. Un rapporto, dicono, cominciato per Ietterà. Ce ne sono state altre, a quanto risulta, di ragazze che hanno scritto a Pietro Maso, durante questi mesi di detenzione: una per «non lasciarlo solo», un'altra per consolarlo, un'altra ancora per cercare di condurlo al pentimento. Qualcuna, forse, anche per esprimergli un certo sentimento. Ma la più tenace di tut¬ te sembra essere questa Alessandra Ferri, impegnatissima a dividersi tra la visita in parlatorio e la corrispondenza. «Noi siamo sempre in contatto - ha detto a un redattore de "La Cronaca" di Verona -. Ci siamo già visti da quando è tornato da Genova. E ci vedremo presto. Decideremo insieme se è il caso di raccontare la nostra storia. A dire il vero, devo ancora capire se mi va di parlarne». E chissà se a Pietro Maso va, di parlarne. Comunque, alla vigilia della ripresa del processo, lei gli ha mandato un telegramma. «Lontano dagli occhi, vicino al cuore». Giuliano Marchesini In vista del nuovo dibattimento gli ha inviato un telegramma «Lontano dagli occhi, vicino al cuore» Per Pietro Maso oggi si apre un nuovo capitolo processuale